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Aprile 2016

Le proposte di Una città con te: una visione per portare Bologna nel 2021

By | Attività, Una città con te | No Comments

Continuare a cambiare Bologna senza lasciare indietro nessuno: grazie al lavoro di tanti e tante, la comunità Una città con te ha condiviso le priorità per Bologna, città metropolitana da un milione di abitanti.

A dicembre eravamo in più di 200 in una Casa del Popolo, a febbraio in più di 500 al circolo ARCI Benassi, circa 1200 persone hanno partecipato ai nostri appuntamenti da dicembre ad oggi abbiamo creato un sito web per gestire le informazioni e il dialogo, per raccontare la città e le comunità; con gruppi di lavoro e laboratori, con incontri tematici e corsi di formazione per i più giovani, abbiamo creato un percorso aperto motivati da spirito civico e da un obiettivo: condividere le priorità per il futuro di Bologna.

Una città con te ha condiviso le priorità che Matteo Lepore porterà avanti nella sua campagna elettorale per il Consiglio Comunale nella lista del Partito Democratico che consegnamo al candidato Sindaco Virginio Merola.

La proposta di Una città con te non è un programma, né una lista di desideri ma una visione per portare Bologna nel 2021 a partire da un forte metodo trasversale in cui evidenziamo 6 priorità fondamentali con 3 temi a cui sono legati azioni e progetti.

Con una città accanto, continueremo a collaborare all’agenda della città anche oltre le elezioni, a partire da un incontro che organizzeremo a settembre 2016.

Vogliamo essere una comunità attiva e impegnata per il bene della città nel medio periodo, unire i problemi alle soluzioni, con innovazione e inclusione, spingendo assieme per il cambiamento senza lasciare indietro nessuno, disseminando competenze e quanto di buono viene realizzato.

Insieme, applicheremo alla politica il metodo della collaborazione per la cura del bene comune.

Scarica le proposte di Una città con te

 

Qui trovi le slide che riassumono il documento con le pricipali azioni e progetti.

Qui il processo con immagini e numeri di Una città con te.

Turno di notte insieme ai tassisti bolognesi

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DSC_2556Ascoltare chi lavora in un servizio pubblico come questo è importante per l’assessore all’economia e al turismo. Per questo, insieme a Isabella Angiuli, venerdì scorso ho passato una serata e parte della notte con i tassisti bolognesi di COTABO. Ci siamo confrontati sui problemi quotidinani del loro lavoro e abbiamo toccato con mano le questioni che dobbiamo affrontare insieme per migliorare il servizio. Con noi anche Federica Orlandi, giornalista de Il Resto del Carlino. Di seguito la sua ricostruzione di questa notte.

IL VIAGGIO L’ASSESSORE: «IMPEGNATI A TROVARE LE RISORSE PER INSTALLARE LE TELECAMERE)

Una notte in taxi per attraversare la città con gli occhi di chi ogni sera è sulla strada. E stato un venerdì alternativo per l’assessore Matteo Lepore che, assieme alla candidata Isabella Angiuli e al direttore generale di Cotabo Marco Benni, lo ha trascorso in compagnia di alcuni tassisti, in un viaggio notturno tra centro storico e zona universitaria (da percorrere a passo d’uomo: «se suoniamo, ci tirano un calcio alla macchina, se va bene», svela il conducente), poi periferia, Pilastro e Bolognina, dove soprattutto il posteggio Kiss&Ride della stazione da non pochi grattacapi. Tra sicurezza e viabilità, sono diversi i punti critici per i tassisti.

«IL TAVOLO in Prefettura è aperto, il Comune si impegna a investire le risorse necessarie in telecamere e colonnine ai posteggi», assicura Lepore. Non c’è tempo da perdere: dopo le recenti aggres sioni, alcuni tassisti hanno già installato la telecamera a bordo, altri stanno valutando il vetro divisorio, «utile purché sottile, per non impedire il dialogo col passeggero», spiega una delle pochissime donne che, nonostante le insicurezze, fa i tumi di notte. Le colonnine, elencano gli operatori, dovranno essere videosorvegliate, connesse al Wi-fi e dotate di sensori che rilevino dati su viabilità, inquinamento e meteo. Per ora, le proposte per il prossimo mandato si concentrano su un nuovo progetto su pedonalizzazione e viabilità: «Intendiamo collaborare con chi gestisce il servizio pubblico e con gli utenti – illustra Lepore -. Non è più il momento di scelte ‘dall’alto’, ora bisogna migliorare insieme quello che c’è».

IN UN’OTTICA metropolitana. Per questo potrebbero essere ripensati anche i tragitti degli autbus, che ora si limitano all’asse pe- T1 riferia-centro: «Un lavoro enorme, ma che va fatto. Saranno sempre più efficaci i collegamenti ai T-days» sottolinea l’assessore. Ma non si esauriscono le preoccupazioni dei tassisti, a partire dal contrasto all’abusivismo, sempre più diffuso? «Sono oiganizzatissimi lamenta Mirko Bergonzoni di Cotabo -. Lavorano in coppia: uno gestisce una pagina Facebook, su cui raccoglie le prenotazioni, l’altro guida».

Federica Orlandi

Alcune foto della notte reallizate da Mirco Cevenini

28 aprile Una città con te consegna le proposte al candidato Sindaco Virginio Merola

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Un percorso di ascolto e partecipazione deve avere un obiettivo concreto, una promessa da mantenere.

Dopo i gruppi di lavoro tematici, il percorso di Una città cambia ancora velocità. Il 28 aprile, dalle 19, in un evento aperto al pubblico consegneremo le proposte di programma al candidato Sindaco Virginio Merola.

Grazie alla collaborazione di tante e tanti, Una città con te ha condiviso le priorità che Matteo Lepore porterà avanti nella sua campagna elettorale per il Consiglio Comunale nella lista del Partito Democratico.

12510463_1145728575455600_8046034966295714723_nDopo la Casa del popolo, il circolo ARCI Benassi, incubatori e coworking, questa volta ci troveremo in un altro luogo importante, gli spazi recuperati e dedicati all’arte contemporanea dal progetto SETUP, presso l’Autostazione di Bologna in piazza XX settembre.

Ci vediamo alle 19.

Per tutti i partecipanti sarà possibile accedere gratuitamente alla mostra dedicata al Maestro Pozzati, curata da SETUP.

 

 

Una Bologna ancora più attenta alla sua identità

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Ugo Mencherini, 32 anni, da giornalista sportivo ci racconta la sua passione per il Bologna e per Bologna.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo di sport, in particolare di Bologna FC, e lo faccio tramite la radio. Ho contribuito ad aggregare la comunità dei tifosi, compresi quelli “bolognesi nell’anima” ma non per nascita. Ho ideato e organizzato (insieme al BFC) la “Giornata dei tifosi rossoblu di fuori regione”, ideato il marchio “Io tifo Bologna”, che ha consentito di finanziare numerose iniziative di beneficenza.

Come hai contribuito a rendere la nostra città un posto migliore?

Bedtime (Mencherini)

 

Sono fortemente convinto che la squadra sia un’espressione importante della Città e la comunità dei tifosi rappresenti un grande bacino di entusiasmi, passioni, identità e “bolognesità”. La mia passione è anche il mio lavoro e il mio modo di prendermi cura della comunità e della mia città.

Come vorresti vedere Bologna tra qualche anno? E quali dovrebbero essere le priorità della prossima amministrazione? Cosa deve fare Bologna per te?

Vorrei vedere una Bologna ancora più attenta alla sua identità, in grado di restituire maggiore senso di appartenenza soprattutto ai suoi cittadini più giovani e “periferici”.

Mi piacerebbe che l’amministrazione volgesse la sua attenzione anche alla salvaguardia del patrimonio culturale e linguistico del nostro dialetto, che corre seriamente il rischio di sparire. Tra le priorità dell’amministrazione, vorrei che rimanesse la capacità di creare aggregazione e comunità tramite la cultura, la partecipazione e, perché no, lo sport.

Cultura leva di cittadinanza: il report del worskhop del 12 aprile

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Report dell’incontro del 12 aprile dedicato a Cultura, inclusione sociale, comunità. Si tratta di una sintesi: le proposte progettuali saranno consegnate al candidato Sindaco Merola il 28 aprile (qui le info).

Eravamo ad Ateliersi, un atelier di produzione e sperimentazione artistica e uno spazio culturale e abbiamo cercato di dare risposta ad alcune domande molto complesse e che riguardano da vicino la nostra città.

La cultura è una leva per la cittadinanza, la collaborazione e la capacità di creare valore per Bologna‬, nei quartieri e nella città metropolitana: ci siamo chiesti come le istituzioni e la progettualità culturale della città possa sostenere la comunità.

Qui trovate le foto.

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Come far dialogare spazi e progettazione culturale per valorizzare l’architettura delle relazioni e la collaborazione? Come facilitare e invogliare l’accesso alle proposte culturali?

Quali competenze sono necessarie per innovare in questo settore? Quali suggerimenti trarre da iniziative che hanno innovato l’utilizzo di spazi pubblici? Quale visione e nuovo ruolo per gli spazi pubblici e le istituzioni culturali?

Durante la discussione sono emerse diverse parole chiave, una di queste è “ibridazione”. Un’altra è trasversalità.

Degli ambiti con l’abbattimento delle separazioni settoriali tradizionali, tra teatro, video, musica e tutte le discipline artistiche.

Degli attori coinvolti, attraverso la promozione di un maggiore scambio tra operatori, amministrazione, gruppi formali e informali.

Tra grandi aziende e piccole realtà, anche del sociale.

Dei servizi, portando ad esempio la cultura nei condomini di edilizia pubblica oppure affiancandola agli operatori dei servizi sociali.

Delle gerarchie, coinvolgendo i cittadini nelle scelte e nell’allocazione delle risorse.

Dell’offerta, dando spazio non solo a grandi eventi.

Delle proposte artistiche e culturali incentivando contaminazioni e sperimentazioni nei circoli tradizionali.

La trasversalità crea un senso di comunità diffusa perché favorisce le relazioni di vicinato e l’inclusione di tante conoscenze, anche quelle che vengono da lontano perché la cultura, quando è scambio e non consumo, diventa uno strumento di welfare, che mette in rete opportunità per la costruzione di relazioni positive.

La trasversalità permette poi di reinventare i luoghi, di cambiarne la destinazione d’uso e mette quindi le persone in condizione di fruire della cultura in situazioni inaspettate. Il sistema culturale deve diventare nomadico, uscire dalle sedi prestabilite e diffondersi capillarmente per aprirsi alla città e permettere ai cittadini di entrare.

Tra tradizione e contemporaneo tra eccellenze intersettoriali, dobbiamo progettare la trasversalità con al centro le scuole, come luogo pubblico per eccellenza.  In questa visione, oltre ai luoghi culturali (teatri, biblioteche, musei) dobbiamo includere anche altri luoghi come i consultori dove l’inclusione può avere una delle principali luoghi di accesso e i musei civici, strategicamente diffusi sul territorio come le biblioteche.

Dobbiamo pensare e ripensare ai “luoghi della cultura” come spazi di un nuovo “welfare”: le biblioteche di quartiere per esempio, perché non ricollocarle al centro delle esigenze specifiche espresse dal tessuto sociale di un determinato contesto urbano?

La cultura è anche al centro del processo di riuso degli spazi e di costruzione di percorsi culturali che attraversano la città. Per essere efficace questo processo deve essere realizzato con metodo aperto, con contaminazione e collaborazione in modo tale da stimolare il rispetto per il bene comune, sia da un punto di vista materiale che emozionale e di appartenenza alla collettività.

Gli spazi della cultura sono beni comuni e come tali dobbiamo pensarli e ripensarli all’interno della nostra città come luoghi per le nostre comunità.

Luoghi sono anche le periferie, che devono “diventare nuove centralità e rappresentare un’opportunità per allargare e differenziare l’offerta culturale della città metropolitana. Se in questi anni si è percepita un’attenzione al centro della città, i prossimi anni devono essere volti alla rigenerazione urbana con un percorso che parte dalle periferie, dando risposta alle esigenze di inclusione, sia culturale che generazionale, anche ribaltando l’ottica: dalla periferia al centro, creando e valorizzando nuove centralità.

Si è parlato di pubblici, al plurale, e non pubblico. I nuovi modelli di separazione lavoro/tempo libero e la possibilità di fruire di prodotti culturali attraverso una molteplicità di canali mai vista prima porta alla frammentazione della tradizionale pubblico di massa che si ricompone in una miriade di pubblici con esigenze e gusti diversi. Per questo è importante valorizzare progetti mirati e ridurre le barriere di accesso, ad esempio prolungando gli orari di apertura degli spazi pubblici o permettendo di fruire anche della “materia viva”, ossia delle prove, di alcune rappresentazioni e inventando nuove modalità di avvicinamento dei cittadini.

Per continuare a innovare in questo settore è necessario incentivare la trasversalità delle competenze e creare strumenti per l’analisi dei bisogni e l’impatto delle iniziative messe in campo. A questo proposito, l’Università di Bologna è sicuramente una risorsa e deve essere coinvolta nell’offrire competenze nei processi progettuali della città, attraverso i suoi docenti, ricercatori e dottorandi.

Vi è un enorme potenziale di Bologna, che può vantare un’elevato tasso di scolarizzazione infantile e una solida rete di nidi e scuole dell’infanzia, per iniziative di educazione ai linguaggi culturali e progetti di promozione culturale tramite la presenza di “ambasciatori”. Perché non dotarsi di un acceleratore sulle imprese culturali che dia supporto agli operatori anche su gestione e fundraising?

Dal punto di vista dell’amministrazione è necessario investire per capire i nuovi strumenti e metodi di valutazione dei progetti culturali, con criteri di analisi degli impatti per trovare strumenti per la semplificazione amministrativa superando l’archittettura della relazione con il privato “per settori”.

Torna infine la parola collaborazione, che è stato il filo conduttore durante ognuno dei tre workshop. Perché non attivare patti di collaborazione applicati ai luoghi/servizi culturali rafforzando la regia/visione promossa dall’amministrazione pubblica? Perché non dare un ruolo di coordinamento/accelerazione/attivazione alle principali istituzioni culturali nelle rispettive “filiere”?

Tutti gli esempi virtuosi di cui si è parlato ai tavoli durante gli incontri, sono appunto frutto di un modus operandi collaborativo in cui diversi soggetti coinvolti hanno messo a disposizione conoscenze, risorse e passione.

 

Una città che stia accanto alle persone: il report del workshop del 9 aprile

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Report dell’incontro del 9 Aprile dedicato a Economia di vicinato, formazione lavoro, beni comuni per abilitare le comunità al fare. Si tratta di una sintesi: le proposte progettuali saranno consegnate al candidato Sindaco Merola il 28 aprile (qui le info).

Un laboratorio di continuo apprendimento che valorizzi non solo le grandi eccellenze ma anche l’economia di prossimità per garantire la vivibilità della città e la rigenerazione urbana.

Il 9 aprile, al circolo Arci Millenium con gruppi di lavoro abbiamo messo al centro l’Economia di vicinato, la formazione, il lavoro, i beni comuni per abilitare le comunità al fare, sono risorse su cui fare leva.

Qui trovate le foto.

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Come strumento di presidio sociale, la risorsa per Bologna è l’economia di vicinato.

Facilitare l’allocazione anche temporanea di spazi a chi ha idee, usare la leva fiscale, anche utilizzando una cedolare secca, mettere a disposizione spazi pubblici per calmierare il mercato affitti e per aiutare start up giovani, inserire gli artigiani nei mercati è lavorare per il rilancio del commercio e dell’artigianato nel centro ma anche e sopratutto periferie della città.

La strategia deve essere condivisa per ridisegnare con coraggio le norme che riguardano le attività commerciali, attraverso la semplificazione burocratica o eventuali deregolamentazioni temporanee. Serve una nuova offerta di mobilità, anche con interventi sugli orari di chiusura perché i fattori in grado di evitare la concentrazione di servizi e utenti in poche aree della città sono molteplici e vanno misurati e condivisi anche attraverso metodi e spazi per permettere ai vecchi artigiani contaminare i giovani o per mettere in rete creativi, artigiani, imprese e scuole.

Per sostenere la competitività è infatti necessario lavorare per facilitare lo scambio fra operatori, favorendo il passaggio intergenerazionale di competenze e ibridando i modelli di commercio impiegati finora, per esempio inserendo attività artigianali dentro i classici mercati alimentari o inserendo attività creative. Innovare lo storytelling appare centrale anche in relazione ai piccoli sistemi di economia di vicinato, facendo formazione e mettendo ulteriormente a valore gli esperimenti (vedi Mercato delle Erbe) e le policy (Regolamento dei beni comuni).

Le tendenze che emergono dagli attuali modelli di consumo indicano che c’è bisogno di aiutare lo sviluppo e l’insediamento di nuove attività orientate al consumo responsabile e all’economia del riuso. Bologna è genuinità e rapporti di vicinato: senza questo asse, non ci sarà qualità nell’attrazione di persone e capitali.

Poi formazione e lavoro.

Bologna ha già una solida base da cui partire, ma la costante evoluzione dei bisogni e dei mezzi di produzione impone un mettersi in gioco continuamente e seguirne, se non anticiparne, i futuri sviluppi. Bologna ha il dovere di essere nella frontiera, di essere la città dove il cambiamento avviene prima che in altre città ed è per questo che è importante creare ora strutture e spazi, formali e informali, di scambio dei saperi e contaminazione a cui possano accedere imprese, centri di formazione, giovani, persone che sono uscite dal mondo del lavoro e tutti i cittadini attivi interessati.  In questa ricostruzione della filiera della formazione scuola-università-impresa, deve ovviamente essere parte attiva la pubblica amministrazione, sia attraverso forme di intervento tradizionale su normative e spazi fisici, sia attraverso interventi immateriali e innovativi come ad esempio la diffusione del metodo della collaborazione, l’insegnamento dell’uso tecnologie abilitanti e dei dati aperti. L’obiettivo è creare capitale sociale comunitario e – in questo senso – le scuole rappresentano il patrimonio della città, delle comunità e delle imprese, da cui partire. Dobbiamo vivere gli spazi della formazione come beni comuni da aprire e curare: sono una risorsa strategica diffusa nel nostro territorio, nei nostri quartieri e nell’area metropolitana. Attraverso la messa in rete di questi spazi, assieme ai musei civici, alle biblioteche, ai centri sportivi, agli uffici di quartiere, possiamo incredibilmente alzare l’offerta di spazi di apprendimento, di condivisione di saperi e di collaborazione civica. Bologna deve essere la città che attrae le competenze e le mette a sistema, unendo il capitale sociale esistente con le possibilità di crescere e di innovare  attraverso la diversità e la creatività.

Un’altro tavolo è stato dedicato alla cooperazione, che deve trovare posto nell’agenda politica dei prossimi anni come soggetto imprenditoriale e produttivo. Per raggiungere questo obiettivo è necessario agire su due fronti complementari. Il primo è quello di una rinnovata identità territoriale per rinnovare l’identità del brand “Bologna città della cooperazione”, non solo con un presidio politico ma che faccia emergere il mondo cooperativo come uno dei motori forti dell’economia locale. Le sinergie con la sharing economy offrono possibilità di contaminazione e innovazione ma oltre all’investimento in nuove filiere e mercati, la sfida è saper misurare e comunicare il valore sociale prodotto da questo mercato e le risposte che offre ai bisogni della comunità, come ad esempio l’integrazione di soggetti marginali.

Ci sono spazi che possono essere laboratorio urbano, per esempio nella zona della Bolognina, in cui testare nuovi progetti di cooperazione e co-progettazione con l’Amministrazione soprattutto in relazione alla rigenerazione di spazi urbani che possano coniugare la dimensione imprenditoriale e quella comunitaria.

Uscire dalla nicchia e individuare percorsi comuni vuol dire cominciare ad investire in nuove filiere e mercati ( agricoltura, energie rinnovabili etc.) ma anche misurare il valore sociale prodotto per comunicare meglio la qualità del lavoro. Dobbiamo creare e co-progettare luoghi dove l’ibridazione e le nuove relazioni con il for-profit si sostanziano in iniziative che siano produttive da un lato ma che siano anche di risposta ai bisogni della comunità.

Il secondo è invece quello degli strumenti di relazione con la pubblica amministrazione e il territorio.  A partire dal nuovo codice sugli appalti è necessario creare un piano d’azione di ambito metropolitano che comprenda un tavolo di lavoro permanente, un coordinamento che intervenga durante la fase preventiva della concessione di appalti con momenti di scambio di conoscenze sulla normativa europea e confronto tra gli operatori e con coinvolgimento di soggetti esterni come ad esempio l’Università. Con l’esperienza del Comune di Brescia si è fatto un salto in avanti mentre per il tema delle clausole sociali di contrasto alla povertà come strumento per favorire l’inserimento delle fasce più deboli e del ripensamento della formazione, il transitional job del governo USA potrebbe essere il modello come politica innovativa di attivazione, formazione e integrazione dei soggetti marginali. Sul tema delle nuove relazioni tra PA, profit e non-profit e degli strumenti con i quali ripensare le organizzazioni e le modalità di affidamento dei servizi si propone di guardare i Social Impact Bond inglesi per capire se e come il Comune di Bologna possa lavorare per l’emissione dei bond e per costruire contratti atipici che legano una pluralità di parti sulla base di sfide sociali comuni a tutti.

 

Destinazione Bologna: attrattività e innovazione. Il report del worskhop del 4 aprile

By | Incontri | No Comments

Report dell’incontro del 4 Aprile dedicato a Destinazione Bologna: attrattività e innovazione. Si tratta di una sintesi: le proposte progettuali saranno consegnate al candidato Sindaco Merola il 28 aprile (qui le info).

Lunedì 4 aprile è partito il percorso di ascolto e partecipazione di Una città con te. Eravamo in 80 al Savoia Hotel del Pilastro per approfondire il primo dei temi di confronto, Destinazione Bologna: attrattività e innovazione. Qui trovate le foto.

Come possiamo diventare una città più attrattiva per talenti, imprese e capitali, coniugando coesione sociale, accessibilità e sostenibilità? Bologna ha molte eccellenze, abbiamo cercato di raccontarle tutte in 5 tavoli di lavoro durante i quali abbiamo raccolto proposte e suggerimenti.

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Innanzitutto la sfida del turismo.

Bologna ha visto una crescita del 5% annuo, è tornata ad essere una destinazione per stranieri ed italiani. Ma ora è tempo di chiedersi quale turismo vogliamo. Quali investimenti fare? Dove deve andare Bologna? Oltre a coinvolgere amministratori e addetti ai lavori, come far si che anche cittadini possano contribuire?

La formazione degli operatori per garantire servizi di qualità, la pulizia e cura dell’ arredo urbano, la creazione di una rete di sviluppo e semplificazione amministrativa sono alcune delle priorità condivise. Un altro aspetto emerso è la necessità di ragionare in termini di città metropolitana ad esempio migliorando verso l’esterno ma anche all’interno la rete dei trasporti, soprattutto quello sostenibile. Dobbiamo valorizzare la molteplicità delle attrattività del nostro territorio perché in una città ben connessa non ci sono periferie ma centralità diffuse sul territorio che possono garantire un’offerta diversificata di proposte in grado di rispecchiare la genuinità della città.

Bologna deve continuare a coniugare tradizione e innovazione con sostenibilità anche alzando la qualità dell’offerta.

Su questo versante appare in maniera molto forte la necessità di coordinare le attività in ambito culturale e turistico:  possiamo avere una regia unica per cultura e turismo?

Bologna è anche uno dei centri di eccellenza del Made in Italy per quanto riguarda manifattura, artigianato e moda.

Come contaminare un settore finora considerato tradizionale?

Da una parte è importante promuovere e dare visibilità a quello che già esiste, grazie a spazi per fare rete e scambiare competenze, sostenendo attività formative e di aggiornamento coerenti con gli sviluppi del mercato. D’altra è però fondamentale migliorare le facilities per le imprese in modo da attrarre investimenti e talenti. Dobbiamo lavorare per mettere in comunicazione imprenditori tradizionali con nuovi professionisti digitali e creativi, sfruttando ad esempio luoghi informali. Le scuole devono assumere una centralità attirando fablab e i nuovoi spazi di lavoro.

La creazione di modello di città in grado di accogliere e sostenere la creatività è inoltre d’importanza strategica per incentivare percorsi di turismo “business”.

In uno dei gruppi di lavoro si è invece parlato di salute e benessere: Bologna città metropolitana dovrà infatti riuscire a creare un sistema sanitario sinergico pubblico-privato che integra e valorizza le risorse eccellenti, lavora sulla prevenzione e sulla comunicazione ed è attrattivo a livello europeo. L’obiettivo di Bologna in questo tema è duplice, da un lato supportare la partnership tra università-sanità-impresa per sviluppare il settore economico, dall’altro garantire un alto livello di prevenzione per investire sul benessere. C’è bisogno di sfruttare le opportunità offerte dalla normativa europea sullo scambio di pazienti, armonizzare le relazioni tra ospedali e medici di famiglia e investire su una piattaforma digitale metropolitana sui servizi sanitari e sul benessere. La metafora per garantire la sostenibilità di tutte queste sfide è quella della città come “enzima” di forme organizzative che integrino attori che diversamente non collaborerebbero.

L’attrattività di una città, passa anche per l’attenzione alle infrastrutture digitali e alle opportunità offerte dalla sharing economy. Durante l’incontro è emersa l’esigenza di continuare nell’opera di copertura di infrastutture e wi-fi e il numero dei servizi on line al cittadino: siamo in cima a tutte le ricerche italiane come la città più smart ma dobbiamo mirare a città come Barcellona e Berlino continuando a investire e programmare. Oltre a spingere sull’innovazione, dobbiamo investire in formazione per combattere il divario di conoscenze e favorire l’inclusione digitale. A Bologna ogni ragazzo deve poter contare sulla migliore formazione digitale possibile.

E’ importante creare spazi per la collaborazione e condivisione per diffondere la cultura digitale e sperimentare nuove forme di sostegno ai giovani con un’idea imprenditoriale, in collaborazione con università, imprese e soggetti privati. Lo sviluppo economico delle città ormai è legato alla capacità di costruire beni collettivi e infatti, oltre al capitale materiale e sociale, il capitale di connessione è uno degli indicatori di salute delle aree metropolitane del futuro. Bologna storicamente ha fatto molto nel settore digitale e oggi siamo riconosciuti come una città intelligente e attenta alle infrastrutture. Nel futuro la città dovrà essere sensibile, cioè una città più attenta al cittadino, in cui quelle stesse tecnologie saranno solo un mezzo per vivere la città e migliorare la qualità della vita ottimizzando l’utilizzo delle risorse materiali e immateriali.

Nell’ultimo gruppo di lavoro, infine, si è parlato di sostenibilità e green: è fondamentale che il tema della sostenibilità cominci ad essere un approccio trasversale, una chiave di lettura di tutte le policy dell’amministrazione. Sostenibilità può significare business per le imprese che si occupano di rigenerazione. Può coinvolgere il commercio di vicinato, se si comincia a riflettere sulla riduzione dei trasporti e sul benessere dei cittadini. Deve riferirsi al turismo per proteggere la genuinità di Bologna. Per fare questo però, le iniziative devono essere messe a sistema grazie a politiche trasversali orientate, attraverso una semplificazione normativa/burocratica, mediante una comunicazione diffusa e orizzontale tra i settori dell’amministrazione e con indicatori chiari e condivisi. E’ importante guardare al futuro, avere una strategia di medio periodo coinvolgendo maggiormente il privato, per una rete di sostegno per chi ha delle iniziative anche con un’agenzia che metta in rete le esperienze di successo dei singoli e canalizzi le risorse; migliorando la comunicazione diffusa dei progetti di successo.

 

 

Nelle città belle si vive meglio

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Proseguiamo le interviste di Una città con te con Pierluigi Molteni, 56 anni, architetto.

Bedtime (Molteni)

 

Cosa fai e come contribuisci a rendere Bologna una città migliore?

Sono architetto e insegno all’Accademia di Belle Arti e a Disegno Industriale in Unibo cercando di trasmettere passione e sapere fare a giovani studenti. Sono impegnato nella Commissione per la qualità urbana e del paesaggio dove insieme all’impegno di tanti professionisti lavoro a fianco dell’Amministrazione per cercare di rendere la nostra immagine urbana ancora più attraente. La mia professione serve anche e soprattutto a rendere la mia città ogni giorno più bella e vivibile.

 

Cosa può fare Bologna per te? Quali sono le cose che vorresti vedere realizzate dalla prossima amministrazione?

Bologna può lavorare di più e meglio perché la cultura architettonica cresca e si affermi sempre più. Una città migliora solo se migliora anche il suo ambiente costruito.

Nelle città belle si vive meglio.

Le città belle sono più attrattive. Per costruirle deve affermarsi la coscienza da parte di tutti della necessità di buoni progetti e buoni progettisti.

Chi si è iscritto al nostro viaggio non sarà un turista, ma un testimone-apprendista

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Di fronte all’emergere di nuovi bisogni servono nuovi modelli e serve soprattutto condivisione delle esperienze: su queste basi nasce il Viaggio nelle nuove competenze.

Lo abbiamo chiamato viaggio perché attraverseremo luoghi e situazioni diverse tra loro: non è una scuola, non ci sono docenti e alunni, perché vogliamo creare insieme una dimesione di relazione nuova basata sulla fiducia e le competenze.

Per capire i nuovi modelli di lavoro servivano voci e casi concreti.

Il numero e le storie di chi si è iscritto ci confermano che la nostra intuizione è stata corretta. Giovani e meno giovani, laureati ed lavoratori, con idea di impresa o di formazione. Chi si è iscritto al nostro viaggio non sarà un turista, ma un testimone-apprendista: lo dicono le storie di chi si è fidato di noi.

Parliamo di oltre 35 persone: Margherita, nata negli anni 90, ora impegnata in uno stage e da sempre impegnata in lavori precari; Alessio, diplomando in promozione e marketing delle filiere turistiche-culturali, con esperienze nella gestione dei social media; Jacopo, in stage come grafico; Stefano, giovane docente di un istituto superiore, impegnato nell’innovazione tecnologica dell’Istituto interessato a comprendere quale sia lo scenario generale. Poi c’è chi conosce 4 lingue e chi vuole cambiare lavoro, giovani e meno giovani in cerca di occupazione e punti di riferimento o desiderosi di scambiare esperienze.

Grazie al crowdfunding lancaito un mese fa (abbiamo raccolto 5mila euro) siamo riusciti ad allargare il numero iniziale degli iscritti. Gli incontri saranno quindi aperti a tutti coloro che vorranno partecipare. Abbiamo aumentato anche il numero delle lezioni che partono mercoledì 13 aprile con un incontro dedicato al mondo digitale, a seguire il 20 aprile con fablab e P.IVA, poi collaborazione, cultura, welfare turismo, passando per il marketing sportivo fino ad arrivare ad un incontro dedicato a spazi di comunità e lavoro. Coworkers milanesi e torinesi arrivano a Bologna per offrire un punto finale al nostro Viaggio.

Qui tutto il calendario completo con date e docenti (in progress ci saranno aggiustamenti).

 

Giovanni Sedioli, un’idea per la formazione e il lavoro

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Nel corso dei suoi 25 anni alla guida dell’Istituto Aldini Valeriani, Giovanni Sedioli hai saputo tenere insieme il mondo della formazione a quello delle imprese.

L’Istituto è diventato un punto di riferimento nazionale per la formazione tecnico-scientifica, mantenendo saldo il legame con il territorio e la comunità. Per questo e per la sua instacabile attività da insegnante e umanista, Sedioli nel 2012 ha ricevuto il Nettuno D’oro come riconoscimento da parte della città su proposta del Sindaco di Bologna.

A Giovanni abbiamo chiesto un contributo di idee per il workshop di Una città con te del prossimo 9 aprile e lui gentilmente ha risposto alle nostre domande, inviandoci anche una nota di appunti intitolata “Formazione in Comune”. La pubblichiamo di seguito, perchè sarà il nostro spunto di partenza per riflettere sul ruolo della cultura tecnica e del rapporto con l’economia del territorio. Una riflessione personale che siamo onorati di ospitare.

Caro Giovanni cosa fai nella vita? Come hai contribuito e contribuisci a rendere Bologna una città migliore? Quali tra le tue attività o competenze credi abbiano portato valore alla città?

Situazione: settantenne, problemi di salute sopra alla media, ma non impossibilitato a fare alcune cose, pensionato da sette anni, vissuto sempre nella scuola, in particolare come preside all’Aldini Valeriani per 24 anni. E’ in quel ruolo che ho potuto produrre qualche risultato utile alla città, Nel migliorare il funzionamento della scuola ho creato le condizioni per una miglior formazione dei ragazzi, permettendo loro di poter fruire dei diritti di cittadinanza, creando le condizioni per trovare un lavoro qualificato. Se si lavorava bene tutta Bologna ne guadagnava perché, come avveniva da decenni, quei ragazzi promuovevano lo sviluppo e la ricchezza. Spero di aver fatto bene il mio lavoro, anche perché il Sindaco lo ha premiato col Nettuno d’Oro. Grandissimo onore.

Ora qualche obiettivo di sostegno alla cittadinanza modesto, ma posso darmelo. Il primo è: non chiedere troppo a Bologna. Ho avuto tantissimo, ora ricevo assistenza sociale e sanitaria ottima, la città continua ad essere, prevalentemente, bella ed accogliente, devo stare attento a non chiedere troppo. Poi, pur malandato, qualche neurone l’ho ancora in attività, qualche idea che viene dalle passate esperienze, nuovi stimoli a fronte di proposte per la scuola e la formazione, sono in grado di produrle e suggerirle a chi agisce sul campo, credo sia doveroso provarci.

Poi sento doveroso il discutere, in ogni occasione, coi miei concittadini, casa, bar, strada, incontri vari devono essere luoghi utili per contrastare il continuo lamentio di coloro che “non va mai bene niente”. Un nichilismo insensato se si tiene conto che, in ogni ricerca e resoconto, Bologna è presente fra i più ricchi e serviti. I bolognesi siano meno egoisti e colgano questo dato reale, Le cose buone le hanno fatte loro, si prendano il merito e non le denigrino.

Cosa vorresti vedere realizzato nel futuro prossimo? Qual è la tua idea di città e quali vorresti fossero le priorità dell’amministrazione per i prossimi anni? Cosa può fare Bologna per te?

Mi aspetto che Bologna possa, quantomeno, mantenere i brillanti livelli di assistenza per anziani e malati (appartengo a tutte e due le categorie) e mi piacerebbe, non solo per orgoglio personale, ma per solidarietà con la popolazione, che questo continuasse. Inoltre credo che Bologna meriti i primati conseguiti nel tempo e credo che alcune scelte vadano fatte.

In primo luogo ho visto aumentare molto i turisti, segno di un apprezzamento prima assente. Si tratta di insistere sulla informazione all’esterno di chi sia Bologna e di rendere sempre più appetibile una città che non ha molti punti di primato, ma ha un vasto sistema diffuso di meraviglie; va presa la massima cura della città. Non solo delle cose, ma delle caratteristiche di chi ci vive, per cui bisogna difendere il loro saper fare su tutti i punti di vista, soprattutto quello del pensare, del costruire, dell’innovare. Per questo come avviene da decenni è bene che Bologna insista sulla formazione e non solo quella dei giovani. I cittadini hanno una dinamicità mentale che va coltivata ad ogni livello di età con proposte di formazione. Penso che il nuovo Sindaco debba porsi questo problema.

Appunti per il Workshop: Formazione in Comune

Analizzando le caratteristiche dell’identità industriale del nostro territorio emergono alcuni fattori originali che rendono l’area bolognese un caso emblematico a livello nazionale e internazionale:

• presenza di una cultura manifatturiera che affianca alla vocazione prettamente economica un diffuso senso di mecenatismo civico

• volontà da parte delle imprese di auto rappresentazione e di accreditamento come elementi di cambiamento nella società determinandone sviluppo e crescita

• diffusa presenza di luoghi in cui l’impresa afferma la propria identità (raccolta di materiali significativi) in una prospettiva storica e di sviluppo (Carpigiani, Lamborghini, Ducati, Fabbri, Datalogic, MAST, Golinelli, ecc.)

In questo contesto il ruolo del Comune si è manifestato in una capacità operativa che nel tempo ha reso possibile il germogliare delle condizioni sopra descritte. Tra i tanti progetti avviati occorre ricordare le scelte dettate da:

– grande attenzione al tema della formazione. E’ storia che l’esperienza delle Aldini Valeriani ha saputo creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo della manifattura in senso moderno. Il passaggio allo Stato della scuola ha aperto la strada verso nuovi e diversi atteggiamenti sul tema

– grande attenzione al tema della vocazione e dell’identità del territorio, dando vita a luoghi (Museo del Patrimonio Industriale, Sportello Orientamento e Lavoro e Fondazione Aldini Valeriani) in cui il connubio formazione-cultura- impresa-manifattura trova declinazioni e in senso storico e in senso di sviluppo futuro

Molteplici sono le esperienze in corso: nella scuola continuano a crearsi relazioni e progetti in cui l’impresa svolge un ruolo formativo di primo piano; nella Fondazione Aldini unita alla positiva esperienza dell’ITS Maker la formazione “altra” rispetto al percorso scolastico trova risorse, esperienze e capacità di realizzazione potendo contare sul mondo delle imprese; il Museo svolge un ruolo di luogo aperto in cui il fenomeno industriale diviene cultura, promuove il tema dell’innovazione e dell’imprenditorialità verso le nuove generazioni e in cui si concretizzano canali di incontro e discussione originali e futuribili.

Partendo da questa tradizione nobile e dal tanto che si è fatto e si sta facendo, il Comune può avere la capacità di favorire la nascita di una nuova visione di sviluppo per Bologna che intercetti le necessità espresse dal mondo produttivo e le indirizzi verso soluzioni in grado di modificare e cambiarne l’attuale assetto.

L’obiettivo finale è quello di migliorare e promuovere la qualità della vita e la ricchezza in senso lato dei cittadini e delle famiglie del nostro territorio. E’ un fatto che ragioni di tipo storico, vocazionale, di grande tradizione operativa indichino nel manifatturiero l’ambito di intervento più appropriato.

Bedtime (1)Come un fenomeno carsico la capacità del saper fare (che sintetizza il saper immaginare, progettare, produrre, vendere, ecc.) periodicamente trova nel nostro territorio impennate e spinte in avanti, per poi sparire misteriosamente e ricomparire in tempi e modi del tutto inaspettati. (la grande crisi dell’industria serica di fine sec. XVIII sembra ad esempio porre fine alla capacità di costruire macchine innovative, ma inaspettatamente sessant’anni più tardi questa capacità si rimanifesta, prima nel settore della meccanizzazione dell’agricoltura, poi nelle macchine per dosatura confezionamento ed imballaggio, poi nella motoristica…).

Il Comune ora si mette quindi al servizio delle varie realtà che operano nel territorio, laicamente, senza tesi da dimostrare, svolgendo un ruolo squisitamente operativo, senza nessuna volontà di inglobare o imbrigliare le mille esperienze già in atto che pur nella loro positiva spontaneità sono talvolta disorganiche e disomogenee.

Per partire si suggeriscono i seguenti step:

• Il Comune incontra i singoli protagonisti del mondo manifatturiero e insieme a loro concorda la linea di azione da seguire, lasciando a ciascuno la propria vocazione operativa (no a dirigismi o a comitati di governo);

• Il Comune porta un contributo tangibile investendo risorse per far nascere luoghi aperti ai cittadini in cui in cui far crescere spazi di sperimentazione e spin off di imprese

• Il Comune si adopera perché dentro alla scuola entri la cultura del lavoro e del risultato anche là dove questa cultura non ha una tradizione consolidata