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Accessibilità e inclusione sono due parole chiave per Bologna: Lucilla Boschi

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Lucilla Boschi è una storica dell’arte, specializzata in intermedialità e beni culturali.

“Sono libero professionista; ho sviluppato nel tempo la mia competenza nella curatela di mostre ed eventi culturali e nella ricerca e creazione di contenuti, unendola alla convinzione che paesaggio umano e paesaggio culturale possano crescere e svilupparsi solo attraverso un reciproco arricchimento. Negli ultimi anni, mi sono dedicata all’accessibilità museale, intesa come prassi attraverso la quale creare nuovi pubblici e rendere i musei luoghi collaborativi”.

Cosa fai tu per Bologna?

Lucilla BoschiFaccio parte di quella “eletta schiera” di persone che a Bologna non ci è nata, ma ci è capitata quasi per caso. Vagabonda per natura, dopo tappe come le Marche, Roma e l’Appennino ligure sono arrivata a Bologna da un paio d’anni. Ho avuto così modo di scoprire una città che non avevo conosciuto nemmeno da studente, e di cominciare ad amarla, nelle sue luci e nelle sue ombre.
Insieme a Fabio Fornasari, ho creato Museo Tolomeo, il museo che nasce per raccontare la storia dell’istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. Un luogo la cui storia ha un legame indissolubile con quella di Bologna, in cui si intrecciano parole di grande attualità ancora oggi, come innovazione, tecnologia, cultura.

All’inizio di questa storia, c’è un gruppo di giovani che decide di “non lasciare indietro” una categoria debole come quella dei non vedenti, partendo dalla convinzione che per rendere le persone autonome e indipendenti sia fondamentale la conoscenza.
Una storia purtroppo sconosciuta alla maggior parte dei bolognesi, e per questo ritengo importante che venga restituita alla città.

La stessa modalità di allestimento del Museo vorrebbe essere stimolo a un uso differente dei luoghi culturali, in cui ricordare che siamo tutti musei viventi, portatori di storie composite, tessere che unite tra loro hanno la potenzialità di ricomporre la Storia di un intero territorio.

Cosa Bologna può fare per te?

Negli ultimi anni il turismo a Bologna è cresciuto molto. Un percorso che penso abbia ancora strada da fare, senza dimenticare che turismo è anche sinergia tra tutte le valenze culturali del territorio. Questo significa considerare la cultura abilitatrice di comunità, portatrice di un immaginario che può aiutare a superare le barriere che spesso fanno restare fuori dalla porta tutte le fasce di “non” pubblici: coloro che restano “indietro” per difficoltà economiche, sociali, culturali o psico-fisiche che siano.

Accessibilità e inclusione sono dunque due parole chiave su cui mi piacerebbe che la città di Bologna investisse nuove energie.

C’è un punto o una proposta del programma che ti ha colpito? 

Non lasciare indietro nessuno: mi sembra un punto di vista fondamentale all’interno delle proposte di Una città con te.
Se a fine Ottocento chi creava l’istituto dei Ciechi Cavazza lo faceva sostenendo che attraverso la cultura si sarebbe conquistata l’autonomia e l’indipendenza, credo che questo potrebbe essere un principio valido ancora oggi per Bologna.
Uno sguardo di attenzione alla promozione del patrimonio culturale che passi anche attraverso l’innovazione tecnologica e il sostegno a una città sempre più inclusiva e accessibile sono, a mio avviso, due passaggi fondamentali per la crescita della comunità.

Costellare il territorio di “incubatori” culturali: Pietro Floridia

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Pietro Floridia, drammatugo e regista di teatro.

Cosa fai tu per Bologna?

Fondando i Cantieri Meticci ho cercato di attivare contesti dentro i quali la cultura serva a generare meticciato sociale. Moschee, centri di accoglienza, biblioteche, centri sociali possono diventare porte di accesso a percorsi culturali che mescolino italiani e migranti, che ne valorizzino i talenti spesso inconsapevoli, che generino pratiche e narrazioni con cui entrare in un rapporto significativo con la nostra città. Quello che più mi sta a cuore è che i ragazzi, specie quelli delle periferie che più rischiano di essere tagliati fuori da percorsi culturali ed artistici, possano invece intercettare “palestre” in cui coltivare il proprio talento, fino a diventare protagonisti della vita culturale bolognese.

Cosa può fare Bologna per te?

pietro floridiaInvestire nelle periferie, costellare il territorio di “incubatori” culturali ed artistici, farlo nell’ascolto, ovvero a partire dalle esigenze concrete di chi quei territori li abita e dai linguaggi che già maneggiano, non pensare le proprie proposte culturali ma contribuire a costruire dei soggetti culturali collettivi (che siano compagnie di quartiere o gruppi musicali o club di lettura o di cucina poco importa, l’importante è che siano delle “comunità di pratica”) che fungano da anelli intermedi tra i territori e le eccellenze culturali del centro-città.

C’è un passaggio delle proposte di Una città con te che ti ha colpito?

Un contesto dentro il quale ho trovato una quantità di talenti incredibili sono le scuole Aldini: davvero le seconde generazioni, spesso tanto neglette, artisticamente hanno una marcia in più, davvero hanno una voglia e un bisogno di riscatto enormi, e possono essere il ponte tra i migranti che continuano ad arrivare e i vecchi cittadini… e dunque, quando ho letto degli investimenti che avverranno alle Aldini, mi sono molto rallegrato. Possono diventare un epicentro di futuro e di mescolamento tra arte, istanze sociali, tecnologia e fare impresa davvero decisivo per il futuro della nostra città.

 

 

Bologna è più di una città: Linda Serra

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Linda Serra, è CEO e Co-funder di una start-up di innovazione sociale.

Cosa fai tu per Bologna?

Mi occupo da anni di inclusione di genere attraverso le nuove tecnologie. Nel 2009 ho fondato qui a Bologna l’associazione Girl Geek Dinners Bologna che si è occupata di portare avanti progetti di inclusione e alfabetizzazione digitale in città in collaborazione con l’Agenda digitale e i quartieri. Oggi sono alla guida di Work Wide Women: start-up di che si occupa di formare le donne sui nuovi mestieri del web e delle nuove tecnologie. Il nostro obiettivo è diminuire la disoccupazione femminile attraverso l’inserimento delle donne nel settore ICT: unico a produrre incessantemente offerte di lavoro e ricchezza; ma ahimè settore ancora fortemente maschile sia in Italia che a livello globale.

Lavoriamo al fianco di grossi player come Google, Avanade Italia e US Department of State con i quali abbiamo sviluppato e continuiamo a produrre progetti importanti a livello nazionale e locale. Nell’ultimo anno, grazie all’update delle competenze, abbiamo ricollocato più di 20 donne disoccupate in aziende; su Bologna, come WWW abbiamo assunto 3 ragazze nel giro di un anno. Un piccolo traguardo che però mi riempie di orgoglio.

Cosa può fare per te Bologna?

Linda SerraBologna per me ha già fatto tanto.

Sono arrivata a Bologna 20 anni fa e da allora la mia vita è cambiata sempre in meglio. Proprio ieri ho conosciuto un ragazzo che dal Texas ha scelto di vivere a Bologna e di farne la propria casa e il proprio centro di business per la sua start-up. Parlando con lui e con una delle mie socie, siamo arrivati alla conclusione che in fondo, Bologna per noi bolognesi (soprattutto se acquisiti) è un po’ come il Texas per gli americani (The Great State Of Texas): più di una città; un posto unico in cui le persone scelgono di vivere e se ne innamorano pazzamente come me.

Bologna per me può creare un ambiente ancora più fertile allo sviluppo di progetti d’impresa che come il mio, hanno bisogno di strutture flessibili ed efficienti.

Servono misure che supportino maggiormente le giovani imprese nella crescita dei progetti, nella corsa al mercato estero e ne facilitino l’accesso al credito e ai capitali d’investimento. Serve creare un contesto in cui le diversità siano poste come elementi portanti del percorso di valorizzazione della città.

Bologna è una città unica, un posto in cui c’è un potenziale altissimo rispetto al resto d’Italia; credo che Bologna per me possa fare in modo di rendere essa stessa, un posto ancora più singolare e mi dia maggiori elementi per pensare ad essa come The Great City Of Bologna 😉

C’è una proposta di Una città con te che vorresti sottolineare?

Mi ha colpito la previsione di un Diversity Manager in Comune; credo che sia una misura in grado di portare la nostra città allo stesso livello delle maggiori città Europee.

Le generazioni più giovani un’opportunità: Tommaso Grotto

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Tommaso Grotto, 27 anni, imprenditore.

Cosa fai tu per Bologna?

Nel 2013 ho lanciato BolognaStartup, iniziativa volta a diffondere la cultura del fare impresa a Bologna tramite aperitivi di networking e incontri formativi gratuiti. BolognaStartup nel 2015 si è trasformata in Quadrante, associazione no profit di cui sono Amministratore.

Nel 2015 ho lanciato Attico Startup, il primo spazio italiano di co-living tra imprenditori, situato nel centro di Bologna. La “smart home” non deve essere solo tecnologica ma anche sociale. Attico Startup si è fatto promotore di numerose iniziative favorendo la coesione tra i principali attori dell’ecosistema startup bolognese.

Dal 2015 organizzo Legal Tech Forum, la prima conferenza italiana dedicata alle tecnologie legali, giunta alla seconda edizione. La conferenza si è tenuta a Bologna in collaborazione con l’Università e in particolare con il CIRSFID.

Dal 2015 sono docente per Aster e da quest’anno anche per la Fondazione Golinelli, per i quali curo moduli didattici rivolti principalmente ad aspiranti imprenditori dell’Emilia-Romagna. È un piacere poter supportare la crescita di decine di idee frutto del talento e della tenacia dei giovani della nostra regione.

Kopjra, la società che ho fondato e di cui sono Amministratore Unico, è ospitata presso TIM #WCAP, in via Oberdan, primo spazio di co-working e acceleratore d’impresa di Bologna. Kopjra è la prima startup innovativa di Bologna nella quale ha creduto TIM Ventures, fondo di corporate venture capital di TIM, il quale ha investito 150.000 € assieme a Club Italia Investimenti 2. TIM #WCAP facilita l’incontro quotidiano di studenti, ricercatori, professionisti, manager, startupper e imprenditori con l’obiettivo di favorire la nascita di sinergie e trasformare #Bologna nella #BolognaValley.

Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza le splendide persone che Bologna mi ha permesso di conoscere o con le quali ho consolidato i rapporti già in essere. In ordine alfabetico e non esaustivo: Emanuele Casadio, Pier Raffaele Catena, Giorgia Cossovel, Mario Di Nauta, Giovanni Frascella, Luca Gisi, Marco Lotito, Matteo Scapin, Federico Strollo, Luca Trevisan, ecc.

Cosa dovrebbe fare per te Bologna?

Tommaso GrottoBologna dovrebbe favorire un maggior numero di occasioni di incontro e confronto sui temi del fare impresa.

Essere un imprenditore non vuol dire solamente fare business, vuol dire anche e soprattutto avere a cuore la propria comunità, vedere nelle generazioni più giovani un’opportunità e non una minaccia, lottare per i propri ideali e, aspetto più importante, condividere quanto imparato.

Hai fatto parte del processo delle proposte di Una città con te: c’è qualche passaggio che vorresti sottolineare?

Nella sezione “Bologna premia chi la sceglie: attrazione, investimenti, talenti e lavoro” con “Scuole come spazi della comunità”, “Zone con incentivi per imprese”, “START-UP Bologna”, “Bologna digitale”, “Comunità degli angeli”: sono numerosi i punti del programma che vanno nella giusta direzione.

Cultura e bellezza al centro: Antonio Puglisi

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Antonio Puglisi, imprenditore e professore a contratto dell’Università di Bologna su Computational tools e Information Technology for Arts Organisations.

Cosa fai tu per Bologna? 

Antonio Puglisi

8 anni fa insieme ad alcuni amici ho dato vita a roBOt Festival: manifestazione dedicata alla arti digitali che nelle ultime due edizioni ha visto oltre 40.000 presenze e che ha negli anni ha coinvolto tutte le principali istituzioni culturali cittadine e animato i luoghi chiave di Bologna.

 

Mi piace ricordare che siamo stati i primi, e finora i soli, a portare la musica elettronica al Teatro Comunale di Bologna.

Da tre anni collaboro con #TIM WCAP, acceleratore corporate di Telecom. Selezioniamo e acceleriamo startup digitali. Il progetto è di grande stimolo per l’economia nazionale e locale: aiuta tanti giovani a trasformare idee in impresa. L’acceleratore di via Oberdan, 22 – in poco tempo – è diventato uno dei principali luoghi dell’innovazione a Bologna.

Cosa può fare per te Bologna?

Dobbiamo mettere la cultura e la bellezza al centro delle politiche cittadine. Con la cultura si possono costruire efficaci politiche di inclusione sociale; si può valorizzazione il nostro patrimonio artistico per rendere la città sempre più bella e attrattiva; e si stimola la ripresa economica – non è vero che di cultura sono si mangia… tutto gli studi dicono il contrario!

C’è un punto o un progetto che condividi di Una città con te?

Mi ha colpito il progetto di città che si vuole costruire insieme. Una Bologna (finalmente) metropolitana; inclusiva; proiettata nel futuro ma senza dimenticare le proprie origini.C’è un’idea di città chiara con una visione che mi piace e che condivido.

Bologna è un organismo vivente: Fabio Fornasari

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Fabio Fornasari ha sviluppato progetti di natura espositiva e museale ma per presentarlo, nulla di meglio delle sue parole.

“Partiamo dalla fine: una persona è quello che ha fatto e che si aspetta di fare. Prevalentemente mi occupo di creare narrazioni intorno a contenuti di natura culturale e scientifica in forma di allestimenti e installazioni. In principio sono architetto; è il titolo. Ma sono pure museologo per esperienza e attitudine; artigiano di famiglia: si ragiona con le mani che accompagnano il pensiero astratto. Faccio sempre fatica a darmi un titolo, perché è la cosa alla quale ho sempre meno tenuto anche se lavoro perché la parola progettista assuma un significato per me e per gli altri. Cerco piuttosto qualcuno che voglia interloquire, parlare, ascoltare e sperimentare insieme”.

Cosa fai tu per Bologna?

Ho lavorato per lunghi anni fuori Bologna specialmente a Milano e Roma. Lì ho imparato a lavorare con le sensibilità delle persone con le quali sono entrato in contatto: il committente, il pubblico, chi ci affianca nel lavoro, chi lo realizza.

E’ una sensibilità che comprende tutto l’essere: fisico ed emotivo. A partire da questa sensibilità ho sviluppato a Bologna progetti di natura espositiva e museale che puntano a riconnettere relazioni, mettere in contatto, costruire ponti utilizzando tutte le tecniche e i linguaggi a disposizione.

Le tecnologie nuove o vecchie che siano non sono altro che “intelligenze” che si pongono in un certo grado di relazione con la nostra stessa intelligenza e le nostre sensibilità. Nostre nel senso di chi progetta e di chi viene invitato a completare il risultato utilizzandolo con la propria esperienza. Come accade quando giochiamo con un videogioco. In fin dei conti tutte le tecnologie hanno un compito preciso: aiutarci nel ragionare, nel costruire modelli.

Così funziona anche il Museo Tolomeo, pensato con Lucilla Boschi per l’Istituto dei Ciechi Cavazza: come un atlante delle emozioni sempre differente per chi lo attraversa.

Cosa può fare Bologna per te?
Fabio FornasariUna metafora.

Siamo abituati a vedere la città come un pesante e lento hardware in continua, lenta trasformazione. Noi invece, i cittadini, siamo cambiati ultimamente e molto velocemente.

La città cambia molto lentamente e cerca il suo rinnovamento spesso solo attraverso i principi del disegno, del progetto inteso come design di prodotto: un quartiere, un edificio, una piazza ecc.
Questo perché il luogo comune è chiedere città belle, più belle.

La richiesta.

Per me sarebbe bello se Bologna potesse diventare un intermediario per lavorare sul principio della felicità: le città possono anche essere belle ma sicuramente devono essere felici. Il “prodotto” finale.

Per essere felice deve accompagnare, suggerire, alimentare le metamorfosi dei sui cittadini ascoltandoli e offrendolo loro le strade, le occasioni, le relazioni, le connessioni.

Per le città è un destino ineluttabile in quanto non possono restare indietro rispetto a ciò che contengono: una vita sempre più competente, sofisticata, che esprime talenti e formula di continuo nuove domande e che non pensa di non avere bisogno di intermediari per esprimersi.

Un ideale?
Bologna, come tutte le città, deve costruirsi e modificarsi intorno alla vita che le animano accompagnandone i percorsi virtuosi.  
Ha bisogno di continue metamorfosi e non di sola rigenerazione di natura urbana, fisica.

Metamorfosi: il termine rimanda a un organismo vivente, biologico. Non pura materia, ma organismo vivo, un superorganismo. Perché le città come tutti gli organismi si trasformano, subiscono metamorfosi. Come un tempo resta la città il luogo dove le persone si costruiscono la propria felicità e la scambiano con gli altri e questa diventa cultura.
Una felicità è possibile solo se in connessione con il tutto, solo se intrecciata, collegata, connessa al tutto che gli fa da sfondo e che nello stesso tempo lo compone. Il progetto più importante oggi per ciascuno di noi è il progetto della felicità.

C’è un punto o una proposta del programma di una Città con te che ti ha colpito?

Una parola: immaginazione e le sue declinazioni.  Senza immaginazione qualsiasi innovazione resta pura ripetizione, copia.

L’immaginazione è sempre creativa.

La straordinaria eccezionalità di questo territorio metropolitano: Giorgio Pirazzoli

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Giorgio Pirazzoli, direttore del Mercato della Terra.

Cosa fai tu per Bologna?

Coinvolgo produttori agricoli e co-produttori (come chiamiamo i cittadini che sostengono gli agricoltori locali) all’interno di uno spazio che è al tempo stesso un mercato (ma pure un cinema), una piazza (sinonimo di mercato), e un incontro sociale che unisce differenti generazioni al sabato mattina (e anche al lunedì sera d’estate).

Giorgio PirazzoliLavoro per diffondere i valori di un cibo buono, pulito e giusto, e al contempo per rendere popolare l’eccellenza della cultura agro-gastronomica. Sono circa cinquanta le aziende agricole che prendono parte al nostro progetto, e credo che attraverso di questo non solo abbiamo cambiato le abitudini di tanti cittadini nella spesa, ma soprattutto abbiamo fatto scoprire il valore dell’agricoltura metropolitana.

Questo piacevole legame profondo tra terra e tavola avviene mediante la socialità innovativa di un rito antico: un mercato di cibo vero, che coinvolge gente del quartiere Porto, ma anche di tutto il centro storico, e di altre parti della città (metropolitana).

 

Cosa Bologna può fare per te? 

Bologna ha finalmente la piattaforma per crescere: una solida amministrazione in grado di dialogare con tutti i cittadini e che ambisce a un secondo mandato per poterla indirizzare verso il futuro che la storia le ha indicato: una città internazionale, aperta alla conoscenza, allo scambio, all’emersione e alla moltiplicazione delle sue bellezze.

Non voglio più sentire dire “eh, come si stava bene a Bologna negli anni sessanta”, occorrono processi partecipati di inclusione per dare cittadinanza non solo agli studenti, ma alle loro idee, non solo agli stranieri, ma alle loro culture; occorrono la progettazione partecipata di spazi, in periferia soprattutto, che facciano vivere nuove centralità, attrattive anche in ottica metropolitana, in cui fondere le tante identità regionali e internazionali che passano di qua, perché si insedino per bene.

C’è un punto o un progetto di Una città con te che ti ha colpito?  

Concordo quando si dice che i programmi “Città del Cibo” e “Città della Cultura” assumono una sempre maggiore centralità e complementarietà in un’ottica di posizionamento internazionale del brand bolognese.

Dopo un periodo di (ri)conquista del centro storico, occorre far emergere le attività di esercenti maggiormente significative, magari con la creazione di un modello g/locale di osterie “alla bolognese” in orari certi e con qualità selezionate, connesse alle attività commerciali che fanno poche cose e significative.

Allo stesso tempo, occorre far emergere maggiormente la straordinaria eccezionalità di questo territorio metropolitano, capace di dare espressione a tantissimi tipi di agricoltura, allevamento e produzione artigianale di cibo, perché può soddisfare (e in parte già lo fa) la fame di cultura gastronomica dei cittadini: occorre far emergere i poli più dedicati a questa funzione, promuovendo come si legge sul programma, il concetto di cibo sostenibile (agricoltura, logistica e distribuzione al dettaglio sostenibili) e il diritto di tutti i cittadini ad una alimentazione di qualità, allineandosi quindi con le città capitali del cibo mondiali.

Una città viva e densa di relazioni di prossimità: Roberta Bartoletti

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Roberta Bartoletti, Professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Urbino ha partecipato attivamente al percorso di Una città con te. 

Cosa fai tu per Bologna?

Cerco di far dialogare il mio lavoro di ricercatrice con l’impegno civico su temi che mi stanno a cuore a Bologna, supportando con la ricerca i processi di innovazione sociale in città e lo sviluppo delle politiche pubbliche.

Negli ultimi cinque anni studio gli orti urbani comunali, ho partecipato alla gestione dell’area comunale del Maggiore e a diversi processi relativi alla riforma del Regolamento comunale. Mi sono occupata dell’area dei Prati di Caprara contribuendo alla costituzione di un comitato civico che è intervenuto dal 2012 nel dibattito pubblico sul futuro del parco. Sto realizzando una ricerca sulla collaborazione civica con una sociologa della Sapienza di Roma, analizzando le interazioni tra collaborazione sui beni comuni e la piattaforma Comunità.

Roberta Bartoletti

Cosa può far Bologna per te?

Bologna per me può dimostrare di essere una città capace di mantenere alcuni valori fondamentali, tra cui la voglia di partecipare ai processi pubblici, con forme di attivismo civico tradizionali e nuove.

L’amministrazione della città credo debba essere capace di cogliere queste spinte dal basso, ascoltarle e abilitarle, e soprattutto tenerne conto nei suoi processi decisionali.

Bologna per me dovrebbe inoltre essere una città viva e densa di relazioni di prossimità, con quartieri e strade vissute, e una città capace di accogliere i suoi sempre nuovi abitanti, che sono molti, siano essi di Modena, di Cosenza o di paesi lontani.

Bologna per me dovrebbe finalmente accorgersi che i Prati di Caprara sono una foresta dietro casa, a portata di mano, di cui tutti noi dovremmo prenderci cura, a partire dalla stessa Amministrazione, con un po’ di immaginazione civica da parte di tutti.

Cosa ti ha colpito delle proposte di Una città con te?

Ci sono diversi punti che condivido, ma in particolare ho apprezzato il metodo, che ha consentito di metter in rete punti di vista e conoscenze diverse, e di creare un confronto tra cittadini e operatori intorno a temi rilevanti per la città.

Lo sviluppo strettamente intrecciato al welfare e alla cultura: Mauro Bigi

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Mauro ha 42 anni ed è manager della divisione sostenibilità di una società di consulenza multinazionale e superhost di airbnb. Anche lui è parte di Una città con te.

Cosa fai per Bologna?

Sto animando una community di host di airbnb e altre piattaforme di ospitalità collaborativa (nightswapping, misterbnb, ecc.) per promuovere percorsi di turismo basati sulla sharing economy a Bologna.

I nostri ospiti non cercano semplicemente un’alternativa economica ad un hotel, ma la possibilità di vivere Bologna, di sentirsi bolognesi per qualche giorno ed è questo che li aiutiamo ad essere.

Mauro Bigi

Cosa vuoi da Bologna? Come fare per far si che Bologna ti sia accanto?

Vorrei che Bologna promuovesse una offerta turistica alternativa, basata sulle reti collaborative e la sharing economy.

Una rete che offra la possibilità ai viaggiatori di dormire, visitare la città, imparare l’italiano, la cucina, la “bolognesità” attraverso chi vive, studia e lavora a Bologna.

Vorrei anche che Bologna semplificasse le procedure burocratiche e amministrative e ci aiutasse a far emergere chi oggi opera in modo informale perché crediamo la sharing economy può crescere solo nella legalità.

C’è un aspetto delle proposte di Una città con te che ti senti di sottolineare?

La visione dello sviluppo strettamente intrecciato al welfare e alla cultura e al tema della circolarità e rigenerazione degli spazi.

 

Mettere in rete e fare emergere tutti i suoi talenti: Silvia Salmeri, 30 anni, imprenditrice

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Anche Silvia, 30 anni imprenditrice, racconta la sua Bologna a Una città con te.

Cosa fai tu per Bologna?

Nella vita mi occupo di turismo e valorizzazione territoriale, partendo dalle persone.

Da anni io e il mio team lavoriamo per la promozione delle aree rurali d’Italia, partendo proprio dalla città metropolitana di Bologna e, nello specifico, dalla Valsamoggia. Attraverso l’associazione ViviSostenibile, abbiamo fatto conoscere a centinaia di cittadini e turisti territori sconosciuti, sia tramite l’organizzazione di social trekking che grazie a progetti di marketing territoriale più ampi. Con il successivo lancio di Destinazione Umana, portale e tour operator online, abbiamo coniato invece i viaggi ispirazionali. L’ispirazione di Bologna? Naturalmente l’innovazione!

Silvia Salmeri

Cosa può fare Bologna per te?

Sogno una città che sia sempre più metropolitana e accogliente, con politiche di valorizzazione territoriale di ampio respiro che guardino anche fuori dalle mura cittadine. Una città internazionale, liquida e senza confini, che sappia mettere in rete e fare emergere tutti i suoi talenti.

Cosa ti ha colpito tra le proposte di Una città con te?

Mi ha colpito l’alta partecipazione indice, a mio parere, dell’apprezzamento nei confronti del lavoro fatto da Matteo e di speranza verso quello che potrebbe fare in futuro per la città di Bologna.