Le due anime di Bologna e il cammino

By 25 Febbraio 2016Incontri

(Articolo pubblicato sul mio blog relativamente all’incontro del 15 dicembre).

Ieri sera ho promosso un primo incontro con persone, spesso silenziose, interessate a condividere un percorso e una visione per la città. Ci siamo ritrovati per rendicontare il mio operato di questi anni e riflettere su come continuare a cambiare Bologna insieme, collaborando attorno a progetti e iniziative.

Il tempo per visitare spazi di imprese tecnologiche, fablab e coworking più avanti verrà, in questi quattro anni e mezzo infatti mi sono molto dedicato ai temi dell’innovazione, ma per la partenza di questo nuovo viaggio sentivo l’esigenza di uno luogo popolare, autentico, con radici ben piantate in terra. Una casa del Popolo. Uno spazio semplice, che nel quartiere Saragozza rappresenta la politica di prossimità. Un luogo di partecipazione e appartenenza.

L’obbiettivo della serata era realizzare un Noi, perciò attraverso il passaparola abbiamo invitato persone accomunate da un metodo collaborativo e da un’instancabile voglia di presente e di futuro. Una catena che alla fine ci ha portato ad essere oltre duecento, segno che a Bologna la voglia di mettersi in gioco per la propria comunità non manca. In fin dei conti, le persone sono quello che fanno ed è sul fare che si basa la loro reputazione e la capacità di costruire legami di fiducia.

Nel corso del mio mandato nella Giunta del Sindaco Merola, ho lavorato con tanti attorno alle tematiche che hanno caratterizzato il cambiamento della città. Abbiamo creato occupazione, attratto investimenti, promosso un modo diverso di vedere le cose, aperto nuovi mondi e porte. Ho cercato sempre di esserci quando c’era da sbattere la testa contro il muro per sconfiggere l’ottusità della burocrazia, quando era il momento di sostenere la nascita di una nuova attività imprenditoriale o salvaguardare posti di lavoro a rischio.

Nel cammino di questi anni ho imparato quanto è fondamentale ascoltare la sincerità di chi vuole contribuire al bene comune. Ne ho ricavato la certezza, credetemi, che la voglia di operare insieme sta diventando un patrimonio condiviso da molti di noi.

Questo è il grande privilegio del ruolo che ricopro: ascoltare le persone, collegarle le une alle altre per facilitare i progetti. Significa aiutare, ma soprattutto coltivare una credibilità per parlare a tanti anche diversi tra loro, spronarli a credere in loro stessi e nelle potenzialità della nostra grande comunità. Ieri sera ho avuto la riprova che questo mio sentire è condiviso.

Dall’incontro alla casa del Popolo porto con me in particolare alcune convinzioni. Se guardiamo Bologna oggi, vediamo una città divisa in due. Una parte ha già attraversato il fiume della crisi, guarda con fiducia il futuro, si sente forte e vede progressivamente crescere il livello delle proprie ambizioni. In questi anni di profonda e strutturale trasformazione, una parte della città ha saputo e dovuto investire, riuscendo a trovare nuovi modi per creare valore e competere a livello internazionale.

Esiste però un’altra parte di Bologna, più numerosa, che al contrario è ancora sulla prima sponda del fiume e non è affatto pronta per attraversare. Questa parte della nostra comunità negli ultimi anni ha visto crescere le proprie sofferenze e difficoltà, si sente meno sicura e ottimista quando pensa al futuro. Una popolazione che vive in grande parte nelle periferie, ha un reddito medio o medio-basso, famiglie che hanno goduto per anni di una certa stabilità e qualità della vita che ora sono messe decisamente in discussione. Le loro sicurezze si sono disgregate e hanno visto entrare nelle loro case lo spettro della solitudine.

Il nostro compito è decisamente quello di tenere unite queste due anime della città. Le scelte su welfare, scuola, tasse, sviluppo economico devono avere l’obiettivo di essere un collante, per andare avanti senza che nessuno rimanga indietro.

Dopo tante fatiche, a me piace pensare che come comunità siamo pronti per guardare avanti e raccontare cos’è la Bologna di oggi, senza infingimenti o reticenze, ma con l’entusiasmo e la passione di chi vuole essere artefice del proprio destino.

Nel mio piccolo ho cercato di spingere per una nuova visione città, di farla emergere e arrivare fin sotto pelle. I bolognesi hanno ripetuto e amato per anni uno slogan legato a un periodo particolare della storia culturale della città: “Bologna sogna”. Quel periodo degli anni ‘90 ha contraddistinto probabilmente l’ultima stagione felice della leggenda bolognese, l’ultimo scampolo di una narrazione nella quale il divertimento e la spensieratezza avevano raggiunto una dimensione popolare.

Ora che Bologna è in qualche modo è ripartita, penso sia urgente interrogarci non più solamente su cosa noi possiamo fare per Bologna, ma soprattutto su cosa significa per ognuno di noi e per le persone che vivono attorno, avere una città dalla propria parte. Perchè se la nostra idea di città è quella che non lascia indietro nessuno e abilità la comunità al fare, allora il messaggio che dobbiamo sapere costruire per l’imprenditore così come per il disoccupato, per l’anziano come per il giovane, per il nuovo cittadino così come per la giovane coppia impegnata nella crescita dei propri figli è che Bologna è una città che può fare la differenza nella loro vita, se anche loro la sapranno ricambiare.

Siamo di fronte ad un bivio dunque: tornare indietro o andare avanti. Chiunque ami la città deve essere posto gentilmente di fronte a questa assunzione di responsabilità, civica prima ancora che politica. Quindi da cittadino e da persona impegnata nelle istituzioni, prima ancora che da uomo di parte, sento la necessità impegnarmi in prima persona per rendicontare e informare il numero maggiore possibile di persone sulle cose fatte e da fare, sul valore della mobilitazione per il voto alle Amministrative 2016.

Ieri sera, alla casa del Popolo, eravamo in tanti quando abbiamo deciso di condividere questo cammino.

“Votate chi volete, ma votate” diceva Maurizio Cevenini. “Tutta Bologna per Bologna” canterebbe la curva Bulgarelli. Tradotto: Bologna vota se vuoi continuare a sognare.

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