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Una comunità, un percorso per continuare a cambiare Bologna non lasciando indietro nessuno

Quartieri vivibili con la cultura al centro: continuare a cambiare Bologna senza lasciare indietro nessuno, redistribuire reddito e opportunità

Pensiamo sia importante per la nostra città aprire una nuova stagione di pensiero e di politiche urbane dedicate a sostenere il massimo dell’innovazione e dell’inclusione nelle comunità con la cultura al centro.

Condivisione, collaborazione, prossimità, relazioni, rappresentano oggi i nuovi elementi fondamentali della dimensione sociale ed economica.

La produzione del valore ha mutato i propri meccanismi, non è più semplicemente verticale ma circolare, presenta dinamiche collaborative piuttosto che competitive. E così il welfare stesso è sfidato dalla nuova organizzazione della società e della produzione della ricchezza.

Senza una strategia culturale distribuita non c’è conoscenza, qualità della vita, coesione sociale, opportunità di creare e produrre, promuovere una dimensione della cittadinanza libera e responsabile.

In questo contesto, il tema della redistribuzione del reddito e delle opportunità non è più risolvibile affidandosi alla sola crescita, bensì dalle modalità di produzione della stessa se vogliamo davvero puntare all’equità.

Noi crediamo che il tema dello sviluppo sia assolutamente intrecciato al welfare e alla cultura, in particolare nelle città, dove la rigenerazione del valore può venire da elementi quali l’identità dei luoghi, il capitale relazionale, la collaborazione della comunità che reinveste su se stessa, l’ibridazione del pubblico e del privato, la produzione come fatto sociale, come cooperazione dei soggetti che compongono la comunità locale.

Gli ingredienti di questa visione sono il welfare generativo, le imprese coesive e le politiche pubbliche collaborative.

Un’alleanza per un nuovo modello di sviluppo urbano le cui tracce sono già presenti in modo importante nella Bologna di oggi. Una bussola anche per ripensare le politiche di promozione economica e lavorativa, le politiche culturali e sociali, le regole di gestione degli appalti, la strategia urbanistica e patrimoniale della nostra città. In definitiva, per rendere i nostri quartieri vivibili e inclusivi.

Di seguito i progetti e successivamente le azioni che proponiamo.

3.1 Quartieri inclusivi contro la solitudine e l’insicurezza

Efficaci politiche per l’abitare sono una parte irrinunciabile. In questi anni proprio il “fattore casa” è stato un elemento che ha fatto scivolare molte famiglie sotto la soglia di povertà, facendole precipitare nell’area dell’esclusione sociale. Per questo motivo dobbiamo conservare come baricentro la convinzione che soddisfare il bisogno abitativo significhi garantire la tenuta complessiva della coesione sociale, con la finalità di attuare accanto a questo misure più ampie che affrontino temi quali la riduzione dei consumi energetici, la vivibilità delle periferie e il recupero del degrado, la salute e la socialità degli anziani, l’aggregazione di giovani e adolescenti, la convivenza tra generazioni e, la pluralità di culture, la creazione diffusa di lavoro. Se vogliamo una città più vivibile in ogni quartiere, l’obiettivo prioritario per i prossimi anni deve essere l’intervento nella comunità attraverso tutto il novero delle politiche di prossimità.

A partire dalla casa, dobbiamo accrescere il grado di coesione sociale tra gli abitanti della città. Una strategia rivolta a tutti i cittadini e non solo alle persone più povere. Una strategia che parli di città e non di povertà. Una strategia che, mentre costruisce pratiche efficaci per affrontare i problemi della città, diviene anche un’opportunità di costruzione di beni relazionali per le persone a rischio di esclusione. In questo contesto, dobbiamo collocare anche gli investimenti in nuove soluzioni per garantire presidio del territorio, sicurezza, contrasto del degrado e dell’abbandono urbano. Per realizzare tutto questo occorre mettere in atto un programma per il rafforzamento delle relazioni di comunità nelle zone popolari della città, tramite i fondi europei PON METRO e altri fondi pubblici e privati.


3.2 Servizio municipale volontario per la città dedicato agli under 30

Proponiamo di mettere in campo una grande misura per promuovere il protagonismo dei giovani, la loro partecipazione alla vita della città e dei quartieri. Pensiamo che l’istituzione di un servizio municipale volontario, retribuito per i ragazzi e le ragazze fino ai 30 anni, con priorità ai più giovani, possa rappresentare un campo d’intervento importante per rendere le nuove generazioni protagoniste della cura del bene comune, la creazione di opportunità lavorative, culturali e sociali. Il Comune e la Città Metropoliana attraverso il PON Metro, la Regione-Emilia Romagna e partner (segeundo anche l’esempio recente della Chiesa di Bologna) possono mettere in campo un programma di “Servizio municipale” che coinvolga almeno 200 giovani l’anno, impegnati a seguire i progetti per la cura dello spazio pubblico, la cultura, il lavoro di comunità, il turismo, l’attrattività anche in supporto alle realtà imprenditoriali per l’innovazione e l’internazionalizzazione. Accanto ai ragazzi e alle ragazze del Servizio municipale, è possibile anche creare un corpo di volontari “brevi” da chiamare per l’organizzazione di festival, l’accoglienza di delegazioni straniere, Bè bolognaestate.

3.3 Un nuovo paradigma per le politiche culturali

Nelle città, le politiche culturali devono essere frutto di un ragionamento sociale, economico e urbanistico, altrimenti non hanno impatto, né durata, né sostenibilità. Bologna deve scegliere un punto di vista prioritario per le politiche culturali e noi scegliamo questo. La Cultura è un diritto sia nella sua dimensione di fruizione sia nella sua dimensione di produzione. Dare a tutte le cittadine e a tutti i cittadini pari accesso a beni primari quali conoscenza, qualità della vita, coesione sociale, opportunità di creare e produrre, promuovendo una dimensione della cittadinanza libera e responsabile, dove la diversità è un valore e non genera nuove diseguaglianze. Le biblioteche, i musei, i teatri, i luoghi culturali, gli spazi informali, le scuole e l’Università, i centri gestiti da anziani e giovani, i centri sportivi, gli spazi collaborativi, non devono essere isole ma una rete connessa e intelligente che mantiene unito il tessuto urbano e la comunità. I quartieri della città devono essere attraversati da luoghi meticci e accessibili a tutti coloro, cittadini e visitatori, migranti o residenti, che ogni giorno attraversano e vivono la nostra città.

3.4 Un’Istruttoria sui pubblici della Cultura

Dobbiamo investire sulla creazione, formazione e ampliamento dei pubblici, offrire spazi collaborativi per abilitare le persone a fare e includere, misurare l’impatto delle risorse e delle istituzioni pubbliche nella comunità locale. Non dobbiamo più chiederci solamente cosa possiamo fare per le nostre istituzioni culturali, semmai chiediamoci cosa possono fare loro per la nostra comunità. Recuperare il senso della loro missione primaria e dare loro il ruolo essenziale di guida delle politiche culturali. Apriamole al metodo della collaborazione, indirizziamole prioritariamente a promuovere e sostenere le opportunità educative, produttive e relazionali. Immaginiamo una nuova strategia urbanistica delle relazioni a partire da tutto ciò e ridisegniamo i nostri quartieri attorno alla cultura come bene comune, indicando nuove centralità e motivi di socialità. Proponiamo un processo di ascolto e confronto insieme agli operatori culturali che possa portare alla identificazione di idee e suggerimenti per azioni e strumenti trasversali volti a valorizzare e rafforzare il legame e le relazioni tra cittadini e il ‘sistema culturale’ della Città metropolitana di Bologna; che cerchi soluzioni per fare superare le soglie e incentivare l’accesso alle proposte culturali. Per fare questo proponiamo un’Istruttoria promossa dall’Amministrazione che focalizzi l’attenzione sulla questione, sempre più centrale, dei pubblici e dei “non ancora attuali” pubblici della cultura.

3.5 Incubatori teatrali meticci

Immaginiamo laboratori e spazi in cui si sperimentino nuovi metodi di insegnamento da parte di staff di operatori teatrali, artisti, danzatori ma anche docenti universitari, pedagogisti, antropologi, ecc. così da impostare una formazione sia artistica che civica, in grado di superare le tradizionali separazioni tra discipline. Una “palestra”, in supporto alle scuole, in cui i ragazzi possano allenare i linguaggi artistici che nascono nelle periferie, essendo però “gomito a gomito” con atelier di creazione di forme artistiche più “tradizionali”. Un luogo in cui formare una generazione di “leader artistico-culturali migranti”,  dei ‘fratelli e sorelle maggiori’ in grado di divenire guide e modelli per i loro coetanei, di contagiarli con narrazioni e visioni capaci di generare senso e voglia di interagire con la polis, in opposizione a quelle rancorose e disperate che sempre più anche nelle nostre periferie stanno prendendo piede. Un luogo di ricerca in cui giovani artisti, seconde generazioni e migranti sviluppino pratiche di ritualità culturale che siano innovative sia perché scaturite dall’accostamento di culture ed esperienze diverse sia perché intrecciate con le nuove competenze, con sperimentazione digitale e manifatturiera. Proponiamo in definitiva un incubatore per ogni quartiere, che permetta ai più talentuosi tra i ragazzi incontrati nelle attività di base di accedere a percorsi di formazione civico-artistica, al termine dei quali essere formati per diffondere e guidare pratiche di meticciato artistico anche in altri contesti.

3.6 Dare una nuova priorità dell’economia e alle relazioni di prossimità: commercio e artigianato, agricoltura, cooperazione sociale, cultura


Commercio e artigianato
La vitalità del commercio di vicinato deve tornare ad essere una priorità non solo per quanto riguarda i quartieri centrali ma anche per le periferie. Al commercio di vicinato (tradizionale o innovativo) si può affiancare il concetto di artigianato di vicinato ovvero il re-insediamento di piccole attività artigianali (di servizio ma anche produttive) in aree residenziali della città. Essi sono elementi strategici per la socialità, il presidio civico delle aree urbane e il decoro, la mobilità sostenibile delle persone e delle merci, il servizio ai consumatori (si pensi  per esempio alle fasce più anziane  sprovviste di auto) e non ultima la creazione di attività e posti di lavoro soprattutto per la popolazione più giovane. Commercio e artigianato di vicinato possono armonicamente integrarsi nelle strade ma anche in strutture come i vecchi mercati rionali, contribuendo così a generare nuove centralità urbane e operazioni di rigenerazione di zone (vedi esempi realizzati o in corso come il Mercato delle Erbe, Mercato Albani, Mercato San Donato). E’ necessario quindi costruire una strategia condivisa per il rilancio delle attività di vicinato che miri a rendere gli affitti dei locali più abbordabili da parte delle nuove imprese.

Cooperazione sociale

Parliamo di imprese coesive per abilitare la comunità al fare che in quanto tali, vanno riconosciute a pieno titolo per la loro dimensione imprenditoriale e produttiva. Noi pensiamo sia un interesse pubblico la promozione della cultura del valore attorno alla cooperazione sociale, racconti l’Ibridazione in corso tra non-profit e for-profit e la capacità di individuazione di nuove filiere di mercato a partire dai temi che mettono al centro la persone e la comunità.

In questo senso, è necessario aggiornare le politiche di Città Metropolitana e Comuni per applicare a pieno il nuovo Codice degli Appalti e implementare le nuove previsioni normative. A questo proposito proponiamo di costituire una Cabina di Regia Comunale specifica per una politica degli appalti in grado di attuare lo spirito della legge e delle direttive europee, con particolare attenzione alle pratiche di coprogettazione, innovazione e clausole sociali, anche in collaborazione con l’Università di Bologna. Occorre portare in alto nell’agenda politica le politiche di inserimento delle fasce più deboli e del ripensamento della formazione sul modello transitional job del governo USA come politica innovativa di attivazione, formazione e integrazione dei soggetti marginali. Sul fronte delle nuove relazioni tra PA, profit e non-profit e gli strumenti con i quali ripensare le organizzazioni e le modalità di affidamento dei servizi, si propongono di sperimentare anche soluzioni quale l’emissione di Social Impact Bond o i circuiti di moneta complementare anche individuando appositi capitoli di bilancio municipale.

L’agricoltura in città per la comunità
Diritto al cibo di qualità, riduzione delle food miles, distribuzione al dettaglio sostenibile. L’integrazione fra il tessuto rurale e l’area urbana e la agricoltura effettuata negli spazi urbani interstiziali rappresentano attività in grande sviluppo nelle più moderne città. E’ necessario sviluppare tutte le forme di orticoltura urbana non solo a fini produttivi ma sopratutto a fini sociali e di rigenerazione.

Orti e giardini comunitari possono rappresentare nuove forme di sussidiarietà per la gestione di aree verdi altrimenti esposte al degrado/degradate o per il miglioramento estetico dei giardini pubblici. Lo sviluppo della agricoltura urbana deve anche comprendere la implementazione di una rete di mercati di produttori locali debitamente insediati nel tessuto urbano (per esempio anche nei mercati rionali) oltre che la sperimentazione di nuove forme di mobilità sostenibile dei prodotti alimentari (es. distribuzione intelligente con veicoli elettrici o a metano).  Lo sviluppo di una strategia cittadina legata alla agricoltura urbana e al diritto al cibo di qualità deve essere vista come parte integrante della strategia di marketing territoriale (vedi Bologna City of Food) ovvero come parte qualificante della città per gli osservatori esterni.


3.7 La creazione di un’Agenzia metropolitana dedicata allo sviluppo e alla promozione dell’economia di prossimità presso CAAB

Con i TDays, il turismo, l’arrivo delle piattaforme digitali e della sharing economy, la riqualificazione del centro storico, il ritorno al commercio di vicinato e il ripensamento delle strategie da parte della grande distribuzione, a Bologna si è chiusa un’ epoca. Ora una nuova era va aperta, più consapevole e lungimirante, se non vogliamo limitarci a consumare il nostro futuro oltre che il suolo. Dobbiamo ripensare il modo di organizzare il lavoro, il modo con il quale ci muoviamo, produciamo e consumiamo nella città già costruita.

La direzione di marcia intrapresa è quella giusta, il problema non è più il “se” ma il “come”. Per l’Amministrazione è strategico rafforzare l’azione di ascolto e coinvolgimento, focalizzandola su aree, distretti, progetti specifici, tecnologie, nuove competenze e strumenti di promozione e sviluppo. Comune e Città Metropolitana devono aggiornarsi in modo sostanziale perché il ruolo degli Enti locali è progressivamente mutato negli ultimi anni dopo le “liberalizzazioni”. Le stesse scelte politiche non hanno un medesimo impatto in contesti differenti. Inoltre, i nuovi fenomeni introdotti dalla diffusione di piattaforme digitali e dalla sharing economy in generale, ci confermano che non può esistere vitalità economica senza accessibilità, servizi, qualità urbana e sociale, protagonismo e consapevolezza da parte di chi amministra, produce e consuma. Una condizione che bisogna avere l’obiettivo di garantire in ogni quartiere e ambito metropolitano.

Commercio e artigianato, cooperazione sociale, agricoltura urbana e nuovi servizi si intrecciano indissolubilmente nelle forme nuove dell’economia. In Europa ci sono vari esempi e buone pratiche alle quali ispirarsi, una fra tutte Barcellona. Noi proponiamo l’individuazione di un referente a livello metropolitano che operi in sinergia con uffici P.A e altri soggetti interessati che hanno specifiche funzioni organiche all’amministrazione comunale CAAB, in partnership con la Camera di Commercio e gli altri soggetti associativi territoriali.


3.8 Quartieri accessibili, senza barriere: disability manager

L’autonomia e l’accessibilità  dei luoghi  sono  elementi caratterizzanti di tutta la nostra proposta. Il punto di vista di partenza prioritario dal quale guardare e misurare è pertanto quello delle persone disabili, in ogni campo. Sia che si tratti di accesso ai servizi (pubblici e privati) e alle opportunità della città, sia che si tratti di libertà di movimento dalle barriere fisiche, il nostro compito è rimuovere gli ostacoli e investire sulle possibilità per tutte e tutti. Lo spazio pubblico deve essere progettato o rigenerato con la partecipazione piena delle persone che si trovano in una situazione di svantaggio (es. i disabili) o con ridotte capacità motore o sensoriali (es. anziani).

Il tema dell’accessibilità deve essere una priorità per tutta la comunità metropolitana, a partire dalla vita di ogni giorno nei quartieri. Per questo, proponiamo che ogni quartiere sia dotato di una figura professionale definibile come “disability manager”. Se i nuovi quartieri devono dedicarsi ai beni comuni, al lavoro di comunità e alla manutenzione del territorio, allora sono indispensabili le competenze di facilitatori e di chi sa progettare a partire dal coinvolgimento e dal punto di vista di chi ha modalità differenti di movimento o percezione. Una città intelligente è prima di tutto una città sensibile e che ascolta.


3.9 Un nuovo progetto architettonico e urbanistico per il Teatro Comunale e l’Arena del Sole

Il Teatro Comunale con area circostante (Piazza Verdi, via e Giardini del Guasto, Largo Respighi) e l’Arena del Sole (dove rimangono circa 2mila mq vuoti da ristrutturare) al centro di due concorsi internazionali di progettazione urbanistica e architettonica. Entrambe oggi appaiono centralità quasi soffocate dalle criticità sociali e strutturali che le circondano ma possono e devono rappresentare un occasione di rilancio per la vocazione culturale, economica, e turistica della città per assumere un ruolo di traino e di esemplarità dei sistemi musicali e teatrali a livello nazionale e internazionale. Un investimento pubblico e privato rilevante sarebbe giustificato e opportuno. Un’operazione di questo tipo dovrebbe avere l’ambizione di aprire nuove sinergie e potenzialità produttive, marcare in modo indelebile l’identità cittadina, dare forza anche a una rigenerazione di quella area del Centro Storico bolognese.

3.10 Un Centro di iniziativa per le tecnologie, un piano per il rilancio degli spazi espositivi, l’apertura di sale studio nei musei e nei palazzi comunali

In occasione del trigesimo della scomparsa di Umberto Eco, il Sindaco ha già annunciato l’apertura di un Centro per l’innovazione delle modalità e dei modelli di fruizione dei contenuti e dei beni culturali a partire dalle nuove tecnologie. In collaborazione con l’Università di Bologna, le imprese e competenze di livello internazionale, questa può essere l’occasione per definire una nuova strategia dedicata agli spazi espositivi e museali bolognesi.  Attraverso un coordinamento delle attività in ambito culturale e turistico con una regia unica e la messa in rete degli spazi, musei civici, biblioteche possiamo incredibilmente alzare l’offerta di spazi dedicati alla cultura, all’apprendimento, di condivisione di saperi e di collaborazione civica. Tra le iniziative che si possono mettere in campo facilmente, l’apertura di sale studio nei musei e nei palazzi comunali a partire dal complesso di Palazzo D’Accursio.

3.11 Bologna a misura di famiglie

Possiamo ripensare agli spazi come occasione di welfare e di supporto alle famiglie partendo da consultori, dalle scuole, biblioteche, musei e mobilità? Possiamo immaginare una città in cui avere un figlio o una figlia sia facilitato? In base alle tendenze nazionali, i dati sulla demografia indicano che dobbiamo curare chi invecchia ma non possiamo non mettere al centro anche le giovani famiglie. Attraverso un percorso di coinvolgimento trasversale al Comune, vogliamo disegnare una città a misura di bambino, pensando alle mamme e ai papà, alla loro mobilità, alla scuola, alla casa, alla cultura.

Azioni prioritarie da realizzare

1. Servizio municipale volontario per la città dedicato agli under 30 e volontariato breve.

2. Più risorse al lavoro di comunità nei quartieri, con priorità sul tema adolescenti, anziani soli e famiglie.

3. Presidio del territorio, sicurezza, contrasto del degrado e dell’abbandono urbano con un programma per il rafforzamento delle relazioni di comunità nelle zone popolari della città.

4. Nuova regolamentazione condivisa per l’assegnazione e gestione degli alloggi pubblici: dobbiamo accompagnare le famiglie e gli abitanti verso una regolamentazione con più equità e apertura e attenzione alle reali condizioni di vita delle famiglie.

5. Rafforzamento del piano di manutenzione e riqualificazione energetica degli edifici. Puntare alla creazione di Zero Energy Building (progetto Univerità di Bologna) e Low carbon district.

6. Percorso di ascolto e collaborazione per valorizzare il patrimonio pubblico comunale, ACER, ASP e di altri per spazi per la creazione di valore sociale, culturale, economico, ambientale di prossimità.

7. Nuovi spazi di collaborazione, per l’educazione informale, la partecipazione e l’aggregazione. Realizzazione e allestimento di spazi collaborativi in ogni quartiere, di co-produzione e co-design in edifici pubblici, luoghi di aggregazione e scuole sottoposti ad interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico.

8. Più risorse ai Quartieri con budget dedicati al lavoro culturale e di comunità in genere (LFA e non solo), anche tramite il nuovo bilancio partecipato.

9. Creare presso CAAB un’Agenzia metropolitana dedicata allo sviluppo e alla promozione dell’economia di prossimità per promuovere in modo condiviso una politica integrata per valorizzare le aree a vocazione commerciale, turistica e artigianale delle città metropolitana, il rilancio dei mercati rionali e dei distretti con formazione diffusa.

10. Studio e analisi sui nuovi modelli del lavoro delle nuove frontiere del della sharing economy e dell’impatto nelle città.

11. Valorizzazione della cooperazione sociale con una strategia di promozione del valore della cooperazione sociale.

12. Applicazione nuovo codice degli appalti: una cabina di regia che intervenga su legalità, tutela del lavoro regolare e impatto sociale in collaborazione con l’Università di Bologna.

13. Sperimentazione di “Social Impact Bond” e circuiti moneta complementare per favorire l’inclusione delle fasce più deboli e nuove forme di creazione del valore.

14. Un’istruttoria promossa da Città Metropolitana e Comune sui pubblici della cultura a Bologna.

15. Due concorsi internazionali di progettazione urbanistica e architettonica per il Teatro Comunale e l’Arena del Sole.

16. Un programma di innovazione degli spazi espositivi e museali: un Centro per l’innovazione delle modalità e dei modelli di fruizione dei contenuti e dei beni culturali a partire dalle nuove tecnologie. Apertura di sale studio presso i musei e i palazzi comunali.

17. Bologna a misura di famiglie: percorso di ascolto e collaborazione trasversale alle politiche per facilitare le famiglie e i loro bambini in ogni aspetto. Promuovere un’armonizzazione degli orari e degli accessi dei servizi della città metropolitana, a partire dagli orari del nido e delle scuole materne, all’ampliamento dell’orario dei centri diurni per gli anziani, all’apertura e/o disponibilità virtuale degli uffici pubblici;