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Bologna acceleratore di talenti: verso il workshop del 4 aprile su Destinazione Bologna, ne parliamo con Matteo Vignoli

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Cosa puoi fare tu per Bologna e cosa può fare Bologna per te: su questi due parti della stessa medaglia, con una serie di brevi interviste, Una città con te amplifica i diversi punti di vista sul futuro della città. Ne parliamo con Matteo Vignoli, 37 anni, ricercatore.

BedtimeSei un ricercatore universitario e un imprenditore, di cosa ti occupi esattamente Matteo?  Cosa fai tu per Bologna?

Mi occupo di sfide globali di innovazione e design dei servizi e Bologna ha il potenziale per attrarre e motivare talenti che contribuiscano a costruirne il futuro. Mi metto volentieri a disposizione per la città, lavorando ad un metodo di innovazione basato sui bisogni dei cittadini, perchè sono convinto che Bologna possa diventare una piattaforma che accoglie e rilancia i talenti. Un trampolino di lancio e un acceleratore per le idee. Vorrei che l’amministrazione futura lavorasse in questa direzione.

Possiamo dire che intanto comincerai tenendo un workshop per Una città con te intitolato “Destinazione Bologna: attrattività e innovazione”, di cosa si tratta? Cosa può fare per te Bologna?

Bologna ha molte eccellenze, alcune tradizionali e molte altre che stanno emergendo in questi anni. Questo la rende una città viva e in costante trasformazione, pur mantenendo quelle radici che la fanno percepire come ospitale, autentica, accogliente, sempre giovane. Le molte facce dell’attrattività di Bologna la rendono amata da persone e pubblici molto diversi, dagli universitari, dagli imprenditori, ultimamente e sempre di più anche dai turisti stranieri.

Università e ricerca, turismo, economia digitale, manifattura, green e sharing economy, salute e benessere, cooperazione, industrie creative, artigianato, moda e altro ancora. Bologna ha molte eccellenze. Occorre diffondere il metodo dell’innovazione e della collaborazione, per allargare le opportunità.

La domanda che ci poniamo, quindi, è: come possiamo tenere insieme tutte queste dimensioni? Diventare una città sempre più attrattiva per talenti, imprese, capitali e famiglie, coniugando coesione sociale, accessibilità e sostenibilità?

Ci vediamo Lunedì 4 Aprile, dalle 18,30 alle 21, al Savoia Hotel, via Pilastro 2. Rispondiamo insieme a queste domande, iscrivetevi ai gruppi di lavoro QUI.

 

I prossimi appuntamenti: 3 worskhop, 1 evento e la consegna delle proposte a Virginio Merola

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Nel mese di aprile il percorso di ascolto e partecipazione di Una città con te prende velocità puntando ad approfondire proposte e progetti da mettere in campo per il futuro di Bologna.

Quali sono le azioni per continuare a cambiare la città non lasciando indietro nessuno?

Per capirlo abbiamo bisogno del vostro contributo e a questo scopo abbiamo definito un percorso con differenti modalità di partecipazione. Attraverso il sito è possibile confermare propria presenza.

Ecco le date, le sedi e i temi oggetto degli incontri:

-4 aprile, tavolo di lavoro su Destinazione Bologna: attrattività e innovazione.

Dalle 18,30 alle 21, Savoia Hotel, via Pilastro 2.

Università e ricerca, turismo, economia digitale, manifattura, green e sharing economy, salute e benessere, cooperazione, industrie creative, artigianato, moda e altro ancora. Bologna ha molte eccellenze. Occorre diffondere il metodo dell’innovazione e della collaborazione, per allargare le opportunità. Come possiamo diventare una città più attrattiva per talenti, imprese e capitali, coniugando coesione sociale, accessibilità e sostenibilità?

-9 aprile, tavolo di lavoro su Economia di vicinato, formazione lavoro, beni comuni per abilitare le comunità al fare.

Dalle 10,00 alle 13,00, Circolo ARCI Millenium, via Riva Reno 77/A.

Economia di vicinato, formazione lavoro, beni comuni per abilitare le comunità al fare. La città come laboratorio di continuo apprendimento. La collaborazione tra imprese, scuole e pubblica amministrazione. La mututalità e il valore dell’economia di vicinato per la vivibilità della città (commercio, artigianato) e la rigenerazione urbana.

-12 aprile, tavolo di lavoro su Cultura, inclusione sociale, comunità.

Dalle 17,30 alle 20,30, AtelierSi, via San Vitale 69.

Una strategia per la cultura come leva per la cittadinanza attiva, la collaborazione e la capacità di creare valore aggiunto a Bologna, nei quartieri e nella città metropolitana. Una visione per il ruolo degli spazi pubblici e delle istituzioni, rivolto alla comunità.

-19 aprile, incontro su “Innovazione e inclusione“. Dalle 19, TIM Wcap Bologna, via Oberdan 22, con Cristina Tajani ( Assessore alle politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Universita e Ricerca al Comune di Milano), Annibale D’Elia (ideatore di Bollenti spiriti , già Dirigente dell’Ufficio Politiche Giovanili e Legalità della Regione Puglia) e Paolo Venturi (Direttore di AICCON, Associazione Italiana per la Promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit )

-28 aprile: evento e consegna delle proposte al candidato Sindaco Virginio Merola.

 

Coltivare la città e la terra

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Questo sabato e domenica, sono andato a trovare due realtà importanti della città. Due lembi di terrà diversi tra loro ai confini del nostro tessuto urbano, attraversati da una intensa vita di comunità. Si tratta della Cooperativa Arvaia a Borgo Panigale e della Fattoria Urbana al Pilastro. Alberto, Cecilia, Roberto, Stefano e tanti altri sono i soci di Arvaia. Arrivano a 300 (ma puntano a 500 – quindi potete ancora unirvi a loro) e conducono una delle esperienza di cooperazione più interessanti del nostro paese.

Nella città che ha di fatto inventato gli orti urbani comunali, hanno introdotto la coltivazione urbana condivisa. Non più ognuno a “coltivare il proprio orticello”, ma una grande area agricola dove si sperimenta una gestione comunitaria che rafforza le relazioni, si diffonde una sana cultura alimentare, si recupera un rapporto con l’ambiente natuarale. Due anni fa, Arvaia ha partecipato ad un bando del Comune di Bologna, che ha assegnato in totale  42 ettari di terreno (!!!). Oggi in via Olmetola troverete un luogo ideale dove passare del tempo con i vostri figli, gli amici o semplicemente ritrovare voi stessi.

L’approccio è cooperativo e dedicato alla condivisione del bene comune: la terra da coltivare. La collaborazione comincia con la condivisione fra i soci di un budget di produzione, questo comprende tutte le spese che saranno effettuate durante l’anno per produrre il cibo che verra’ distribuito settimanalmente ai soci. L’obiettivo viene presentato a inizio anno in occasione dell’assemblea generale dei soci, organo sovrano, e da questa deve essere approvato. Il senso è di decidere insieme come e cosa coltivare, con la massima disponibilità a organizzare un lavoro agricolo con gestione e fatica condivisa. Il budget approvato viene suddiviso per il numero di soci, questo identifica la loro singola quota annuale, che dara’ diritto al ricevimento dei prodotti settimanalmente.

Ai soci viene richiesto di partecipare alle attività agricole in ragione di qualche mezza giornata all’anno in base alle proprie possibilità. Questo permette di prendere coscienza del come e dove il nostro cibo nasce e raggiunge le nostre tavole. I soci possono fornire la loro collaborazione al buon funzionamento della cooperativa in base alle loro competenze o capacità professionali (di un buon “ciappinatore” c’e’ sempre bisogno). La forma condivisa di un terreno come bene comune della cittadinanza (lo sottolineo: ettari agricoli in concessione dal Comune di Bologna), offre la possibilità di sviluppare attività conviviali e di cultura agricola per imparare a coltivare, trasformare e cucinare le eccedenze. A Borgo Panigale, la “città del cibo” di fatto esiste già e rappresenta un esempio di come riportare al centro la dimensione comunitaria attraverso una gestione sostenibile delle aree agricole. Tutto ciò produce lavoro, capitale sociale e culturale, tutela del paesaggio urbano, educazione e trasmissione di competenze. Avere una città dalla propria parte significa anche questo? a Bologna sì, eccome.

 

 

Da una “fattoria urbana” all’altra. Esattamente al Pilastro, una storia diversa ma ispirata da un approccio comunitario altrettanto importante. Circondata da palazzi e abitazioni, la Fattoria Urbana sorge da 50 anni nel quartiere S. Donato di Bologna, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. Il Circolo La Fattoria, in collaborazione con varie associazioni educative avvicina la cittadinanza ai cicli della natura, al rispetto e alla conoscenza degli animali.

La Fattoria è un luogo aperto, dove le famiglie e chiunque lo desideri può avvicinarsi a questo mondo. I destinatari principali dei progetti didattici proposti sono le scuole, ma è qui che pulsa la vita comunitaria del quartiere. Ne ho avuto la riprova domenica partecipando alla Festa del Falò – Lòm  a Merz, tradizionale rito delle nostre campagne. L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello d’incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature. Per questa occasione, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi, mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi. Questa domenica, ho visto uno dei tramonti più belli di Bologna e ho pensato, questa è la nostra comunità. Lo spazio e la dimensione capace di abbracciare le nuove generazioni nei luoghi costruiti con l’ingegno e la saggezza di chi ci ha preceduto.

Le città non sono fatte solo di mattoni, ma anche di terra e di concime. Ed è probabilmente da questi ultimi che avremo la possibilità di trarre le risorse per continuare a vivere insieme.

Matteo

 

 

Imparare da Piazza dei Colori

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Il nostro viaggio nella città è arrivato in Piazza dei Colori, una delle piazze pedonali più grandi di Bologna. Qui ho incontrato un gruppo di persone, diverse tra loro ma unite dall’amore per il proprio lavoro e la comunità.

Siamo al limite dei confini della città, di fronte all’ex consorzio agrario di via Mattei, a pochi passi dalla Croce del Biacco e dalla Zona Roveri. Tra i filari di case popolari, vivono alcune migliaia di famiglie, con una crescita importante nel numero di nuovi cittadini provenienti da altri paesei. Quando entrate in Piazza dei Colori dovete percorrere tutti e 500 i metri del portico per arrivare alla prima serranda alzata. Sì perchè questo villaggio sorto a metà degli anni ’80 è stato pensato per ospitare anche numerose attività commerciali e artigianali delle quali però non si ha più traccia, se non grazie a qualche insegna abbandonata.

Due sono le speranze di questa parte di Bologna, le nuove attività artigianali che si sono insediate recentemente attraverso il bando comunale Incredibol e, accanto a loro, la forte presenza di giovani adolescenti che vivono la piazza e il centro giovanile (quando è aperto, cioè 10 ore la settimana!). Valentina, Annabella, Luigi, Roberto, Andrea, Martina e gli altri amici che ho incontrato ieri sera mi hanno raccontato le loro storie. Storie di impresa e di innovazione, storie di lavoro sociale e di difficoltà ad affrontare a mani nude la complessità di un quartiere isolato dal resto di Bologna, ma che di Bologna rappresenta una delle anime più calde. In Piazza dei Colori ho trovato tutte le energie che la nostra città è capace di generare spontaneamente quando si tratta di contrastrare l’avanzata dell’abbandono.

Grazie al lavoro di comunità, avere aperto qui il primo fablab bolognese (con 300 soci), un teatrino di burattini, uno spazio per il riciclo degli abiti e lo studio assistito dei bambini e dei ragazzi, avere coinvolto il Centro Sociale anziani rappresenta un patrimonio inestimabile da proteggere e dal quale ripartire.

Quando ci siamo salutati e sono salito in auto ho pensato: ecco cosa significa per una persona che vive o lavora lì sentire una città al proprio fianco. Essere pionieri in Piazza dei Colori e sapere che non verrai lasciato solo. Vedere la vita dei propri figli crescere tra due filari di caseggiati popolari ed essere convinto che non avranno comunque perso nessuna occasione.

Dobbiamo imparare da Piazza dei Colori per rimboccarci ancora una volta le maniche e realizzare davvero la città ideale.

Il Teatrino a due Pollici nasce nel 2005, come compagnia professionale di teatro di figura con lo scopo promuovere il teatro di animazione attraverso spettacoli, laboratori e stage intensivi per bambini e adulti. La sede di Piazza dei Colori 23 A-B, è sia un piccolo teatro di burattini, in cui vengono presentati spettacoli , concerti, mostre e letture animate, che una bottega d’arte in cui seguire percorsi formativi, principalmente rivolti all’ambito del teatro di figura o trovare pupazzi fatti a mano e giocattoli in legno da acquistare. Privilegiando la componente artigianale e manuale della realizzazione artistica, vengono periodicamente attivati corsi, seminari e laboratori in cui apprendere a costruire burattini e giocattoli, dipingere scenografie, cucire costumi, disegnare sagome per il teatro d’ombre, usare – e inventare – strumenti musicali per la sonorizzazione di spettacoli.
In Piazza dei Colori from Marco Landini on Vimeo.ddf

Matteo

Partiamo in 500

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Grazie! eravate più di 500 ieri sera all’Arci Benassi per la presentazione del percorso “Una città con te”. Grazie ai volontari che ieri sera ci hanno aiutato ad accogliervi. Grazie agli amici che hanno rivolto il loro invito ad altri. Grazie a chi avrebbe voluto esserci e non ha potuto, a chi mi ha risposto con lunghe email di riflessioni, che mi sono letto una per una. Volevamo essere in tanti e abbiamo deciso di promuovere la serata esclusivamente con il passaparola, puntando sulla qualità delle relazioni e sulla fiducia. Eh sì, perchè se siete arrivati al Benassi è proprio perchè una persona di cui vi fidate vi ha invitato, perchè credete in lei o quanto meno è stata capace di incuriosirvi o di coinvolgervi.

Mi piace pensare che l’essere riusciti in questo modo a riempire una sala così grande, rappresenti un patrimonio estremamente importante per la nostra comunità, in una epoca nella quale prevalgono sentimenti di delusione e di paura. Ieri sera, tutti insieme, siamo riusciti ad abbattere questi muri. Non c’è fiducia, infatti, senza l’amicizia disinteressata e non c’è partecipazione politica senza la passione e la curiosità, la spinta a conoscere e a condividere con gli altri le proprie difficoltà, i propri sogni, i propri dubbi. L’abbiamo affermato: “non sono i cittadini a doversi reinnamorare della politica, ma la politica a doversi reinnamorare di loro”.

Non è vero che prevale tra noi il cinismo e l’indifferenza, semmai il senso di tradimento come quando finisce un grande amore. Ed è per questo, ad esempio, che le persone rinunciano al proprio diritto di voto astenendosi. Perchè non si riconoscono nella politica in chi la pratica. Perchè non vedono negli occhi di amministra quella luce di curiosità e interesse verso il prossimo, che dovrebbe muoverci all’impegno per il bene comune. Ebbene sì, ieri sera, insieme a mei ho visto altri mille occhi brillare e tante persone, silenziose ma concrete, disponibili ad asoltare le storie di questa città. Possiamo esserne orgogliosi.

Ora sta a noi decidere, se andare avanti o tergiversare. Se aspettare ancora che torni la leggenda di quello che fu.

Ma io, dopo ieri sera, la vostra risposta la conosco già.

Bologna si è rimessa in moto e adesso tocca a noi, insieme, scrivere le pagine di questa nuova storia.

Matteo

Perché il centro Benassi

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Perché ho scelto di partire dal centro ARCI Benassi?

 Il 15 dicembre scorso ho promosso un altro incontro prima di questo. Eravamo in duecento alla Casa del popolo di via Bastia, nel quartiere Saragozza, sempre realizzato grazie al passaparola. Allora, iniziai dicendo che sarebbe venuto il tempo per visitare gli spazi delle imprese tecnologiche, i fablab e i coworking. In questi 4 anni hanno mi sono molto dedicato ai temi dell’innovazione e ho anche parlato spesso in inglese. Per partire però avevo scelto, dissi, uno spazio popolare, autentico, con radici ben piantate in terra. Un luogo semplice e vero, che nel quartiere rappresenta la politica di prossimità. Un luogo di partecipazione e appartenenza.

E così per il secondo incontro, molto più affollato e dedicato alla presentazione del nostro progetto, non potevo non venire nel quartiere Savena dove per me tutto è iniziato. Un’altra sede della vita popolare della nostra città, all’estremo confine est, proprio ai bordi della tangenziale. Dove sono cresciuto e dove vive la mia famiglia.

Le due anime di Bologna e il cammino

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(Articolo pubblicato sul mio blog relativamente all’incontro del 15 dicembre).

Ieri sera ho promosso un primo incontro con persone, spesso silenziose, interessate a condividere un percorso e una visione per la città. Ci siamo ritrovati per rendicontare il mio operato di questi anni e riflettere su come continuare a cambiare Bologna insieme, collaborando attorno a progetti e iniziative.

Il tempo per visitare spazi di imprese tecnologiche, fablab e coworking più avanti verrà, in questi quattro anni e mezzo infatti mi sono molto dedicato ai temi dell’innovazione, ma per la partenza di questo nuovo viaggio sentivo l’esigenza di uno luogo popolare, autentico, con radici ben piantate in terra. Una casa del Popolo. Uno spazio semplice, che nel quartiere Saragozza rappresenta la politica di prossimità. Un luogo di partecipazione e appartenenza.

L’obbiettivo della serata era realizzare un Noi, perciò attraverso il passaparola abbiamo invitato persone accomunate da un metodo collaborativo e da un’instancabile voglia di presente e di futuro. Una catena che alla fine ci ha portato ad essere oltre duecento, segno che a Bologna la voglia di mettersi in gioco per la propria comunità non manca. In fin dei conti, le persone sono quello che fanno ed è sul fare che si basa la loro reputazione e la capacità di costruire legami di fiducia.

Nel corso del mio mandato nella Giunta del Sindaco Merola, ho lavorato con tanti attorno alle tematiche che hanno caratterizzato il cambiamento della città. Abbiamo creato occupazione, attratto investimenti, promosso un modo diverso di vedere le cose, aperto nuovi mondi e porte. Ho cercato sempre di esserci quando c’era da sbattere la testa contro il muro per sconfiggere l’ottusità della burocrazia, quando era il momento di sostenere la nascita di una nuova attività imprenditoriale o salvaguardare posti di lavoro a rischio.

Nel cammino di questi anni ho imparato quanto è fondamentale ascoltare la sincerità di chi vuole contribuire al bene comune. Ne ho ricavato la certezza, credetemi, che la voglia di operare insieme sta diventando un patrimonio condiviso da molti di noi.

Questo è il grande privilegio del ruolo che ricopro: ascoltare le persone, collegarle le une alle altre per facilitare i progetti. Significa aiutare, ma soprattutto coltivare una credibilità per parlare a tanti anche diversi tra loro, spronarli a credere in loro stessi e nelle potenzialità della nostra grande comunità. Ieri sera ho avuto la riprova che questo mio sentire è condiviso.

Dall’incontro alla casa del Popolo porto con me in particolare alcune convinzioni. Se guardiamo Bologna oggi, vediamo una città divisa in due. Una parte ha già attraversato il fiume della crisi, guarda con fiducia il futuro, si sente forte e vede progressivamente crescere il livello delle proprie ambizioni. In questi anni di profonda e strutturale trasformazione, una parte della città ha saputo e dovuto investire, riuscendo a trovare nuovi modi per creare valore e competere a livello internazionale.

Esiste però un’altra parte di Bologna, più numerosa, che al contrario è ancora sulla prima sponda del fiume e non è affatto pronta per attraversare. Questa parte della nostra comunità negli ultimi anni ha visto crescere le proprie sofferenze e difficoltà, si sente meno sicura e ottimista quando pensa al futuro. Una popolazione che vive in grande parte nelle periferie, ha un reddito medio o medio-basso, famiglie che hanno goduto per anni di una certa stabilità e qualità della vita che ora sono messe decisamente in discussione. Le loro sicurezze si sono disgregate e hanno visto entrare nelle loro case lo spettro della solitudine.

Il nostro compito è decisamente quello di tenere unite queste due anime della città. Le scelte su welfare, scuola, tasse, sviluppo economico devono avere l’obiettivo di essere un collante, per andare avanti senza che nessuno rimanga indietro.

Dopo tante fatiche, a me piace pensare che come comunità siamo pronti per guardare avanti e raccontare cos’è la Bologna di oggi, senza infingimenti o reticenze, ma con l’entusiasmo e la passione di chi vuole essere artefice del proprio destino.

Nel mio piccolo ho cercato di spingere per una nuova visione città, di farla emergere e arrivare fin sotto pelle. I bolognesi hanno ripetuto e amato per anni uno slogan legato a un periodo particolare della storia culturale della città: “Bologna sogna”. Quel periodo degli anni ‘90 ha contraddistinto probabilmente l’ultima stagione felice della leggenda bolognese, l’ultimo scampolo di una narrazione nella quale il divertimento e la spensieratezza avevano raggiunto una dimensione popolare.

Ora che Bologna è in qualche modo è ripartita, penso sia urgente interrogarci non più solamente su cosa noi possiamo fare per Bologna, ma soprattutto su cosa significa per ognuno di noi e per le persone che vivono attorno, avere una città dalla propria parte. Perchè se la nostra idea di città è quella che non lascia indietro nessuno e abilità la comunità al fare, allora il messaggio che dobbiamo sapere costruire per l’imprenditore così come per il disoccupato, per l’anziano come per il giovane, per il nuovo cittadino così come per la giovane coppia impegnata nella crescita dei propri figli è che Bologna è una città che può fare la differenza nella loro vita, se anche loro la sapranno ricambiare.

Siamo di fronte ad un bivio dunque: tornare indietro o andare avanti. Chiunque ami la città deve essere posto gentilmente di fronte a questa assunzione di responsabilità, civica prima ancora che politica. Quindi da cittadino e da persona impegnata nelle istituzioni, prima ancora che da uomo di parte, sento la necessità impegnarmi in prima persona per rendicontare e informare il numero maggiore possibile di persone sulle cose fatte e da fare, sul valore della mobilitazione per il voto alle Amministrative 2016.

Ieri sera, alla casa del Popolo, eravamo in tanti quando abbiamo deciso di condividere questo cammino.

“Votate chi volete, ma votate” diceva Maurizio Cevenini. “Tutta Bologna per Bologna” canterebbe la curva Bulgarelli. Tradotto: Bologna vota se vuoi continuare a sognare.

Festival Una città con te, 2016

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Servono soluzioni a partire dalle città che sono, di fatto, il primo terreno delle sfide che abbiamo di fronte.

Le città hanno un ruolo chiave nello sforzo volto a affrontare i grandi problemi quali disoccupazione, discriminazione, povertà ma serve fare un passo indietro per interpretare il malessere degli esclusi dalla vita democratica, dall’accesso al benessere e alla ricchezza e soprattutto serve ridurre concretamente quel malessere. Le città sono la prima frontiera in un’epoca di forti trasformazioni sociali. Lo spazio della rigenerazione, dove si possono costruire nuovi spazi di confronto e modelli di democrazia urbana.

Per questo nasce “Quale città con te”, un festival di relazioni, un laboratorio aperto e collettivo: non un luogo dove trovare risposte, ma dove cercare domande in cui identificarsi. Alle amministrazioni delle città e a tutti coloro che prendono decisioni, resterà il dovere delle risposte.

Il festival nasce nel percorso di “Una città con te” che raccoglie gruppo di persone riunite da una comunanza di idee e di valori.

Una città con te è nata per continuare a cambiare Bologna senza lasciare indietro nessuno. Condividiamo la necessità di  lavorare in modo partecipato chiamando a raccolta altre comunità e movimenti simili di altre città. Individuiamo nell’inclusione la via per continuare a crescere, per creare un luogo di attuazione di un processo di consapevolezza, per ricucire legami già creati nei mesi trascorsi e ancor più per crearne di nuovi, occorre ripartire con un incontro che allarghi lo sguardo ad altre città e ad altri movimenti a supporto della politica e  che renda concreto e non solo concettuale, il senso dell’appartenenza a progetti di costruzioni di nuovi modelli di fare Politica e di stare insieme.

Per affrontare le grandi domande del nostro tempo servono nuovi strumenti, nuove riflessioni, nuovo impegno.

PROGRAMMA

-Venerdì 16 dicembre ore 19.00 presso le Cucine Popolari, via Battiferro 2, Bologna.

Stare insieme e fare cambiamento. interventi di

Ilda Curti Coordinatrice nazionale rete città Interculturali del Consiglio d’Europa, Presidente Associazione IUR Innovazione Urbana e Rigenerazione

Paolo Venturi, Direttore Aiccon, esperto di Economia Sociale, Membro del Comitato Scientifico della Fondazione Symbola

ore 19.30 Cena in beneficenza al costo di 25Euro. Il ricavato andrà alle cucine popolari. Ci sono pochi posti disponibili: per esserci, basta scrivere a unacittaconte@gmail.com.

-Sabato 17 dicembre, ore 10.00 presso Centro Sociale Costa, via Azzo Gardino 44

ore 10.00-12.00 Le città, le comunità e le nuove forme della politica

Ne parlano:

Matteo Lepore (Una città con te e Assessore al Comune di Bologna),

Cristina Tajani (Innovare x Includere e Assessore al Comune di Milano)

Davide Canavesio (NexTO e AD TNE e Environment Park)

Filippo Taddei (Responsabile Economia del PD).

Interverranno, tra gli altri, i protagonisti del percorso di Una città con te, di Innovare x Includere e di NextTo.

12.00-13.00 Trump e Brexit: quali scenari?

Ne parlano:

Gianfranco Baldini, Università di Bologna,  autore di “La Gran Bretagna dopo la Brexit”

Mattia Diletti, Università “La Sapienza” di Roma

Mario Del Pero, Sciences Po.

13.00-14.30 pranzo di networking

ore 14.30 Sessione organizzata con 3 conversazioni tematiche per condividere riflessioni, proposte e visioni, come avvio di un processo che vuole proseguire nel 2017.  Ad ogni incontro saranno invitati esperti, attivisti, imprenditori e tutti gli interessati. Il programma è in aggiornamento

sala 1 ore ore 14.30-16.00

Generare welfare per i nuovi bisogni.

Moderano Paolo Martinelli e Lucilla Boschi.

Generativo, familiare, aziendale, culturale, di comunità: il welfare cambia per rispondere a nuove esigenze, a favore delle famiglie, dei cittadini e delle cittadine, delle lavoratrici e dei lavoratori, dei nuovi arrivati e dei residenti, includendo tutte le periferie generatesi nel corso degli anni: non solo geografiche, ma anche fisiche, generazionali, culturali.

Come rafforzare la collaborazione tra cittadini, terzo settore e mondo imprenditoriale? Qual è il ruolo dell’amministrazione comunale? Quali indicatori socio-economici sono da monitorare e come si valuta l’equità?

sala 1 ore ore 16.00-17,30

Cultura e turismo sostenibile per identità Bologna città metropolitana.

Moderano Elena Di Gioia e Pierluigi Musarò.

Quale relazione tra cultura e sviluppo turistico nella Città Metropolitana di Bologna?

Cultura e turismo rappresentano due campi da cui partire per realizzare progettualità complementari capaci di creare una “identità diffusa” su tutto il territorio metropolitano. Bologna Città Metropolitana è infatti un progetto tutto da costruire, in primis nella percezione di residenti e visitatori.

E’ possibile – e come – operare scelte di politica culturale pensate come progetti che intrecciano amministrazioni, cittadini, istituzioni e associazioni di più comuni e che siano in grado di fare percepire il valore di unità territoriali più vaste e diffuse, senza penalizzare il rapporto con ciò che è più prossimo?

E’ possibile operare scelte di politica turistica che si pongano, anch’esse, in una logica metropolitana più vasta del singolo comune e che pongano al centro un concetto allargato di trasversalità, sostenibilità e di inclusione per valorizzare l’identità del territorio da parte di chi vi risiede e dei visitatori? Ci sono elementi distintivi rispetto ad altri territori?

La conversazione mira a offrire uno “sguardo” diverso verso la Città Metropolitana, alimentando un confronto che dia voce alle specificità locali e valorizzi al contempo il territorio metropolitano

sala 2 ore ore 16.00-17,30

Internet, privacy e democrazia.

Moderano Leda Guidi e Giovanni Arata.

Le tecnologie dell’informazione hanno cambiato gli strumenti e il modo in cui ci relazioniamo: non si tratta di un fenomeno per pochi visto che da una ricerca la nostra vita in rete genera e lascia dati in quantità. sono piccoli pezzi di vita che produciamo e distribuiamo in continuazione, e che hanno un valore economico e sociale.

Quali relazioni ci sono tra i dati generati dai cittadini e l’uso di internet? Che dimensioni sono rilevanti? Ci sono diritti di cittadinanza anche su internet? Partendo dal fatto che tutte le piattaforme private usano i dati per trarre profitto, quale ruolo per le comunità e gli individui? E ancora, quali opportunità di sviluppo economico e sociale esistono per chi lavora coi dati su scala urbana?

Accedere ai dati, essere formati per capirne l’impatto, trarne valore economico e vederli tutelati: come diffondere e promuovere conoscenza e competenza digitale?

Possiamo aprire a Bologna una riflessione politica su internet, privacy e democrazia?

Il Programma è scaricabile qui