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Innovazione e creatività come leve di una cittadinanza culturale: Pierluigi Musarò per una città con te

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Professore di Sociologia e Comunicazione, 41 anni: con Pierluigi Musarò continuiamo la nostra serie di punti di vista. Per avere una città accanto, serve il supporto di tante e tanti.

Cosa fai per Bologna? 

Dividerei 3 ambiti.

1. sono Professore Associato, Università di Bologna, e al contempo Visiting Fellow, London School of Economics and Political Science, e Research Fellow, Institute for Public Knowledge, New York University. Dunque mi occupo di fare ricerca e produrre conoscenza, oltre che formare gli studenti, con un’attenzione particolare all’internazionalizzazione.

2. in qualità di presidente dell’Associazione di Promozione Sociale YODA, dal 2000 mi occupo di diversi progetti, sia sul territorio italiano che su quello europeo e internazionale (Spagna, Mozambico, Palestina, Algeria – Campi profughi Saharawi, Albania, etc.).

3. ideatore e direttore di IT.A.CÁ migranti e viaggiatori: Festival del Turismo Responsabile (dal 2009)

Cosa puoi fare per te Bologna?

Schermata 2016-05-12 alle 11.47.41Premesso che apprezzo il lavoro svolto da questa amministrazione, vorrei una città più cosmopolita, attenta ai temi globali, aperta all’innovazione, capace di attrarre risorse internazionali, valorizzarsi di più presentandosi meglio a chi decide di visitarla (a partire dal decoro urbano).

Maggiori relazioni tra i diversi centri di eccellenza della città (università, aziende, istituzioni, etc..).

Più attenzione alla sostenibilità. Tutto questo può essere raggiunto coinvolgendo i cittadini in modo attivo, invitandoli e formandoli a prendersi cura dei luoghi e delle relazioni. Insomma, una qualità della vita che aumenti il benessere di chi ci vive e l’attrattività verso l’esterno.

C’è un aspetto che ti ha colpito sulla proposte di Una città con te?

Premesso che apprezzo molto il il focus sul bene comune e il metodo della collaborazione, e che mi rivedo molto nell’idea di innovazione e creatività come leve di una cittadinanza culturale, oltre che politica e sociale (sono questi anche i temi di ITACA 2016), uno dei punti che mi colpisce in positivo e’ l’accento sull’attrattività della città: affermazione di Bologna come destinazione turistica e come polo di attrazione internazionale, soprattutto in tandem con l’università.
Chissà che questo possa portare Bologna a diventare un po’ come Londra: in testa alle classifiche per arrivi turistici, le migliori università del mondo, creatività e finanza ad alti livelli e…un sindaco musulmano!

Una Bologna ancora più attenta alla sua identità

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Ugo Mencherini, 32 anni, da giornalista sportivo ci racconta la sua passione per il Bologna e per Bologna.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo di sport, in particolare di Bologna FC, e lo faccio tramite la radio. Ho contribuito ad aggregare la comunità dei tifosi, compresi quelli “bolognesi nell’anima” ma non per nascita. Ho ideato e organizzato (insieme al BFC) la “Giornata dei tifosi rossoblu di fuori regione”, ideato il marchio “Io tifo Bologna”, che ha consentito di finanziare numerose iniziative di beneficenza.

Come hai contribuito a rendere la nostra città un posto migliore?

Bedtime (Mencherini)

 

Sono fortemente convinto che la squadra sia un’espressione importante della Città e la comunità dei tifosi rappresenti un grande bacino di entusiasmi, passioni, identità e “bolognesità”. La mia passione è anche il mio lavoro e il mio modo di prendermi cura della comunità e della mia città.

Come vorresti vedere Bologna tra qualche anno? E quali dovrebbero essere le priorità della prossima amministrazione? Cosa deve fare Bologna per te?

Vorrei vedere una Bologna ancora più attenta alla sua identità, in grado di restituire maggiore senso di appartenenza soprattutto ai suoi cittadini più giovani e “periferici”.

Mi piacerebbe che l’amministrazione volgesse la sua attenzione anche alla salvaguardia del patrimonio culturale e linguistico del nostro dialetto, che corre seriamente il rischio di sparire. Tra le priorità dell’amministrazione, vorrei che rimanesse la capacità di creare aggregazione e comunità tramite la cultura, la partecipazione e, perché no, lo sport.

Nelle città belle si vive meglio

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Proseguiamo le interviste di Una città con te con Pierluigi Molteni, 56 anni, architetto.

Bedtime (Molteni)

 

Cosa fai e come contribuisci a rendere Bologna una città migliore?

Sono architetto e insegno all’Accademia di Belle Arti e a Disegno Industriale in Unibo cercando di trasmettere passione e sapere fare a giovani studenti. Sono impegnato nella Commissione per la qualità urbana e del paesaggio dove insieme all’impegno di tanti professionisti lavoro a fianco dell’Amministrazione per cercare di rendere la nostra immagine urbana ancora più attraente. La mia professione serve anche e soprattutto a rendere la mia città ogni giorno più bella e vivibile.

 

Cosa può fare Bologna per te? Quali sono le cose che vorresti vedere realizzate dalla prossima amministrazione?

Bologna può lavorare di più e meglio perché la cultura architettonica cresca e si affermi sempre più. Una città migliora solo se migliora anche il suo ambiente costruito.

Nelle città belle si vive meglio.

Le città belle sono più attrattive. Per costruirle deve affermarsi la coscienza da parte di tutti della necessità di buoni progetti e buoni progettisti.

Giovanni Sedioli, un’idea per la formazione e il lavoro

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Nel corso dei suoi 25 anni alla guida dell’Istituto Aldini Valeriani, Giovanni Sedioli hai saputo tenere insieme il mondo della formazione a quello delle imprese.

L’Istituto è diventato un punto di riferimento nazionale per la formazione tecnico-scientifica, mantenendo saldo il legame con il territorio e la comunità. Per questo e per la sua instacabile attività da insegnante e umanista, Sedioli nel 2012 ha ricevuto il Nettuno D’oro come riconoscimento da parte della città su proposta del Sindaco di Bologna.

A Giovanni abbiamo chiesto un contributo di idee per il workshop di Una città con te del prossimo 9 aprile e lui gentilmente ha risposto alle nostre domande, inviandoci anche una nota di appunti intitolata “Formazione in Comune”. La pubblichiamo di seguito, perchè sarà il nostro spunto di partenza per riflettere sul ruolo della cultura tecnica e del rapporto con l’economia del territorio. Una riflessione personale che siamo onorati di ospitare.

Caro Giovanni cosa fai nella vita? Come hai contribuito e contribuisci a rendere Bologna una città migliore? Quali tra le tue attività o competenze credi abbiano portato valore alla città?

Situazione: settantenne, problemi di salute sopra alla media, ma non impossibilitato a fare alcune cose, pensionato da sette anni, vissuto sempre nella scuola, in particolare come preside all’Aldini Valeriani per 24 anni. E’ in quel ruolo che ho potuto produrre qualche risultato utile alla città, Nel migliorare il funzionamento della scuola ho creato le condizioni per una miglior formazione dei ragazzi, permettendo loro di poter fruire dei diritti di cittadinanza, creando le condizioni per trovare un lavoro qualificato. Se si lavorava bene tutta Bologna ne guadagnava perché, come avveniva da decenni, quei ragazzi promuovevano lo sviluppo e la ricchezza. Spero di aver fatto bene il mio lavoro, anche perché il Sindaco lo ha premiato col Nettuno d’Oro. Grandissimo onore.

Ora qualche obiettivo di sostegno alla cittadinanza modesto, ma posso darmelo. Il primo è: non chiedere troppo a Bologna. Ho avuto tantissimo, ora ricevo assistenza sociale e sanitaria ottima, la città continua ad essere, prevalentemente, bella ed accogliente, devo stare attento a non chiedere troppo. Poi, pur malandato, qualche neurone l’ho ancora in attività, qualche idea che viene dalle passate esperienze, nuovi stimoli a fronte di proposte per la scuola e la formazione, sono in grado di produrle e suggerirle a chi agisce sul campo, credo sia doveroso provarci.

Poi sento doveroso il discutere, in ogni occasione, coi miei concittadini, casa, bar, strada, incontri vari devono essere luoghi utili per contrastare il continuo lamentio di coloro che “non va mai bene niente”. Un nichilismo insensato se si tiene conto che, in ogni ricerca e resoconto, Bologna è presente fra i più ricchi e serviti. I bolognesi siano meno egoisti e colgano questo dato reale, Le cose buone le hanno fatte loro, si prendano il merito e non le denigrino.

Cosa vorresti vedere realizzato nel futuro prossimo? Qual è la tua idea di città e quali vorresti fossero le priorità dell’amministrazione per i prossimi anni? Cosa può fare Bologna per te?

Mi aspetto che Bologna possa, quantomeno, mantenere i brillanti livelli di assistenza per anziani e malati (appartengo a tutte e due le categorie) e mi piacerebbe, non solo per orgoglio personale, ma per solidarietà con la popolazione, che questo continuasse. Inoltre credo che Bologna meriti i primati conseguiti nel tempo e credo che alcune scelte vadano fatte.

In primo luogo ho visto aumentare molto i turisti, segno di un apprezzamento prima assente. Si tratta di insistere sulla informazione all’esterno di chi sia Bologna e di rendere sempre più appetibile una città che non ha molti punti di primato, ma ha un vasto sistema diffuso di meraviglie; va presa la massima cura della città. Non solo delle cose, ma delle caratteristiche di chi ci vive, per cui bisogna difendere il loro saper fare su tutti i punti di vista, soprattutto quello del pensare, del costruire, dell’innovare. Per questo come avviene da decenni è bene che Bologna insista sulla formazione e non solo quella dei giovani. I cittadini hanno una dinamicità mentale che va coltivata ad ogni livello di età con proposte di formazione. Penso che il nuovo Sindaco debba porsi questo problema.

Appunti per il Workshop: Formazione in Comune

Analizzando le caratteristiche dell’identità industriale del nostro territorio emergono alcuni fattori originali che rendono l’area bolognese un caso emblematico a livello nazionale e internazionale:

• presenza di una cultura manifatturiera che affianca alla vocazione prettamente economica un diffuso senso di mecenatismo civico

• volontà da parte delle imprese di auto rappresentazione e di accreditamento come elementi di cambiamento nella società determinandone sviluppo e crescita

• diffusa presenza di luoghi in cui l’impresa afferma la propria identità (raccolta di materiali significativi) in una prospettiva storica e di sviluppo (Carpigiani, Lamborghini, Ducati, Fabbri, Datalogic, MAST, Golinelli, ecc.)

In questo contesto il ruolo del Comune si è manifestato in una capacità operativa che nel tempo ha reso possibile il germogliare delle condizioni sopra descritte. Tra i tanti progetti avviati occorre ricordare le scelte dettate da:

– grande attenzione al tema della formazione. E’ storia che l’esperienza delle Aldini Valeriani ha saputo creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo della manifattura in senso moderno. Il passaggio allo Stato della scuola ha aperto la strada verso nuovi e diversi atteggiamenti sul tema

– grande attenzione al tema della vocazione e dell’identità del territorio, dando vita a luoghi (Museo del Patrimonio Industriale, Sportello Orientamento e Lavoro e Fondazione Aldini Valeriani) in cui il connubio formazione-cultura- impresa-manifattura trova declinazioni e in senso storico e in senso di sviluppo futuro

Molteplici sono le esperienze in corso: nella scuola continuano a crearsi relazioni e progetti in cui l’impresa svolge un ruolo formativo di primo piano; nella Fondazione Aldini unita alla positiva esperienza dell’ITS Maker la formazione “altra” rispetto al percorso scolastico trova risorse, esperienze e capacità di realizzazione potendo contare sul mondo delle imprese; il Museo svolge un ruolo di luogo aperto in cui il fenomeno industriale diviene cultura, promuove il tema dell’innovazione e dell’imprenditorialità verso le nuove generazioni e in cui si concretizzano canali di incontro e discussione originali e futuribili.

Partendo da questa tradizione nobile e dal tanto che si è fatto e si sta facendo, il Comune può avere la capacità di favorire la nascita di una nuova visione di sviluppo per Bologna che intercetti le necessità espresse dal mondo produttivo e le indirizzi verso soluzioni in grado di modificare e cambiarne l’attuale assetto.

L’obiettivo finale è quello di migliorare e promuovere la qualità della vita e la ricchezza in senso lato dei cittadini e delle famiglie del nostro territorio. E’ un fatto che ragioni di tipo storico, vocazionale, di grande tradizione operativa indichino nel manifatturiero l’ambito di intervento più appropriato.

Bedtime (1)Come un fenomeno carsico la capacità del saper fare (che sintetizza il saper immaginare, progettare, produrre, vendere, ecc.) periodicamente trova nel nostro territorio impennate e spinte in avanti, per poi sparire misteriosamente e ricomparire in tempi e modi del tutto inaspettati. (la grande crisi dell’industria serica di fine sec. XVIII sembra ad esempio porre fine alla capacità di costruire macchine innovative, ma inaspettatamente sessant’anni più tardi questa capacità si rimanifesta, prima nel settore della meccanizzazione dell’agricoltura, poi nelle macchine per dosatura confezionamento ed imballaggio, poi nella motoristica…).

Il Comune ora si mette quindi al servizio delle varie realtà che operano nel territorio, laicamente, senza tesi da dimostrare, svolgendo un ruolo squisitamente operativo, senza nessuna volontà di inglobare o imbrigliare le mille esperienze già in atto che pur nella loro positiva spontaneità sono talvolta disorganiche e disomogenee.

Per partire si suggeriscono i seguenti step:

• Il Comune incontra i singoli protagonisti del mondo manifatturiero e insieme a loro concorda la linea di azione da seguire, lasciando a ciascuno la propria vocazione operativa (no a dirigismi o a comitati di governo);

• Il Comune porta un contributo tangibile investendo risorse per far nascere luoghi aperti ai cittadini in cui in cui far crescere spazi di sperimentazione e spin off di imprese

• Il Comune si adopera perché dentro alla scuola entri la cultura del lavoro e del risultato anche là dove questa cultura non ha una tradizione consolidata

Dentro i luoghi della cultura: Elena Di Gioia e l’incontro del 12 aprile

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Elena Di Gioia, 41 anni, operatrice teatrale, animerà il workshop dedicato a Cultura, inclusione sociale, comunità.

Con una sua intervista, completiamo le visioni sui 3 worskhop e proseguiamo con le interviste alla comunità di Una città con te.

Bedtime (2)Ciao Elena, cosa fai nella vita? Come hai contribuito e contribuisci a rendere Bologna una città migliore? Quali tra le tue attività o competenze credi abbiano portato valore alla città?

Sono direttrice artistica e curatrice di progetti teatrali. Dall’inizio del mio percorso e della mia passione per il teatro ho sempre dato grande valore al rapporto con la città; lavorare nella cultura per me significa lavorare nella e quindi per la città. Dentro i luoghi del teatro e della cultura si compone un’idea di città sia per la qualità del progetto culturale e teatrale sia per la qualità delle relazioni che sappiamo costruire, con i cittadini, con gli artisti, con gli operatori. Credo e spero di aver contribuito e contribuire al valore di Bologna come città della cultura e dell’innovazione, nelle pratiche e nelle progettualità culturali.

Cosa vorresti vedere realizzato nel futuro prossimo? Qual è la tua idea di città e quali vorresti fossero le priorità dell’amministrazione per i prossimi anni? Cosa può fare Bologna per te?

Tra le questioni importanti sulla cultura, vorrei che Bologna e la sua Amministrazione ponessero una attenzione specifica al tema, sempre più pungente, dei pubblici e non – pubblici in ambito culturale. Per creare e rafforzare le relazioni tra il ruolo della cultura e la vita dei cittadini è necessario intraprendere azioni che, in primo luogo, permettano a coloro che per ragioni diverse sono oggi esclusi o limitati dai percorsi di fruizione culturale di superare la “soglia”. Un altro obiettivo altrettanto importante è costruire progetti ed iniziative trasversali sia ai luoghi (teatri, biblioteche, musei, altri spazi) e progetti culturali, sia alle specificità di ciascuna realtà.

Il grande potenziale di Bologna parte dalle persone, dai diritti, dalla qualità delle relazioni che vengono inventate e messe in campo e che la visione di questa città deve saper intercettare, valorizzare, sostenere nell’ambito di una prospettiva allargata di città e del suo futuro.

Nel percorso “Una città con te” animerai il workshop Cultura, inclusione sociale, comunità,  di cosa si tratta?

Di un incontro per contribuire a disegnare una strategia per la cultura come leva per la collaborazione, la partecipazione attiva e la capacità di creare valore aggiunto a Bologna, nei quartieri e nella città metropolitana. Una proposta strategica per gli spazi pubblici, per l’inclusione sociale con un nuovo ruolo delle istituzioni verso le comunità.
Attraverso tavoli di lavoro, il workshop affronterà alcuni temi su cui far convergere riflessioni e declinare proposte. Lo faremo ponendoci delle domande concrete tra cui:
Come fare dialogare gli spazi culturali e la progettazione culturale all’interno di una architettura delle relazioni che valorizzi il senso di una comunità diffusa?
Come fare superare le soglie e incentivare l’accesso alle proposte culturali da parte degli attuali non-pubblici e pubblici?
Quali competenze e quali percorsi formativi sono necessarie, nel pubblico e nel privato, per affrontare le innovazioni nel settore culturale?
Quali suggerimenti trarre dalle iniziative di aggregazioni, formali ed informali, che hanno innovato l’utilizzo di spazi pubblici?

Le tematiche affrontate nel workshop saranno attraversate da una attenzione comune che si concentra su alcuni aspetti, tra cui: le giovani generazioni, la pluralità delle culture, l’innovazione del funzionamento della macchina amministrativa, l’ambito metropolitano.

Ci vediamo il 12 aprile, dalle 17, 30 alle 20,30, all’ AtelierSi, via San Vitale 69.
Ci si può iscrivere qui.

Rigenerazione e competenze: Martina Lodi e il workshop del 9 aprile

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Preseguendo con le interviste alla comunità di Una città con te, ecco Martina Lodi, 32 anni, project manager.

Cosa fai tu per Bologna?

Assieme a 4 amiche (prima che socie) ho dato vita a Ginger, una realtà che si occupa di crowdfunding territoriale: una piattaforma fatta di persone, prima che di bit, che dà una mano a chi vuole realizzare un progetto di impatto sul territorio. Lavoro anche con i fablab della regione e provo a fare da sponda al mondo maker in modo che possa contaminare, con la sua attitudine del fare e del ragionare fuori dagli schemi tradizionali, anche altri mondi. Questo sarà il mio contributo anche nel percorso di Una città con Te e le attività che posso portare a valore per la mia città.

 

Bedtime (4)La tua Bologna del futuro? Cosa può fare Bologna per te?

Le parole chiave di Bologna, che possono aprire la città al futuro a un approccio propositivo e costruttivo, sono: collaborazione e ri-generazione.

Mi piacerebbe vedere nella città un sistema aperto di scambio di conoscenze e di competenze, in continuo dialogo con i soggetti produttivi della città, dalle grandi e medie imprese alle piccole e piccolissime aziende artigiane.

Una città in cui i giovani crescono e imparano per costruire il proprio futuro in coerenza con il tessuto produttivo del territorio, che si anima di nuove competenze in un mercato del lavoro nuovo e stimolante.

Proprio su questi temi terrai un workshop all’interno del percorso “Una città con te”, ce lo descrivi?

Parleremo di Economia di vicinato, di formazione e di lavoro. L’obiettivo del tavolo di lavoro è quello di individuare il modello collaborativo e il disegno urbano per ri-generare la città, dalle periferie al centro, seguendo una visione condivisa di sviluppo territoriale che si basa su una nuova concezione di lavoro. La città deve essere il laboratorio e la palestra in cui praticano e si contaminano studenti e imprenditori, commercianti e pubblica amministrazione, associazioni culturali e istituzioni. La dimensione economica e quella sociale non possono essere su due piani diversi.

Partendo dall’economia di vicinato, la sfida è quella di capire come costruire un modello efficace che tenga insieme le azioni contro la desertificazione commerciale e il sostegno alle nuove opportunità di impresa, la mobilità sostenibile (di merci e persone) e i nuovi modelli di consumo.

Centrale nel processo di coesione sociale è la formazione.

Come ridurre drasticamente il numero dei NEET? Come dare una risposta efficace alle esigenze delle imprese di personale qualificato? Come recuperare i mestieri artigiani che stanno scomparendo? Come instaurare relazioni virtuose tra questi soggetti, usando luoghi nuovi e nuove competenze per rigenerare un sistema produttivo di eccellenze tradizionali e dare delle prospettive lavorative interessanti ai nostri giovani?

Ci vediamo il 9 Aprile, dalle 10,00 alle 13,00, al Circolo ARCI Millenium, via Riva Reno 77/A. Ci si può iscrivere qui.

 

 

 

 

Bologna acceleratore di talenti: verso il workshop del 4 aprile su Destinazione Bologna, ne parliamo con Matteo Vignoli

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Cosa puoi fare tu per Bologna e cosa può fare Bologna per te: su questi due parti della stessa medaglia, con una serie di brevi interviste, Una città con te amplifica i diversi punti di vista sul futuro della città. Ne parliamo con Matteo Vignoli, 37 anni, ricercatore.

BedtimeSei un ricercatore universitario e un imprenditore, di cosa ti occupi esattamente Matteo?  Cosa fai tu per Bologna?

Mi occupo di sfide globali di innovazione e design dei servizi e Bologna ha il potenziale per attrarre e motivare talenti che contribuiscano a costruirne il futuro. Mi metto volentieri a disposizione per la città, lavorando ad un metodo di innovazione basato sui bisogni dei cittadini, perchè sono convinto che Bologna possa diventare una piattaforma che accoglie e rilancia i talenti. Un trampolino di lancio e un acceleratore per le idee. Vorrei che l’amministrazione futura lavorasse in questa direzione.

Possiamo dire che intanto comincerai tenendo un workshop per Una città con te intitolato “Destinazione Bologna: attrattività e innovazione”, di cosa si tratta? Cosa può fare per te Bologna?

Bologna ha molte eccellenze, alcune tradizionali e molte altre che stanno emergendo in questi anni. Questo la rende una città viva e in costante trasformazione, pur mantenendo quelle radici che la fanno percepire come ospitale, autentica, accogliente, sempre giovane. Le molte facce dell’attrattività di Bologna la rendono amata da persone e pubblici molto diversi, dagli universitari, dagli imprenditori, ultimamente e sempre di più anche dai turisti stranieri.

Università e ricerca, turismo, economia digitale, manifattura, green e sharing economy, salute e benessere, cooperazione, industrie creative, artigianato, moda e altro ancora. Bologna ha molte eccellenze. Occorre diffondere il metodo dell’innovazione e della collaborazione, per allargare le opportunità.

La domanda che ci poniamo, quindi, è: come possiamo tenere insieme tutte queste dimensioni? Diventare una città sempre più attrattiva per talenti, imprese, capitali e famiglie, coniugando coesione sociale, accessibilità e sostenibilità?

Ci vediamo Lunedì 4 Aprile, dalle 18,30 alle 21, al Savoia Hotel, via Pilastro 2. Rispondiamo insieme a queste domande, iscrivetevi ai gruppi di lavoro QUI.