Nel corso dei suoi 25 anni alla guida dell’Istituto Aldini Valeriani, Giovanni Sedioli hai saputo tenere insieme il mondo della formazione a quello delle imprese.
L’Istituto è diventato un punto di riferimento nazionale per la formazione tecnico-scientifica, mantenendo saldo il legame con il territorio e la comunità. Per questo e per la sua instacabile attività da insegnante e umanista, Sedioli nel 2012 ha ricevuto il Nettuno D’oro come riconoscimento da parte della città su proposta del Sindaco di Bologna.
A Giovanni abbiamo chiesto un contributo di idee per il workshop di Una città con te del prossimo 9 aprile e lui gentilmente ha risposto alle nostre domande, inviandoci anche una nota di appunti intitolata “Formazione in Comune”. La pubblichiamo di seguito, perchè sarà il nostro spunto di partenza per riflettere sul ruolo della cultura tecnica e del rapporto con l’economia del territorio. Una riflessione personale che siamo onorati di ospitare.
Caro Giovanni cosa fai nella vita? Come hai contribuito e contribuisci a rendere Bologna una città migliore? Quali tra le tue attività o competenze credi abbiano portato valore alla città?
Situazione: settantenne, problemi di salute sopra alla media, ma non impossibilitato a fare alcune cose, pensionato da sette anni, vissuto sempre nella scuola, in particolare come preside all’Aldini Valeriani per 24 anni. E’ in quel ruolo che ho potuto produrre qualche risultato utile alla città, Nel migliorare il funzionamento della scuola ho creato le condizioni per una miglior formazione dei ragazzi, permettendo loro di poter fruire dei diritti di cittadinanza, creando le condizioni per trovare un lavoro qualificato. Se si lavorava bene tutta Bologna ne guadagnava perché, come avveniva da decenni, quei ragazzi promuovevano lo sviluppo e la ricchezza. Spero di aver fatto bene il mio lavoro, anche perché il Sindaco lo ha premiato col Nettuno d’Oro. Grandissimo onore.
Ora qualche obiettivo di sostegno alla cittadinanza modesto, ma posso darmelo. Il primo è: non chiedere troppo a Bologna. Ho avuto tantissimo, ora ricevo assistenza sociale e sanitaria ottima, la città continua ad essere, prevalentemente, bella ed accogliente, devo stare attento a non chiedere troppo. Poi, pur malandato, qualche neurone l’ho ancora in attività, qualche idea che viene dalle passate esperienze, nuovi stimoli a fronte di proposte per la scuola e la formazione, sono in grado di produrle e suggerirle a chi agisce sul campo, credo sia doveroso provarci.
Poi sento doveroso il discutere, in ogni occasione, coi miei concittadini, casa, bar, strada, incontri vari devono essere luoghi utili per contrastare il continuo lamentio di coloro che “non va mai bene niente”. Un nichilismo insensato se si tiene conto che, in ogni ricerca e resoconto, Bologna è presente fra i più ricchi e serviti. I bolognesi siano meno egoisti e colgano questo dato reale, Le cose buone le hanno fatte loro, si prendano il merito e non le denigrino.
Cosa vorresti vedere realizzato nel futuro prossimo? Qual è la tua idea di città e quali vorresti fossero le priorità dell’amministrazione per i prossimi anni? Cosa può fare Bologna per te?
Mi aspetto che Bologna possa, quantomeno, mantenere i brillanti livelli di assistenza per anziani e malati (appartengo a tutte e due le categorie) e mi piacerebbe, non solo per orgoglio personale, ma per solidarietà con la popolazione, che questo continuasse. Inoltre credo che Bologna meriti i primati conseguiti nel tempo e credo che alcune scelte vadano fatte.
In primo luogo ho visto aumentare molto i turisti, segno di un apprezzamento prima assente. Si tratta di insistere sulla informazione all’esterno di chi sia Bologna e di rendere sempre più appetibile una città che non ha molti punti di primato, ma ha un vasto sistema diffuso di meraviglie; va presa la massima cura della città. Non solo delle cose, ma delle caratteristiche di chi ci vive, per cui bisogna difendere il loro saper fare su tutti i punti di vista, soprattutto quello del pensare, del costruire, dell’innovare. Per questo come avviene da decenni è bene che Bologna insista sulla formazione e non solo quella dei giovani. I cittadini hanno una dinamicità mentale che va coltivata ad ogni livello di età con proposte di formazione. Penso che il nuovo Sindaco debba porsi questo problema.
Appunti per il Workshop: Formazione in Comune
Analizzando le caratteristiche dell’identità industriale del nostro territorio emergono alcuni fattori originali che rendono l’area bolognese un caso emblematico a livello nazionale e internazionale:
• presenza di una cultura manifatturiera che affianca alla vocazione prettamente economica un diffuso senso di mecenatismo civico
• volontà da parte delle imprese di auto rappresentazione e di accreditamento come elementi di cambiamento nella società determinandone sviluppo e crescita
• diffusa presenza di luoghi in cui l’impresa afferma la propria identità (raccolta di materiali significativi) in una prospettiva storica e di sviluppo (Carpigiani, Lamborghini, Ducati, Fabbri, Datalogic, MAST, Golinelli, ecc.)
In questo contesto il ruolo del Comune si è manifestato in una capacità operativa che nel tempo ha reso possibile il germogliare delle condizioni sopra descritte. Tra i tanti progetti avviati occorre ricordare le scelte dettate da:
– grande attenzione al tema della formazione. E’ storia che l’esperienza delle Aldini Valeriani ha saputo creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo della manifattura in senso moderno. Il passaggio allo Stato della scuola ha aperto la strada verso nuovi e diversi atteggiamenti sul tema
– grande attenzione al tema della vocazione e dell’identità del territorio, dando vita a luoghi (Museo del Patrimonio Industriale, Sportello Orientamento e Lavoro e Fondazione Aldini Valeriani) in cui il connubio formazione-cultura- impresa-manifattura trova declinazioni e in senso storico e in senso di sviluppo futuro
Molteplici sono le esperienze in corso: nella scuola continuano a crearsi relazioni e progetti in cui l’impresa svolge un ruolo formativo di primo piano; nella Fondazione Aldini unita alla positiva esperienza dell’ITS Maker la formazione “altra” rispetto al percorso scolastico trova risorse, esperienze e capacità di realizzazione potendo contare sul mondo delle imprese; il Museo svolge un ruolo di luogo aperto in cui il fenomeno industriale diviene cultura, promuove il tema dell’innovazione e dell’imprenditorialità verso le nuove generazioni e in cui si concretizzano canali di incontro e discussione originali e futuribili.
Partendo da questa tradizione nobile e dal tanto che si è fatto e si sta facendo, il Comune può avere la capacità di favorire la nascita di una nuova visione di sviluppo per Bologna che intercetti le necessità espresse dal mondo produttivo e le indirizzi verso soluzioni in grado di modificare e cambiarne l’attuale assetto.
L’obiettivo finale è quello di migliorare e promuovere la qualità della vita e la ricchezza in senso lato dei cittadini e delle famiglie del nostro territorio. E’ un fatto che ragioni di tipo storico, vocazionale, di grande tradizione operativa indichino nel manifatturiero l’ambito di intervento più appropriato.
Come un fenomeno carsico la capacità del saper fare (che sintetizza il saper immaginare, progettare, produrre, vendere, ecc.) periodicamente trova nel nostro territorio impennate e spinte in avanti, per poi sparire misteriosamente e ricomparire in tempi e modi del tutto inaspettati. (la grande crisi dell’industria serica di fine sec. XVIII sembra ad esempio porre fine alla capacità di costruire macchine innovative, ma inaspettatamente sessant’anni più tardi questa capacità si rimanifesta, prima nel settore della meccanizzazione dell’agricoltura, poi nelle macchine per dosatura confezionamento ed imballaggio, poi nella motoristica…).
Il Comune ora si mette quindi al servizio delle varie realtà che operano nel territorio, laicamente, senza tesi da dimostrare, svolgendo un ruolo squisitamente operativo, senza nessuna volontà di inglobare o imbrigliare le mille esperienze già in atto che pur nella loro positiva spontaneità sono talvolta disorganiche e disomogenee.
Per partire si suggeriscono i seguenti step:
• Il Comune incontra i singoli protagonisti del mondo manifatturiero e insieme a loro concorda la linea di azione da seguire, lasciando a ciascuno la propria vocazione operativa (no a dirigismi o a comitati di governo);
• Il Comune porta un contributo tangibile investendo risorse per far nascere luoghi aperti ai cittadini in cui in cui far crescere spazi di sperimentazione e spin off di imprese
• Il Comune si adopera perché dentro alla scuola entri la cultura del lavoro e del risultato anche là dove questa cultura non ha una tradizione consolidata