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Una città con te

Una città con te: ci vediamo il 1 dicembre

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Ci vediamo il 1 dicembre: ci troveremo a cena dalle 19 e per chi può alle 17 per fare il punto. Molte sono le cose di cui parlare!

Con noi ospiti che ci daranno indicazioni su nuovi approcci alla città, parleremo dell’associazione, delle attività da mettere in campo, della raccolta fondi e della necessaria organizzazione che dobbiamo darci per affrontare le sfide del prossimo anno, prima tra tutte, la seconda edizione del festival.

L’anno scorso di questi tempi abbiamo organizzato la prima edizione, l’edizione zero: il prossimo lo faremo febbraio 2018, ma è necessario mettere le basi per avviare l’organizzazione con gruppi di lavoro. 

Per confermare la propria presenza alla cena e per chi può all’incontro, vi chiediamo di scrivere una mail a unacittaconte@gmail.com così vi indicheremo luogo e modalità della cena e dell’incontro.

Una Città con te continua a lavorare per promuovere una nuova visione di città prosegue le sue attività grazie ad un gruppo di persone riunite da una comunanza di idee e di valori.

Dai tavoli di discussione del festival

By | Incontri, Una città con te | No Comments

La giornata del 17 dicembre, nonostante fosse un sabato prima di Natale, è stata un crocevia di riflessioni alte e dense. Dopo la mattinata passata a confrontarsi sui diversi modelli di attivismo tra Bologna, Milano e Torino e il dibattito su Trump e Brexit, ci sono stati 3 incontri, conversazioni le avevamo chiamate, che meritano un resoconto.

Condotti da Lucilla Boschi, Leda Guidi, Giovanni Arata, Pierluigi Musarò, Elena Di Gioia, Paolo Martinelli e grazie alla presenza di Assessori e di Consiglieri del Comune di Bologna, di Presidenti di Quartiere, di Sindaci di Comuni dell’Area Metropolitana, con attivisti, imprenditori, accademici e semplici curiosi, gli incontri hanno messo al centro la ricerca di nuove modalità e nuovi strumenti per fare politica, declinata in tre tavoli di discussione -welfare, cultura e turismo, digitale- che, pur affrontando temi diversi, hanno evidenziato desideri comuni.

Innanzitutto, si è parlato della sostenibilità della politica intesa come ritorno economico diretto e indiretto. Si pensi ad esempio a un modello di welfare generativo in grado di creare processi virtuosi tali per cui le politiche sociali non rappresentino più un costo per il territorio, l’economia e la società nel suo insieme. Si può citare a questo proposito la scelta di trasversalità nel welfare del Comune di Bologna, anche integrando nel suo organico un disability manager con il compito di raccogliere le istanze dei cittadini disabili e delle loro famiglie, di attivare il lavoro in rete di tutti gli enti e i soggetti coinvolti per evitare ogni forma di discriminazione.

In questa stessa direzione vanno i nuovi modelli di progettazione culturale e turistica, che pensano il territorio non solo in termini di spazio fisico-naturale o di patrimonio storico-architettonico, ma come insieme di relazioni, di competenze e di risorse da mettere in rete. Bisogna sostenere queste reti come sta facendo ad esempio il festival IT.A.CÀ che promuove progetti di turismo sostenibile, volti a valorizzare il territorio senza privarlo della sua l’autenticità, che ne è l’attrattiva principale sia per turisti che per i futuri nuovi residenti.

Per quanto riguarda le politiche culturali è ora di dare il via a una discussione concreta sul ruolo che possono avere nell’incrementare l’attrattività di Bologna metropolitana agli occhi di turisti e residenti, presenti e potenziali.

Sul fronte dei servizi, la sostenibilità deve andare di pari passo con l’accessibilità e l’usabilità. Grazie alle nuove tecnologie è possibile e necessaria un’analisi accurata dell’offerta e dei comportamenti degli utenti per migliorare i processi già in essere e progettare nuove opportunità.

Un’altra esigenza emersa nei diversi tavoli è quella di lavorare in un’ottica di collaborazione circolare tra Pubblica Amministrazione, cittadini, terzo settore e mondo imprenditoriale.

Nel sociale ad esempio, abbiamo avuto modo di ascoltare la testimonianza dell’associazione Piazza dei Colori 21 che, nel quartiere San Donato-San Vitale, sta utilizzando la coprogettazione insieme ad altre associazioni e ai cittadini come strumento di valorizzazione territoriale: le attività interessano bambini e famiglie interculturali e vanno dal doposcuola gratuito a corsi di italiano per le mamme.

Non bisogna dimenticare inoltre che Bologna gode della presenza di uno dei migliori atenei a livello nazionale e internazionale: la comunità accademica va integrata nei processi di analisi e valutazione delle politiche, se vogliamo che queste siano efficaci. Un altro strumento è quello del codesign e dell’ascolto in fase di progettazione, ma anche l’istituzione di policies di base che regolino i rapporti con l’amministrazione pubblica, come potrebbe essere quella sui dati aperti.

Infine delle politiche incisive devono garantire l’inclusione e combattere l’isolamento delle fasce più deboli. Va ripensato ad esempio il welfare familiare, devono essere combattuti gli stereotipi e gli squilibri di genere, adottando misure come il congedo di paternità obbligatorio, già sperimentato in alcune aziende bolognesi come Archilabò e attualmente oggetto di un disegno di legge presentato in Senato, e sostenendo esperienze come quella di NETural Family, una community che promuove la conciliazione lavoro/famiglia e una nuova idea di genitorialità, paritaria e condivisa.

Anche sul fronte della fruizione culturale e dei servizi, è importante mappare tutti i bisogni, analizzare tutti i progetti in corso, in modo tale da tutelare anche le nicchie, in quanto il panorama degli utenti è variegato e in continua evoluzione.

A fare da sfondo a tutte le conversazioni c’è stata la necessità della trasversalità delle politiche, intesa nella sua dimensione spaziale metropolitana, diffusa ma integrata, e in senso settoriale. Quando si parla di coesione e benessere sociale non si può ignorare la forza dei fattori culturali per contribuire alla riduzione di disuguaglianze sociali ed educative e favorire la creazione di opportunità di sviluppo economico, come dimostra l’esperienza del Mercato Sonato portata avanti da Orchestra SenzaSpine. Allo stesso modo è importante lo stretto legame esistente tra progettazione culturale e attrattività del territorio, inteso in termini di marketing turistico tradizionale ma anche e soprattutto in termini di persone che lo vivono e lo attraversano. Oppure l’applicazione delle tecnologie alle politiche sociali: ne è un esempio il progetto Open Welfare con cui nel 2014 il Comune di Bologna, primo in Italia, ha rilasciato in modo accessibile i dati della rete dei servizi socio sanitari organizzati per target di utenza, genere e nazionalità, per promuovere un percorso di welfare comunitario.

 

Una città con te, diamoci appuntamento

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Ciao a tutte e tutti.

Vi scrivo per proporvi una data (16 e 17 dicembre) nella quale vederci, riprendere il filo e rendicontare le cose che ho fatto in questi mesi.

Prima di tutto un pensiero, sul quale rifletto da un po’ e che mi piacerebbe discutere con voi.

La morte della politica è ormai diventata un problema sociale. Guardiamo alle cose che succedono nel mondo: Trump ha vinto negli Stati Uniti, l’Inghilterra si prepara ad uscire dall’Europa, mentre il vecchio continente è bloccato tra la burocrazia dell’austerità e la manca di coraggio dei governi nazionali. Pochi giorni fa sono tornato da una missione in Libano e vi posso assicurare che in Medioriente non se la passano benissimo, anzi sono al centro di quella che potremmo drammaticamente definire una terza guerra mondiale che ha già generato milioni di profughi e rifugiati.

Non so voi, ma io sono preoccupato e molto.

Mi preoccupa soprattutto il fatto che da quando la politica è morta i politici sono tornati ad essere quelli che inseguono la paura e urlano più forte, invece che risolvere i conflitti e costruire le condizioni per una nuova speranza.

Dai campi profughi di Beirut, alle fabbriche del Wisconsin, dai villaggi del nord Inghilterra pro Brexit, ai quartieri delle città italiane, è il pensiero ‘democrazia uguale riscatto’ ad avere perso di credibilità.

Per il cambiamento si guarda altrove, alle armi, ai muri, alla segregazione, quando il voto ai democratici perde di significato per la vita reale delle persone. La storia ci insegna che sono questi i momenti nei quali non è il popolo a prevalere, ma la dittatura di chi ha già potere. Anche se a volte sono i ‘democratici del passato’ ad averla affossata con le loro lobby e la loro corruzione, la politica deve rinascere!

Non è più questione unicamente di destra contro sinistra, ma di popolo contro establishment. Quelli che parlavano di un 99% calpestati da un 1% avevano ragione, ma quale alternativa abbiamo saputo costruire per cambiare questo stato di cose?! Se abbiamo a cuore il futuro dei nostri figli, dobbiamo tramutare tutta la nostra rabbia, la nostra paura e la nostra frustrazione in un impegno nuovo per il bene comune. Io sono convinto che questa sia la direzione, anche se ancora non abbiamo capito come.

Proviamo ripartire da noi. Da Bologna, dalla difesa di quello che deve essere di tutti. Abbattiamo quello che oggi, invece, serve solamente a pochi. Fermiamo le vecchie abitudini, non ci arrendiamo alla ‘banalità del male’ di chi oggi ci vuole comprare con gli slogan, il sangue degli altri, le soluzioni troppo facili. Ritroviamoci. Impegnamoci e se non ci danno spazio, prendiamocelo. Io ci credo davvero che la migliore forma di resistenza sia comunque e sempre stata la capacità di creare, come hanno scritto molto bene Florence Aubenas e Miguel Benasayag ormai molti anni fa richiamando al bisogno di una ‘nuova radicalità’.

Diamoci appuntamento per farlo insieme a partire dalla nostra comunità.

A dicembre sarà un anno esatto dal nostro primo appuntamento, quando decidemmo di iniziare un percorso insieme per cambiare in meglio la nostra città. Tanti e tante si sono unite poi lungo il cammino fino ad arrivare alla vittoria elettorale e l’avvio del nuovo mandato, con anche la mia conferma in Giunta. Ora sento che le aspettative sono alte e che il lavoro da fare è tanto. Parlando con molti di voi ho sentito richiamare più volte il bisogno di confermare con energia e forza il progetto che abbiamo avviato, dandoci una migliore organizzazione. Se mancano i luoghi di confronto manca anche la condivisione e quindi manca l’ascolto.

In questi mesi mi sono concentrato sulle nuove deleghe affidatemi dal Sindaco, dedicandomi all’organizzazione del lavoro istituzionale. Ora è il momento di scambiarci informazioni e opinioni, perché l’obiettivo sia il più possibile condiviso. Tocca a noi.
Dobbiamo continuare a costruire momenti di confronto: per questo è nata Una città con te e per questo adesso dobbiamo proseguire, trovando una nuova organizzazione.
Una città con te, nata per trovare modelli per continuare a cambiare senza lasciare indietro nessuno, sente la necessità di tornare a lavorare in modo partecipato chiamando a raccolta la propria comunità e movimenti simili di altre città. Trovando nell’inclusione la via per continuare a crescere, per ampliare il senso di appartenenza nella cittadinanza, per creare un luogo di attuazione di un processo di consapevolezza e senso civico.

Per questi motivi e come promesso quest’estate vorremmo incontrarci tutti insieme il 16 e 17 dicembre.

Fissate la data. Vediamoci tutti insieme. Nei prossimi giorni seguirà una proposta di programma dettagliato.

L’idea è di partire venerdì 16 dicembre alle cucine popolari con interventi di alcuni ospiti per poi stare insieme per cena. Ci sono circa 100 posti: per esserci, basta scrivere a unacittaconte@gmail.com
Il sabato 17 dicembre invece sarà occasione per confrontarci con gli amici di Milano di InnovarexIncludere e di Torino di Next To, partendo dal documento che abbiamo presentato a giugno frutto dei gruppi di lavoro che abbiamo organizzato insieme.

Un abbraccio

Matteo Lepore
PS Parallelamente a queste attività di una città con te, vorrei invitarvi a due appuntamenti dell’Amministrazione Comunale che segnano l’avvio di un percorso a cui tengo molto e in cui ritroverete molte delle nostre riflessioni. Sarà mia cura condividere orari, luoghi e programma nella prossima newsletter ma per ora segnatevi le date:

    1.    il 1 dicembre ci troveremo per fare il punto di due anni di patti di collaborazione e lanciare il percorso verso l’Ufficio per l’Immaginazione Civica. Grazie a Bologna, nell’agenda nazionale sono entrati nuovi modelli di cura dei beni comuni.

2 . Il 15 dicembre, annunceremo i progetti per l’innovazione urbana di Bologna che verranno realizzati nel quinquennio 2016-2021.

Per finire, sul mio Blog https://matteolepore.it/ nei prossimi pubblicherò il racconto delle cose che ho fatto in questi primi mesi di mandato, mentre a questo link  potete leggere  le linee di mandato dell’Amminsitrazione per i prossimi  5 anni. Ritroverete alcune delle azioni che la Giunta e il Sindaco hanno previsto per il futuro della città

L’ascolto per essere dalla parte di Bologna

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Se c’è una cosa che contraddistingue Una città con te è il metodo che abbiamo adottato con ascolto e collaborazione come strumenti.

Per questo, sopratutto in questo momento di mobilitazione, pensiamo sia importante aprire un dialogo con tante e tanti che vogliono innescare qualcosa di nuovo.

Per questo, anche su proposta di parte della comunità, abbiamo creato questo piccolo sondaggio.

Questo il link.

Possiamo chiedervi di condividere questo articolo? E’ importante capire come proseguire e senza ascolto non può esserci una comunità che cresce.

Primo degli eletti grazie al lavoro che abbiamo fatto insieme

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Ora che tutte le sezioni elettorali sono state scrutinate, per prima cosa voglio ringraziare tutte le persone che ieri si sono recate ai seggi per votare. Il dato della partecipazione ci consegna una fotografia nuova di Bologna, una città che si esprime in modo democratico e libero, con la franchezza e la passione che contraddistingue gli abitanti di questa terra.

Matteo LeporeNei prossimi giorni sarà fondamentale analizzare bene i dati, zona per zona, tema per tema.

Per quanto mi riguarda, ho deciso a gennaio di dedicare la mia candidatura in Consiglio Comunale nella lista del Partito Democratico alla rendicontazione delle cose buone fatte dal Sindaco e dalla Giunta.

Un percorso dedicato soprattutto all’ascolto e al confronto, perché è questo il primo comandamento di un amministratore pubblico, a mio parere.

E’ stata una maratona durata 5 mesi, lungo la quale ho incontrato migliaia di persone, nei luoghi di lavoro, nei caseggiati popolari, dagli spazi più innovativi a quelli abbandonati. In molti hanno scelto di condividere con me un cammino, chiamato “Una città con te”.

Abbiamo avanzato proposte, indicato problemi, raccolto fondi per sostenere progetti e mettere in campo soluzioni. Mi sono dedicato anima e corpo a quello che credo oggi si debba fare, come ho più volte detto, cioè dimostrare che non sono i cittadini a doversi reinnamorare della politica, ma la politica a doversi reinnamorare di loro.

Devo dirlo, non sarei mai arrivato primo degli eletti in termini di preferenze senza il sostegno di tante e tanti volontari che si sono uniti a me. Siamo partiti da zero e abbiamo creato una cosa che prima non c’era, una comunità di persone che vogliono portare avanti Bologna senza lasciare nessuno indietro.

Dunque per me la strada intrapresa e che abbiamo davanti è chiara, non ci sono bivi da scegliere. Saremo al fianco di Virginio Merola per vincere il ballottaggio, con i nostri valori e il senso concreto della vita quotidiana delle persone.

Nei prossimi giorni avrò modo di esprimermi più compiutamente sul senso di questo voto.

Per ora grazie davvero a quanti hanno avuto fiducia in me e riconosciuto il lavoro svolto.

Matteo

Le proposte di Una città con te: una visione per portare Bologna nel 2021

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Continuare a cambiare Bologna senza lasciare indietro nessuno: grazie al lavoro di tanti e tante, la comunità Una città con te ha condiviso le priorità per Bologna, città metropolitana da un milione di abitanti.

A dicembre eravamo in più di 200 in una Casa del Popolo, a febbraio in più di 500 al circolo ARCI Benassi, circa 1200 persone hanno partecipato ai nostri appuntamenti da dicembre ad oggi abbiamo creato un sito web per gestire le informazioni e il dialogo, per raccontare la città e le comunità; con gruppi di lavoro e laboratori, con incontri tematici e corsi di formazione per i più giovani, abbiamo creato un percorso aperto motivati da spirito civico e da un obiettivo: condividere le priorità per il futuro di Bologna.

Una città con te ha condiviso le priorità che Matteo Lepore porterà avanti nella sua campagna elettorale per il Consiglio Comunale nella lista del Partito Democratico che consegnamo al candidato Sindaco Virginio Merola.

La proposta di Una città con te non è un programma, né una lista di desideri ma una visione per portare Bologna nel 2021 a partire da un forte metodo trasversale in cui evidenziamo 6 priorità fondamentali con 3 temi a cui sono legati azioni e progetti.

Con una città accanto, continueremo a collaborare all’agenda della città anche oltre le elezioni, a partire da un incontro che organizzeremo a settembre 2016.

Vogliamo essere una comunità attiva e impegnata per il bene della città nel medio periodo, unire i problemi alle soluzioni, con innovazione e inclusione, spingendo assieme per il cambiamento senza lasciare indietro nessuno, disseminando competenze e quanto di buono viene realizzato.

Insieme, applicheremo alla politica il metodo della collaborazione per la cura del bene comune.

Scarica le proposte di Una città con te

 

Qui trovi le slide che riassumono il documento con le pricipali azioni e progetti.

Qui il processo con immagini e numeri di Una città con te.

Vorrei fare qualcosa per lei (Bologna)

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“Spesso, soprattutto nelle belle giornate, quando cammino distrattamente per Bologna, mi capita di osservare i turisti immobili, col naso all’insù. Allora seguo il loro sguardo e mi accorgo dove sono e quanto sono fortunato.
Spesso, ciò che ci sta più a cuore è anche ciò che più trascuriamo, ciò che diamo per scontato e che solo una volta che ci viene a mancare rimpiangiamo di non aver appieno vissuto.
Vorrei che non fosse così, almeno per la mia città, la città che ho scelto di vivere, la città che mi ha adottato.

Vorrei fare qualcosa per lei. Rendermi disponibile. Ripagarla.

Dopo gli studi umanistici ho deciso di perlustrare le molteplici modalità con le quali poter rendere effettiva quella cultura tutta scolastica che riempiva ancora la mia tracolla giovanile.

Il volontariato col FAI, il corso in Project Management, le collaborazioni con Associazioni culturali, tra cui il Cassero, sono stati tutti esperimenti importanti. Importanti sia per ciò che mi hanno insegnato, sia, se non soprattutto, per il loro valore di sperimento e verifica.

Mettere a frutto ciò che si sa e ciò che si sa fare, combinarlo con ciò che si apprende, moltiplicare esponensialmente il risultato grazie alla collaborazione con altre persone, spinte e avvicinate dagli stessi obbiettivi, è forse la cosa più gratificante che possiamo ottenere. Forse no.

Forse ancor più gratificante è rivolgere lo sguardo dove gli altri (turisti e cittadini) rivolgono il loro, e sentire che l’ammirazione, l’inclusione, il segnale, è anche opera nostra”.

 

Chi spende tempo e parole che spiegarsi,  offre un segnale preciso. Con questa motivazione chiediamo a chi intende partecipare a “Viaggio nelle competenze“, il percorso di affiancamento per far conoscere nuove opportunità e nuovi modelli del lavoro, una breve motivazione.

Inizialmente rivolto a 20 under 30, il percorso, grazie alla campagna di crowdfunding, è aperto a tutti gli interessatima mantiene l’obiettivo originario: dare priorità ai più giovani per offrire una occasione di crescita e opportunità verso altri canali di sostegno e ulteriori processi formativi.

Poi arriva una mail che racconta un punto di vista che merita di essere condiviso. D’accordo con l’autore, pubblichiamo.

 

Coltivare la città e la terra

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Questo sabato e domenica, sono andato a trovare due realtà importanti della città. Due lembi di terrà diversi tra loro ai confini del nostro tessuto urbano, attraversati da una intensa vita di comunità. Si tratta della Cooperativa Arvaia a Borgo Panigale e della Fattoria Urbana al Pilastro. Alberto, Cecilia, Roberto, Stefano e tanti altri sono i soci di Arvaia. Arrivano a 300 (ma puntano a 500 – quindi potete ancora unirvi a loro) e conducono una delle esperienza di cooperazione più interessanti del nostro paese.

Nella città che ha di fatto inventato gli orti urbani comunali, hanno introdotto la coltivazione urbana condivisa. Non più ognuno a “coltivare il proprio orticello”, ma una grande area agricola dove si sperimenta una gestione comunitaria che rafforza le relazioni, si diffonde una sana cultura alimentare, si recupera un rapporto con l’ambiente natuarale. Due anni fa, Arvaia ha partecipato ad un bando del Comune di Bologna, che ha assegnato in totale  42 ettari di terreno (!!!). Oggi in via Olmetola troverete un luogo ideale dove passare del tempo con i vostri figli, gli amici o semplicemente ritrovare voi stessi.

L’approccio è cooperativo e dedicato alla condivisione del bene comune: la terra da coltivare. La collaborazione comincia con la condivisione fra i soci di un budget di produzione, questo comprende tutte le spese che saranno effettuate durante l’anno per produrre il cibo che verra’ distribuito settimanalmente ai soci. L’obiettivo viene presentato a inizio anno in occasione dell’assemblea generale dei soci, organo sovrano, e da questa deve essere approvato. Il senso è di decidere insieme come e cosa coltivare, con la massima disponibilità a organizzare un lavoro agricolo con gestione e fatica condivisa. Il budget approvato viene suddiviso per il numero di soci, questo identifica la loro singola quota annuale, che dara’ diritto al ricevimento dei prodotti settimanalmente.

Ai soci viene richiesto di partecipare alle attività agricole in ragione di qualche mezza giornata all’anno in base alle proprie possibilità. Questo permette di prendere coscienza del come e dove il nostro cibo nasce e raggiunge le nostre tavole. I soci possono fornire la loro collaborazione al buon funzionamento della cooperativa in base alle loro competenze o capacità professionali (di un buon “ciappinatore” c’e’ sempre bisogno). La forma condivisa di un terreno come bene comune della cittadinanza (lo sottolineo: ettari agricoli in concessione dal Comune di Bologna), offre la possibilità di sviluppare attività conviviali e di cultura agricola per imparare a coltivare, trasformare e cucinare le eccedenze. A Borgo Panigale, la “città del cibo” di fatto esiste già e rappresenta un esempio di come riportare al centro la dimensione comunitaria attraverso una gestione sostenibile delle aree agricole. Tutto ciò produce lavoro, capitale sociale e culturale, tutela del paesaggio urbano, educazione e trasmissione di competenze. Avere una città dalla propria parte significa anche questo? a Bologna sì, eccome.

 

 

Da una “fattoria urbana” all’altra. Esattamente al Pilastro, una storia diversa ma ispirata da un approccio comunitario altrettanto importante. Circondata da palazzi e abitazioni, la Fattoria Urbana sorge da 50 anni nel quartiere S. Donato di Bologna, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. Il Circolo La Fattoria, in collaborazione con varie associazioni educative avvicina la cittadinanza ai cicli della natura, al rispetto e alla conoscenza degli animali.

La Fattoria è un luogo aperto, dove le famiglie e chiunque lo desideri può avvicinarsi a questo mondo. I destinatari principali dei progetti didattici proposti sono le scuole, ma è qui che pulsa la vita comunitaria del quartiere. Ne ho avuto la riprova domenica partecipando alla Festa del Falò – Lòm  a Merz, tradizionale rito delle nostre campagne. L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello d’incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature. Per questa occasione, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi, mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi. Questa domenica, ho visto uno dei tramonti più belli di Bologna e ho pensato, questa è la nostra comunità. Lo spazio e la dimensione capace di abbracciare le nuove generazioni nei luoghi costruiti con l’ingegno e la saggezza di chi ci ha preceduto.

Le città non sono fatte solo di mattoni, ma anche di terra e di concime. Ed è probabilmente da questi ultimi che avremo la possibilità di trarre le risorse per continuare a vivere insieme.

Matteo

 

 

Imparare da Piazza dei Colori

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Il nostro viaggio nella città è arrivato in Piazza dei Colori, una delle piazze pedonali più grandi di Bologna. Qui ho incontrato un gruppo di persone, diverse tra loro ma unite dall’amore per il proprio lavoro e la comunità.

Siamo al limite dei confini della città, di fronte all’ex consorzio agrario di via Mattei, a pochi passi dalla Croce del Biacco e dalla Zona Roveri. Tra i filari di case popolari, vivono alcune migliaia di famiglie, con una crescita importante nel numero di nuovi cittadini provenienti da altri paesei. Quando entrate in Piazza dei Colori dovete percorrere tutti e 500 i metri del portico per arrivare alla prima serranda alzata. Sì perchè questo villaggio sorto a metà degli anni ’80 è stato pensato per ospitare anche numerose attività commerciali e artigianali delle quali però non si ha più traccia, se non grazie a qualche insegna abbandonata.

Due sono le speranze di questa parte di Bologna, le nuove attività artigianali che si sono insediate recentemente attraverso il bando comunale Incredibol e, accanto a loro, la forte presenza di giovani adolescenti che vivono la piazza e il centro giovanile (quando è aperto, cioè 10 ore la settimana!). Valentina, Annabella, Luigi, Roberto, Andrea, Martina e gli altri amici che ho incontrato ieri sera mi hanno raccontato le loro storie. Storie di impresa e di innovazione, storie di lavoro sociale e di difficoltà ad affrontare a mani nude la complessità di un quartiere isolato dal resto di Bologna, ma che di Bologna rappresenta una delle anime più calde. In Piazza dei Colori ho trovato tutte le energie che la nostra città è capace di generare spontaneamente quando si tratta di contrastrare l’avanzata dell’abbandono.

Grazie al lavoro di comunità, avere aperto qui il primo fablab bolognese (con 300 soci), un teatrino di burattini, uno spazio per il riciclo degli abiti e lo studio assistito dei bambini e dei ragazzi, avere coinvolto il Centro Sociale anziani rappresenta un patrimonio inestimabile da proteggere e dal quale ripartire.

Quando ci siamo salutati e sono salito in auto ho pensato: ecco cosa significa per una persona che vive o lavora lì sentire una città al proprio fianco. Essere pionieri in Piazza dei Colori e sapere che non verrai lasciato solo. Vedere la vita dei propri figli crescere tra due filari di caseggiati popolari ed essere convinto che non avranno comunque perso nessuna occasione.

Dobbiamo imparare da Piazza dei Colori per rimboccarci ancora una volta le maniche e realizzare davvero la città ideale.

Il Teatrino a due Pollici nasce nel 2005, come compagnia professionale di teatro di figura con lo scopo promuovere il teatro di animazione attraverso spettacoli, laboratori e stage intensivi per bambini e adulti. La sede di Piazza dei Colori 23 A-B, è sia un piccolo teatro di burattini, in cui vengono presentati spettacoli , concerti, mostre e letture animate, che una bottega d’arte in cui seguire percorsi formativi, principalmente rivolti all’ambito del teatro di figura o trovare pupazzi fatti a mano e giocattoli in legno da acquistare. Privilegiando la componente artigianale e manuale della realizzazione artistica, vengono periodicamente attivati corsi, seminari e laboratori in cui apprendere a costruire burattini e giocattoli, dipingere scenografie, cucire costumi, disegnare sagome per il teatro d’ombre, usare – e inventare – strumenti musicali per la sonorizzazione di spettacoli.
In Piazza dei Colori from Marco Landini on Vimeo.ddf

Matteo

Partiamo in 500

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Grazie! eravate più di 500 ieri sera all’Arci Benassi per la presentazione del percorso “Una città con te”. Grazie ai volontari che ieri sera ci hanno aiutato ad accogliervi. Grazie agli amici che hanno rivolto il loro invito ad altri. Grazie a chi avrebbe voluto esserci e non ha potuto, a chi mi ha risposto con lunghe email di riflessioni, che mi sono letto una per una. Volevamo essere in tanti e abbiamo deciso di promuovere la serata esclusivamente con il passaparola, puntando sulla qualità delle relazioni e sulla fiducia. Eh sì, perchè se siete arrivati al Benassi è proprio perchè una persona di cui vi fidate vi ha invitato, perchè credete in lei o quanto meno è stata capace di incuriosirvi o di coinvolgervi.

Mi piace pensare che l’essere riusciti in questo modo a riempire una sala così grande, rappresenti un patrimonio estremamente importante per la nostra comunità, in una epoca nella quale prevalgono sentimenti di delusione e di paura. Ieri sera, tutti insieme, siamo riusciti ad abbattere questi muri. Non c’è fiducia, infatti, senza l’amicizia disinteressata e non c’è partecipazione politica senza la passione e la curiosità, la spinta a conoscere e a condividere con gli altri le proprie difficoltà, i propri sogni, i propri dubbi. L’abbiamo affermato: “non sono i cittadini a doversi reinnamorare della politica, ma la politica a doversi reinnamorare di loro”.

Non è vero che prevale tra noi il cinismo e l’indifferenza, semmai il senso di tradimento come quando finisce un grande amore. Ed è per questo, ad esempio, che le persone rinunciano al proprio diritto di voto astenendosi. Perchè non si riconoscono nella politica in chi la pratica. Perchè non vedono negli occhi di amministra quella luce di curiosità e interesse verso il prossimo, che dovrebbe muoverci all’impegno per il bene comune. Ebbene sì, ieri sera, insieme a mei ho visto altri mille occhi brillare e tante persone, silenziose ma concrete, disponibili ad asoltare le storie di questa città. Possiamo esserne orgogliosi.

Ora sta a noi decidere, se andare avanti o tergiversare. Se aspettare ancora che torni la leggenda di quello che fu.

Ma io, dopo ieri sera, la vostra risposta la conosco già.

Bologna si è rimessa in moto e adesso tocca a noi, insieme, scrivere le pagine di questa nuova storia.

Matteo