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m.dalena

Una città con te: Bologna! Ci vediamo il 31 maggio alla festa Unità delle Due Madonne

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In molti mi hanno chiesto di rivederci tutte e tutti insieme.

Pillati e LeporePer fare il punto e per guardarci negli occhi dopo tanti mesi di lavoro. Ho scelto un luogo particolare, a cui devo tanto affetto: la festa dell’Unità delle Due Madonne nel quartiere Savena.
Chi viene? Insieme a Marilena Pillati faremo il punto, per l’ultima rincorsa verso il voto del 5 giugno. Ci vediamo alle 21, il 31 maggio

Matteo Lepore

Una città viva e densa di relazioni di prossimità: Roberta Bartoletti

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Roberta Bartoletti, Professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Urbino ha partecipato attivamente al percorso di Una città con te. 

Cosa fai tu per Bologna?

Cerco di far dialogare il mio lavoro di ricercatrice con l’impegno civico su temi che mi stanno a cuore a Bologna, supportando con la ricerca i processi di innovazione sociale in città e lo sviluppo delle politiche pubbliche.

Negli ultimi cinque anni studio gli orti urbani comunali, ho partecipato alla gestione dell’area comunale del Maggiore e a diversi processi relativi alla riforma del Regolamento comunale. Mi sono occupata dell’area dei Prati di Caprara contribuendo alla costituzione di un comitato civico che è intervenuto dal 2012 nel dibattito pubblico sul futuro del parco. Sto realizzando una ricerca sulla collaborazione civica con una sociologa della Sapienza di Roma, analizzando le interazioni tra collaborazione sui beni comuni e la piattaforma Comunità.

Roberta Bartoletti

Cosa può far Bologna per te?

Bologna per me può dimostrare di essere una città capace di mantenere alcuni valori fondamentali, tra cui la voglia di partecipare ai processi pubblici, con forme di attivismo civico tradizionali e nuove.

L’amministrazione della città credo debba essere capace di cogliere queste spinte dal basso, ascoltarle e abilitarle, e soprattutto tenerne conto nei suoi processi decisionali.

Bologna per me dovrebbe inoltre essere una città viva e densa di relazioni di prossimità, con quartieri e strade vissute, e una città capace di accogliere i suoi sempre nuovi abitanti, che sono molti, siano essi di Modena, di Cosenza o di paesi lontani.

Bologna per me dovrebbe finalmente accorgersi che i Prati di Caprara sono una foresta dietro casa, a portata di mano, di cui tutti noi dovremmo prenderci cura, a partire dalla stessa Amministrazione, con un po’ di immaginazione civica da parte di tutti.

Cosa ti ha colpito delle proposte di Una città con te?

Ci sono diversi punti che condivido, ma in particolare ho apprezzato il metodo, che ha consentito di metter in rete punti di vista e conoscenze diverse, e di creare un confronto tra cittadini e operatori intorno a temi rilevanti per la città.

Lo sviluppo strettamente intrecciato al welfare e alla cultura: Mauro Bigi

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Mauro ha 42 anni ed è manager della divisione sostenibilità di una società di consulenza multinazionale e superhost di airbnb. Anche lui è parte di Una città con te.

Cosa fai per Bologna?

Sto animando una community di host di airbnb e altre piattaforme di ospitalità collaborativa (nightswapping, misterbnb, ecc.) per promuovere percorsi di turismo basati sulla sharing economy a Bologna.

I nostri ospiti non cercano semplicemente un’alternativa economica ad un hotel, ma la possibilità di vivere Bologna, di sentirsi bolognesi per qualche giorno ed è questo che li aiutiamo ad essere.

Mauro Bigi

Cosa vuoi da Bologna? Come fare per far si che Bologna ti sia accanto?

Vorrei che Bologna promuovesse una offerta turistica alternativa, basata sulle reti collaborative e la sharing economy.

Una rete che offra la possibilità ai viaggiatori di dormire, visitare la città, imparare l’italiano, la cucina, la “bolognesità” attraverso chi vive, studia e lavora a Bologna.

Vorrei anche che Bologna semplificasse le procedure burocratiche e amministrative e ci aiutasse a far emergere chi oggi opera in modo informale perché crediamo la sharing economy può crescere solo nella legalità.

C’è un aspetto delle proposte di Una città con te che ti senti di sottolineare?

La visione dello sviluppo strettamente intrecciato al welfare e alla cultura e al tema della circolarità e rigenerazione degli spazi.

 

Mettere in rete e fare emergere tutti i suoi talenti: Silvia Salmeri, 30 anni, imprenditrice

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Anche Silvia, 30 anni imprenditrice, racconta la sua Bologna a Una città con te.

Cosa fai tu per Bologna?

Nella vita mi occupo di turismo e valorizzazione territoriale, partendo dalle persone.

Da anni io e il mio team lavoriamo per la promozione delle aree rurali d’Italia, partendo proprio dalla città metropolitana di Bologna e, nello specifico, dalla Valsamoggia. Attraverso l’associazione ViviSostenibile, abbiamo fatto conoscere a centinaia di cittadini e turisti territori sconosciuti, sia tramite l’organizzazione di social trekking che grazie a progetti di marketing territoriale più ampi. Con il successivo lancio di Destinazione Umana, portale e tour operator online, abbiamo coniato invece i viaggi ispirazionali. L’ispirazione di Bologna? Naturalmente l’innovazione!

Silvia Salmeri

Cosa può fare Bologna per te?

Sogno una città che sia sempre più metropolitana e accogliente, con politiche di valorizzazione territoriale di ampio respiro che guardino anche fuori dalle mura cittadine. Una città internazionale, liquida e senza confini, che sappia mettere in rete e fare emergere tutti i suoi talenti.

Cosa ti ha colpito tra le proposte di Una città con te?

Mi ha colpito l’alta partecipazione indice, a mio parere, dell’apprezzamento nei confronti del lavoro fatto da Matteo e di speranza verso quello che potrebbe fare in futuro per la città di Bologna.

Innovazione e creatività come leve di una cittadinanza culturale: Pierluigi Musarò per una città con te

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Professore di Sociologia e Comunicazione, 41 anni: con Pierluigi Musarò continuiamo la nostra serie di punti di vista. Per avere una città accanto, serve il supporto di tante e tanti.

Cosa fai per Bologna? 

Dividerei 3 ambiti.

1. sono Professore Associato, Università di Bologna, e al contempo Visiting Fellow, London School of Economics and Political Science, e Research Fellow, Institute for Public Knowledge, New York University. Dunque mi occupo di fare ricerca e produrre conoscenza, oltre che formare gli studenti, con un’attenzione particolare all’internazionalizzazione.

2. in qualità di presidente dell’Associazione di Promozione Sociale YODA, dal 2000 mi occupo di diversi progetti, sia sul territorio italiano che su quello europeo e internazionale (Spagna, Mozambico, Palestina, Algeria – Campi profughi Saharawi, Albania, etc.).

3. ideatore e direttore di IT.A.CÁ migranti e viaggiatori: Festival del Turismo Responsabile (dal 2009)

Cosa puoi fare per te Bologna?

Schermata 2016-05-12 alle 11.47.41Premesso che apprezzo il lavoro svolto da questa amministrazione, vorrei una città più cosmopolita, attenta ai temi globali, aperta all’innovazione, capace di attrarre risorse internazionali, valorizzarsi di più presentandosi meglio a chi decide di visitarla (a partire dal decoro urbano).

Maggiori relazioni tra i diversi centri di eccellenza della città (università, aziende, istituzioni, etc..).

Più attenzione alla sostenibilità. Tutto questo può essere raggiunto coinvolgendo i cittadini in modo attivo, invitandoli e formandoli a prendersi cura dei luoghi e delle relazioni. Insomma, una qualità della vita che aumenti il benessere di chi ci vive e l’attrattività verso l’esterno.

C’è un aspetto che ti ha colpito sulla proposte di Una città con te?

Premesso che apprezzo molto il il focus sul bene comune e il metodo della collaborazione, e che mi rivedo molto nell’idea di innovazione e creatività come leve di una cittadinanza culturale, oltre che politica e sociale (sono questi anche i temi di ITACA 2016), uno dei punti che mi colpisce in positivo e’ l’accento sull’attrattività della città: affermazione di Bologna come destinazione turistica e come polo di attrazione internazionale, soprattutto in tandem con l’università.
Chissà che questo possa portare Bologna a diventare un po’ come Londra: in testa alle classifiche per arrivi turistici, le migliori università del mondo, creatività e finanza ad alti livelli e…un sindaco musulmano!

Le proposte di Una città con te: una visione per portare Bologna nel 2021

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Continuare a cambiare Bologna senza lasciare indietro nessuno: grazie al lavoro di tanti e tante, la comunità Una città con te ha condiviso le priorità per Bologna, città metropolitana da un milione di abitanti.

A dicembre eravamo in più di 200 in una Casa del Popolo, a febbraio in più di 500 al circolo ARCI Benassi, circa 1200 persone hanno partecipato ai nostri appuntamenti da dicembre ad oggi abbiamo creato un sito web per gestire le informazioni e il dialogo, per raccontare la città e le comunità; con gruppi di lavoro e laboratori, con incontri tematici e corsi di formazione per i più giovani, abbiamo creato un percorso aperto motivati da spirito civico e da un obiettivo: condividere le priorità per il futuro di Bologna.

Una città con te ha condiviso le priorità che Matteo Lepore porterà avanti nella sua campagna elettorale per il Consiglio Comunale nella lista del Partito Democratico che consegnamo al candidato Sindaco Virginio Merola.

La proposta di Una città con te non è un programma, né una lista di desideri ma una visione per portare Bologna nel 2021 a partire da un forte metodo trasversale in cui evidenziamo 6 priorità fondamentali con 3 temi a cui sono legati azioni e progetti.

Con una città accanto, continueremo a collaborare all’agenda della città anche oltre le elezioni, a partire da un incontro che organizzeremo a settembre 2016.

Vogliamo essere una comunità attiva e impegnata per il bene della città nel medio periodo, unire i problemi alle soluzioni, con innovazione e inclusione, spingendo assieme per il cambiamento senza lasciare indietro nessuno, disseminando competenze e quanto di buono viene realizzato.

Insieme, applicheremo alla politica il metodo della collaborazione per la cura del bene comune.

Scarica le proposte di Una città con te

 

Qui trovi le slide che riassumono il documento con le pricipali azioni e progetti.

Qui il processo con immagini e numeri di Una città con te.

Turno di notte insieme ai tassisti bolognesi

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DSC_2556Ascoltare chi lavora in un servizio pubblico come questo è importante per l’assessore all’economia e al turismo. Per questo, insieme a Isabella Angiuli, venerdì scorso ho passato una serata e parte della notte con i tassisti bolognesi di COTABO. Ci siamo confrontati sui problemi quotidinani del loro lavoro e abbiamo toccato con mano le questioni che dobbiamo affrontare insieme per migliorare il servizio. Con noi anche Federica Orlandi, giornalista de Il Resto del Carlino. Di seguito la sua ricostruzione di questa notte.

IL VIAGGIO L’ASSESSORE: «IMPEGNATI A TROVARE LE RISORSE PER INSTALLARE LE TELECAMERE)

Una notte in taxi per attraversare la città con gli occhi di chi ogni sera è sulla strada. E stato un venerdì alternativo per l’assessore Matteo Lepore che, assieme alla candidata Isabella Angiuli e al direttore generale di Cotabo Marco Benni, lo ha trascorso in compagnia di alcuni tassisti, in un viaggio notturno tra centro storico e zona universitaria (da percorrere a passo d’uomo: «se suoniamo, ci tirano un calcio alla macchina, se va bene», svela il conducente), poi periferia, Pilastro e Bolognina, dove soprattutto il posteggio Kiss&Ride della stazione da non pochi grattacapi. Tra sicurezza e viabilità, sono diversi i punti critici per i tassisti.

«IL TAVOLO in Prefettura è aperto, il Comune si impegna a investire le risorse necessarie in telecamere e colonnine ai posteggi», assicura Lepore. Non c’è tempo da perdere: dopo le recenti aggres sioni, alcuni tassisti hanno già installato la telecamera a bordo, altri stanno valutando il vetro divisorio, «utile purché sottile, per non impedire il dialogo col passeggero», spiega una delle pochissime donne che, nonostante le insicurezze, fa i tumi di notte. Le colonnine, elencano gli operatori, dovranno essere videosorvegliate, connesse al Wi-fi e dotate di sensori che rilevino dati su viabilità, inquinamento e meteo. Per ora, le proposte per il prossimo mandato si concentrano su un nuovo progetto su pedonalizzazione e viabilità: «Intendiamo collaborare con chi gestisce il servizio pubblico e con gli utenti – illustra Lepore -. Non è più il momento di scelte ‘dall’alto’, ora bisogna migliorare insieme quello che c’è».

IN UN’OTTICA metropolitana. Per questo potrebbero essere ripensati anche i tragitti degli autbus, che ora si limitano all’asse pe- T1 riferia-centro: «Un lavoro enorme, ma che va fatto. Saranno sempre più efficaci i collegamenti ai T-days» sottolinea l’assessore. Ma non si esauriscono le preoccupazioni dei tassisti, a partire dal contrasto all’abusivismo, sempre più diffuso? «Sono oiganizzatissimi lamenta Mirko Bergonzoni di Cotabo -. Lavorano in coppia: uno gestisce una pagina Facebook, su cui raccoglie le prenotazioni, l’altro guida».

Federica Orlandi

Alcune foto della notte reallizate da Mirco Cevenini

28 aprile Una città con te consegna le proposte al candidato Sindaco Virginio Merola

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Un percorso di ascolto e partecipazione deve avere un obiettivo concreto, una promessa da mantenere.

Dopo i gruppi di lavoro tematici, il percorso di Una città cambia ancora velocità. Il 28 aprile, dalle 19, in un evento aperto al pubblico consegneremo le proposte di programma al candidato Sindaco Virginio Merola.

Grazie alla collaborazione di tante e tanti, Una città con te ha condiviso le priorità che Matteo Lepore porterà avanti nella sua campagna elettorale per il Consiglio Comunale nella lista del Partito Democratico.

12510463_1145728575455600_8046034966295714723_nDopo la Casa del popolo, il circolo ARCI Benassi, incubatori e coworking, questa volta ci troveremo in un altro luogo importante, gli spazi recuperati e dedicati all’arte contemporanea dal progetto SETUP, presso l’Autostazione di Bologna in piazza XX settembre.

Ci vediamo alle 19.

Per tutti i partecipanti sarà possibile accedere gratuitamente alla mostra dedicata al Maestro Pozzati, curata da SETUP.

 

 

Una Bologna ancora più attenta alla sua identità

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Ugo Mencherini, 32 anni, da giornalista sportivo ci racconta la sua passione per il Bologna e per Bologna.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo di sport, in particolare di Bologna FC, e lo faccio tramite la radio. Ho contribuito ad aggregare la comunità dei tifosi, compresi quelli “bolognesi nell’anima” ma non per nascita. Ho ideato e organizzato (insieme al BFC) la “Giornata dei tifosi rossoblu di fuori regione”, ideato il marchio “Io tifo Bologna”, che ha consentito di finanziare numerose iniziative di beneficenza.

Come hai contribuito a rendere la nostra città un posto migliore?

Bedtime (Mencherini)

 

Sono fortemente convinto che la squadra sia un’espressione importante della Città e la comunità dei tifosi rappresenti un grande bacino di entusiasmi, passioni, identità e “bolognesità”. La mia passione è anche il mio lavoro e il mio modo di prendermi cura della comunità e della mia città.

Come vorresti vedere Bologna tra qualche anno? E quali dovrebbero essere le priorità della prossima amministrazione? Cosa deve fare Bologna per te?

Vorrei vedere una Bologna ancora più attenta alla sua identità, in grado di restituire maggiore senso di appartenenza soprattutto ai suoi cittadini più giovani e “periferici”.

Mi piacerebbe che l’amministrazione volgesse la sua attenzione anche alla salvaguardia del patrimonio culturale e linguistico del nostro dialetto, che corre seriamente il rischio di sparire. Tra le priorità dell’amministrazione, vorrei che rimanesse la capacità di creare aggregazione e comunità tramite la cultura, la partecipazione e, perché no, lo sport.

Cultura leva di cittadinanza: il report del worskhop del 12 aprile

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Report dell’incontro del 12 aprile dedicato a Cultura, inclusione sociale, comunità. Si tratta di una sintesi: le proposte progettuali saranno consegnate al candidato Sindaco Merola il 28 aprile (qui le info).

Eravamo ad Ateliersi, un atelier di produzione e sperimentazione artistica e uno spazio culturale e abbiamo cercato di dare risposta ad alcune domande molto complesse e che riguardano da vicino la nostra città.

La cultura è una leva per la cittadinanza, la collaborazione e la capacità di creare valore per Bologna‬, nei quartieri e nella città metropolitana: ci siamo chiesti come le istituzioni e la progettualità culturale della città possa sostenere la comunità.

Qui trovate le foto.

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Come far dialogare spazi e progettazione culturale per valorizzare l’architettura delle relazioni e la collaborazione? Come facilitare e invogliare l’accesso alle proposte culturali?

Quali competenze sono necessarie per innovare in questo settore? Quali suggerimenti trarre da iniziative che hanno innovato l’utilizzo di spazi pubblici? Quale visione e nuovo ruolo per gli spazi pubblici e le istituzioni culturali?

Durante la discussione sono emerse diverse parole chiave, una di queste è “ibridazione”. Un’altra è trasversalità.

Degli ambiti con l’abbattimento delle separazioni settoriali tradizionali, tra teatro, video, musica e tutte le discipline artistiche.

Degli attori coinvolti, attraverso la promozione di un maggiore scambio tra operatori, amministrazione, gruppi formali e informali.

Tra grandi aziende e piccole realtà, anche del sociale.

Dei servizi, portando ad esempio la cultura nei condomini di edilizia pubblica oppure affiancandola agli operatori dei servizi sociali.

Delle gerarchie, coinvolgendo i cittadini nelle scelte e nell’allocazione delle risorse.

Dell’offerta, dando spazio non solo a grandi eventi.

Delle proposte artistiche e culturali incentivando contaminazioni e sperimentazioni nei circoli tradizionali.

La trasversalità crea un senso di comunità diffusa perché favorisce le relazioni di vicinato e l’inclusione di tante conoscenze, anche quelle che vengono da lontano perché la cultura, quando è scambio e non consumo, diventa uno strumento di welfare, che mette in rete opportunità per la costruzione di relazioni positive.

La trasversalità permette poi di reinventare i luoghi, di cambiarne la destinazione d’uso e mette quindi le persone in condizione di fruire della cultura in situazioni inaspettate. Il sistema culturale deve diventare nomadico, uscire dalle sedi prestabilite e diffondersi capillarmente per aprirsi alla città e permettere ai cittadini di entrare.

Tra tradizione e contemporaneo tra eccellenze intersettoriali, dobbiamo progettare la trasversalità con al centro le scuole, come luogo pubblico per eccellenza.  In questa visione, oltre ai luoghi culturali (teatri, biblioteche, musei) dobbiamo includere anche altri luoghi come i consultori dove l’inclusione può avere una delle principali luoghi di accesso e i musei civici, strategicamente diffusi sul territorio come le biblioteche.

Dobbiamo pensare e ripensare ai “luoghi della cultura” come spazi di un nuovo “welfare”: le biblioteche di quartiere per esempio, perché non ricollocarle al centro delle esigenze specifiche espresse dal tessuto sociale di un determinato contesto urbano?

La cultura è anche al centro del processo di riuso degli spazi e di costruzione di percorsi culturali che attraversano la città. Per essere efficace questo processo deve essere realizzato con metodo aperto, con contaminazione e collaborazione in modo tale da stimolare il rispetto per il bene comune, sia da un punto di vista materiale che emozionale e di appartenenza alla collettività.

Gli spazi della cultura sono beni comuni e come tali dobbiamo pensarli e ripensarli all’interno della nostra città come luoghi per le nostre comunità.

Luoghi sono anche le periferie, che devono “diventare nuove centralità e rappresentare un’opportunità per allargare e differenziare l’offerta culturale della città metropolitana. Se in questi anni si è percepita un’attenzione al centro della città, i prossimi anni devono essere volti alla rigenerazione urbana con un percorso che parte dalle periferie, dando risposta alle esigenze di inclusione, sia culturale che generazionale, anche ribaltando l’ottica: dalla periferia al centro, creando e valorizzando nuove centralità.

Si è parlato di pubblici, al plurale, e non pubblico. I nuovi modelli di separazione lavoro/tempo libero e la possibilità di fruire di prodotti culturali attraverso una molteplicità di canali mai vista prima porta alla frammentazione della tradizionale pubblico di massa che si ricompone in una miriade di pubblici con esigenze e gusti diversi. Per questo è importante valorizzare progetti mirati e ridurre le barriere di accesso, ad esempio prolungando gli orari di apertura degli spazi pubblici o permettendo di fruire anche della “materia viva”, ossia delle prove, di alcune rappresentazioni e inventando nuove modalità di avvicinamento dei cittadini.

Per continuare a innovare in questo settore è necessario incentivare la trasversalità delle competenze e creare strumenti per l’analisi dei bisogni e l’impatto delle iniziative messe in campo. A questo proposito, l’Università di Bologna è sicuramente una risorsa e deve essere coinvolta nell’offrire competenze nei processi progettuali della città, attraverso i suoi docenti, ricercatori e dottorandi.

Vi è un enorme potenziale di Bologna, che può vantare un’elevato tasso di scolarizzazione infantile e una solida rete di nidi e scuole dell’infanzia, per iniziative di educazione ai linguaggi culturali e progetti di promozione culturale tramite la presenza di “ambasciatori”. Perché non dotarsi di un acceleratore sulle imprese culturali che dia supporto agli operatori anche su gestione e fundraising?

Dal punto di vista dell’amministrazione è necessario investire per capire i nuovi strumenti e metodi di valutazione dei progetti culturali, con criteri di analisi degli impatti per trovare strumenti per la semplificazione amministrativa superando l’archittettura della relazione con il privato “per settori”.

Torna infine la parola collaborazione, che è stato il filo conduttore durante ognuno dei tre workshop. Perché non attivare patti di collaborazione applicati ai luoghi/servizi culturali rafforzando la regia/visione promossa dall’amministrazione pubblica? Perché non dare un ruolo di coordinamento/accelerazione/attivazione alle principali istituzioni culturali nelle rispettive “filiere”?

Tutti gli esempi virtuosi di cui si è parlato ai tavoli durante gli incontri, sono appunto frutto di un modus operandi collaborativo in cui diversi soggetti coinvolti hanno messo a disposizione conoscenze, risorse e passione.